La Cgil chiede un tavolo a Comune e Metropoli per difendere i diritti di precari e lavoratori part-time. I dubbi delle associazioni di categoria
Redistribuire ricchezza laddove c’è profitto. È questo l’obiettivo del tavolo di confronto che la Cgil di Bologna ha chiesto a Comune e Città metropolitana per scrivere un protocollo territoriale per il settore del turismo, uno dei più in espansione sotto le Due Torri ma che, paradossalmente, occupa lavoratori a rischio povertà: con il 57% degli addetti inquadrati part-time, spesso involontario, o precari. Al tavolo, oltre a istituzioni e sindacati, sarebbero invitate a partecipare anche le associazioni di categoria.
«L’intento è tutelare i redditi e far crescere la qualità del lavoro in un comparto che aumenta introiti e occupazione, ma non le buste paga», indica la componente della segreteria della Cgil di Bologna, Giulia Santoro.
Secondo i dati Inps, i salari di chi è impiegato in alberghi e ristoranti si aggirano intorno ai 12.800 euro lordi l’anno; cifra sulla quale pesa proprio la discontinuità dei contratti. «Ci si potrebbe ispirare — suggerisce Santoro — all’accordo siglato subito dopo il Covid per il settore dello spettacolo e con cui erano state introdotte buone pratiche a tutela degli operatori e della produzione». Quel protocollo chiedeva alle imprese l’impegno a contrastare il lavoro irregolare, a favorire la stabilità occupazionale, a garantire un equo compenso e sicurezza. Parallelamente, il Comune si impegnava a inserire nei propri bandi clausole specifiche da rispettare.
Altre intese per regolare settori specifici, del resto, esistono già. E sono firmate da Cgil, Cisl e Uil. Come l’accordo sulla logistica etica in Interporto, per esempio. E ci sono i protocolli di sito al Caab e in aeroporto che hanno lo scopo di assicurare la piena regolarità delle condizioni di lavoro.
La conferma che, come condiviso in sede di discussione dell’ultimo bilancio, il percorso a tutela del lavoro nel settore turistico è tra le priorità del 2025 arriva dal capo di gabinetto del sindaco e delegato al Lavoro, Sergio Lo Giudice. L’auspicio è quello di stilare una carta della buona occupazione.
«In questi anni abbiamo attivato diversi tavoli a tutela dell’occupazione — ricorda Lo Giudice — e apriremo una riflessione specifica anche sul turismo, dove esiste una distinzione fra chi è bene inquadrato con contratti firmati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative e un mondo sommerso che vivacchia senza regole. È su quest’ultimo che dobbiamo intervenire. Stiamo lavorando — anticipa — anche a un protocollo per il mondo dello sport, ma il primo tavolo che riuniremo, insieme all’assessore regionale Giovanni Paglia, sarà quello su salute e sicurezza».
In attesa di una convocazione, le associazioni di categoria si dicono disponibili al confronto. «Un contratto territoriale di secondo livello non ha molto senso per le aziende che sono già regolate dagli enti bilaterali e garantiscono formazione e welfare — puntualizza il presidente di Ascom, Enrico Postacchini — servirebbe piuttosto agire sul cosiddetto turismo abusivo, che sfugge ai contratti e si affida a realtà improvvisate o coop spurie».
Il presidente di Federalberghi, Celso De Scrulli, fa notare invece che una delle criticità è la carenza di manodopera: «Manca personale di sala e alle reception. I giovani sono poco disponibili a lavorare in orari festivi o notturni. Eppure il contratto di categoria è appena stato approvato e l’aumento medio è di 200 euro mensili».
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