Le ambivalenze del caso Sala

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Microcredito

per le aziende

 


La Fionda è anche su Telegram.
Clicca qui per entrare e rimanere aggiornato.


 L’imprigionamento a Teheran di Cecilia Sala ha suscitato una pluralità di valutazioni. Vi è quella, ufficiale, dello Stato, cioè del Governo, che si è impegnato – almeno per quanto è dato sapere – per la liberazione della giovane nel più breve tempo possibile e nemmeno ha esitato ad attaccare la dirigenza iraniana: di ciò ha dato atto anche la madre della Sala che è stata ricevuta senza indugio da Giorgia Meloni (ma è stata, da parte della Presidente, autentica partecipazione o una mossa funzionale alla ricerca di consenso?). Vi è poi il sostegno della stampa, scontato in certo senso in quanto si è trattato anche – il che non significa solo – di difendere la libertà di informazione, cioè la missione del giornalismo e dei giornalisti (ma l’arresto è stato ordinato perché Cecilia aveva detto o scritto qualcosa di proibito oppure perché lei doveva servire da pedina di scambio?). Vi è ancora la critica, talora radicale, di coloro – non sono pochi anche se non hanno gran visibilità – che censurano la Sala giacché Teheran è danger zone per ogni occidentale, a maggior ragione se questi sia donna, bianca e libera e, d’altronde, le cronache di Cecilia non avrebbero riferito nulla che già non si sappia (ma allora le testate giornalistiche farebbero bene a ritirare i loro inviati in Iran o in Paesi consimili o c’è un principio superiore che ne impone la presenza?). Vi è poi chi produce un post scritto dalla Sala quando era viva la questione dei due Marò detenuti in India in quanto le autorità di quel Paese li ritenevano responsabili della morte di due cittadini indiani, due pescatori erroneamente ritenuti pirati pronti ad assaltare la petroliera italiana dove erano imbarcati, in funzione di guardia, i fucilieri della marina italiana: «Salvare due persone»  – scriveva Sala  – «giocandosi la propria affidabilità significa metterne in pericolo molte di più» (messaggio inequivoco, ma scritto una decina di anni fa da una ragazza ventenne e che non può equivalere a una sorta di sentenza per lei perché, grazie a Dio, una sentenza di questo genere è pura fantasia e richiamarvisi vale solo a manifestare un’antipatia indegna di ogni considerazione).

Conto e carta

difficile da pignorare

 

 Questo è, grosso modo, lo stato dell’arte nel campo delle opinioni sulla detenzione, in un carcere che ce lo possiamo immaginare, di una giovane donna nostra connazionale, alla quale non si può imputare la commissione di alcun reato, secondo i nostri orizzonti giuridici e valoriali.

 Però, il caso pone almeno tre grandi questioni di rilevanza pubblica: ad esse si potrà una soluzione o un’altra esattamente opposta, ma le questioni restano in quanto determinano l’essere della nostra democrazia (e di chi la governa democraticamente).

 La prima è proprio quella sollevata da Cecilia Sala riferendosi ai due Marò. Una democrazia deve o non deve trattare con uno Stato o con un gruppo che, secondo la terminologia ormai corrente, si potrebbero qualificare ‘canaglia’? Gli USA, per esempio, non trattano mai. Però sarebbero pronti al blitz con marines e Cia: questo aveva tentato, senza successo, il democratico, Nobel per la pace, Jimmy Carter, inviando otto elicotteri militari a liberare i 52 diplomatici americani presi in ostaggio a Teheran dai rivoluzionari islamici nel 1979. Analoga fermezza il Governo italiano tenne durante il rapimento di Aldo Moro che, come tutti sanno, finì tragicamente: Moro ucciso a mitragliate dalle Brigate rosse e abbandonato dentro una Renault 4 a Roma, in via Caetani.

 La seconda questione è più generale e coinvolge l’Occidente nel suo complesso: è corretto voler insistere e pretendere da Paesi di tradizioni e cultura antitetiche alle occidentali che si uniformino ai nostri standard e abbraccino democrazia e diritti? O, al di là della correttezza o giustizia, è vantaggioso per l’Occidente coltivare questa pretesa di esportazione a tutti i costi? È un percorso che conduce alla pace, cioè al bene primario e superiore a ogni altro?

 Terza e ultima questione. Giorgia Meloni si è data da fare, non c’è dubbio; e lo riconoscono le stesse opposizioni (che, di regola, non le concedono mai nulla). Sarà pronta, con il suo Ministro Nordio, a deludere le aspettative (o gli ordini) di Washington per compiacere le autorità iraniane e giungere così alla liberazione di Cecilia Sala? Posso sbagliare, ma credo che sì, che sarebbe pronta allo strappo per salvare una connazionale. Ne saremmo felici, penso, più o meno tutti. Ma perché, se poi così accadesse, Giorgia non ha serbato una qualche indipendenza di giudizio e di manovra nell’annosa vicenda della guerra in Ucraina? Certo si potrebbe sempre sostenere che il sostegno a Zelensky è conforme all’interesse nazionale, cioè degli Italiani, più o meno di tutti gli Italiani. Ma siamo sicuri che sia proprio così?   



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Prestito personale

Delibera veloce

 

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link