I finanziamenti, previsti con il Fesr, dovevano essere spesi entro il 2023. Sulla struttura sono spuntati pannelli fotovoltaici realizzati in un giorno
Doveva diventare uno dei gioielli della sanità salentina grazie a un finanziamento di otto milioni di euro andato in gran parte perduto: un’occasione mancata per la sede del distretto sociosanitario di Gallipoli, sulla quale è stata chiamata ad indagare la Procura di Lecce. La robusta elargizione ottenuta attraverso il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), avrebbe permesso allo storico edificio di lungomare Marconi, sede del vecchio ospedale, di cambiare completamente volto, trasformandosi in un poliambulatorio all’avanguardia con un massiccio potenziamento di servizi, dotazioni tecnologiche, aree parcheggio, verde attrezzato e molto altro.
Ma il tempo utile per sfruttare il finanziamento è scaduto il 31 dicembre 2023 senza che si riuscisse a compiere l’ultimo passo, quello decisivo: il completamento della progettazione e successivo affidamento dei lavori. Adempiere cioè alla condizione essenziale posta dall’Ue per l’accesso allo strumento finanziario funzionale alle politiche di coesione. Un mucchio di soldi andato in fumo nel silenzio tombale degli addetti ai lavori, della Asl, guidata dal direttore generale Stefano Rossi, e dell’Area tecnica coordinata dall’ingegnere Gianluca Pisani, snodo strategico attraverso il quale aveva preso corpo il progetto per ora rimasto sulla carta. Eppure la disponibilità dei Fesr 2014-2020 era stata prorogata di tre anni, fino al 2023. Ma evidentemente l’ulteriore tempo concesso non è bastato a chiudere le procedure che avrebbero fatto arrivare il generoso flusso di risorse economiche a Gallipoli per il rafforzamento dell’offerta di prestazioni sanitarie. Una buona occasione anche a far fronte al forte aumento della popolazione residente che durante l’estate, con i flussi turistici, decuplica fino a raggiungere circa 200 mila presenze.
La storia di quella che, a tutti gli effetti, sembra essere una grande opportunità perduta, iniziò il 31 giugno 2016, ben otto anni fa, quando la Asl di Lecce, con deliberazione del direttore generale dell’epoca, recepì la scheda di finanziamento numero 13, che prevedeva poderosi interventi per potenziare il poliambulatorio gallipolino e nominava il responsabile unico del procedimento (Rup). Si rese, tuttavia, necessario demolire una porzione pericolante del fabbricato con un esborso di circa un milione di euro detratto dal finanziamento. Ma è stato un secondo intervento a produrre perplessità persino negli stessi ambienti dell’Asl: l’installazione di un grosso impianto fotovoltaico sull’area solare dell’edificio, costato più di 54 mila euro oltre Iva, sempre a detrazione dal finanziamento. Ecco perché. Forse nel tentativo di recuperare quanto più denaro possibile dalla dotazione complessiva di otto milioni di euro, il 18 dicembre 2023, quindi, si potrebbe dire sul filo di lana, l’Area tecnica invitò una ditta specializzata a presentare la migliore offerta per l’installazione dell’impianto fotovoltaico. Con un tempismo che sembrerebbe inconsueto per i rapporti epistolari tra privati e pubbliche amministrazioni, la ditta rispose lo stesso giorno presentando la sua offerta poi accettata dalla Asl dopo avere chiesto e ottenuto uno sconto del tre per cento.
Ma non è tutto. Il 19 dicembre il Rup concordò con la ditta l’avvio dei lavori nella stessa data e l’ultimazione dell’opera entro il 20 dicembre. Dunque, in base a quanto descritto in determina, la ditta ha dovuto reperire il materiale, organizzare i lavori, avviarli e concluderli nel giro di un solo giorno. E ancora, l’affidamento diretto, al prezzo di 54.009,22 euro oltre Iva, venne disposto con determina numero 5553 del dirigente Gianluca Pisani, datata 21 dicembre 2023, cioè il giorno dopo la data concordata nello stesso atto per la fine dei lavori. Il 20 dicembre, infatti, i pannelli sarebbero stati già montati e resi funzionanti. Accertamenti sono stati richiesti alla Procura anche sulla mancata presentazione della Scia (Segnalazione accreditata di inizio attività) e dell’autorizzazione paesaggistica.
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