Una richiesta all’onorevole Colosimo: accolga il ‘lodo Violante’ sulla memoria Scarpinato

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In ossequio al giubileo della “Speranza” voluto da Papa Francesco per questo primo quarto di secolo che si affaccia carico di inquietudine, lancio un appello alla presidente della Commissione parlamentare anti mafia on. Chiara Colosimo: accolga il “lodo Violante” e dimostri di avere a cuore il diritto alla verità dei famigliari delle vittime di mafia ed il valore delle Istituzioni, cui tanto frequentemente si richiama.

Incidentalmente: il “diritto alla verità” è un po’ come il “diritto al lavoro”, niente a che vedere con una pretesa giuridicamente legittima alla quale lo Stato debba corrispondere con una prestazione soddisfacente, piuttosto un conforto “costituzionale” a quanti intendano rimboccarsi le maniche ed agire all’interno di un complicato ed irto gioco di interessi contrapposti per far prevale una sacrosanta aspettativa. Che sia quella ad un lavoro dignitoso, che sia quella alla verità come espressione essenziale di giustizia.

Prima di spiegare genesi e significato del “lodo Violante” devo ricapitolare brevemente lo stato dell’arte.

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La presidente Colosimo, in piena sintonia con la maggioranza politica che la sostiene e con significative espressioni della società civile e degli apparati dello Stato, ha varato un lavoro di “scavo” sulla strage di Via D’Amelio ed in particolare sui 57 giorni che la separano da quella di Capaci. Una scelta di per se’ apprezzabile dal momento che soprattutto in relazione alla strage del 19 Luglio 1992 i “pezzi mancanti” sono ancora molti e molto gravi. La Presidente Colosimo, pur ostentando un preteso rigore istituzionale che rimanderebbe ad atteggiamenti di prudenza e di imparzialità nel condurre questo intervento, non fa mistero di essere rimasta persuasa dalla lettura dei fatti offerta dall’avvocato Trizzino, che rappresenta i figli del giudice Paolo Borsellino. Lettura che mese dopo mese trova sempre più spazio sui media attraverso trasmissioni che tornano sulla strage scegliendo come prospettiva prevalente per spiegarla quella della “tangentopoli siciliana” legata appunto al mefitico intreccio “Mafia-appalti” costituito dagli interessi di una certa imprenditoria senza scrupoli, da quelli di Cosa Nostra e di colletti bianchi collusi (tra questi, magistrati altolocati, traditori e “giuda”, vipere annidate nel Palazzo di Giustizia), in un crescendo narrativo che punta evidentemente a fare “giustizia” dei decenni “trattativisti” (almeno dal “famigerato” processo “Andreotti” in avanti).

Ma il percorso immaginato dalla presidente Colosimo, che incontrò a Palazzo San Macuto prima ancora del “fischio” di inizio della partita il generale Mori e l’avvocato Trizzino, ha trovato una forte resistenza in chi, animato da un desiderio di verità non diverso da quello dei figli del giudice Borsellino e quindi meritevole almeno dello stesso rispetto, la pensa in maniera radicalmente diversa: Salvatore Borsellino, il fratello del giudice, audito in Commissione insieme al suo difensore l’avvocato Repici. Tra i componenti della Commissione è stato soprattutto il Senatore Scarpinato a farsi carico fin dall’inizio di argomentare questo punto di vista radicalmente “altro”, depositando una memoria di 57 pagine e chiedendo che anche questa memoria rientrasse tra i materiali di studio della Commissione ovvero che la Commissione si facesse carico di approfondire e verificare gli spunti in essa presenti.

Non soltanto la “memoria Scarpinato” non è mai stata presa in considerazione dalla Commissione, ma da quel momento è iniziato uno scontro frontale tra la presidente Colosimo, la sua maggioranza, ed il Senatore Scarpinato finalizzato ad ottenere se non le dimissioni dello stesso dalla Commissione, almeno la sua totale astensione dalla trattazione della materia. Come se il conflitto di interessi Scarpinato non lo avesse avuto per una vita intera con Cosa Nostra, ma con la verità sulle stragi. Paradossale ma figlio dello spirito del tempo.

Così finalmente arrivo al “lodo Violante”.

Ospite del dibattito “I 57 giorni nel nido di vipere” svoltosi nell’ambito della festa “Atreju”, cuore mitico oltre che politico del movimento che ha dato alla luce il partito della Meloni, Luciano Violante, che con ogni evidenza non ha mai militato nel campo dei “trattativisti” e che gode del rispetto che merita una “riserva della Repubblica”, rivolgendosi direttamente alla Presidente Colosimo le ha proposto di istituire un Comitato all’interno della Commissione con il preciso compito di verificare punto per punto la memoria (senza tuttavia mai nominare esplicitamente il sen. Scarpinato), anche per evitare il rischio che, successivamente, una eventuale relazione conclusiva di maggioranza possa essere tacciata di pregiudiziale parzialità. Vedremo se la Presidente Colosimo accoglierà o meno questo suggerimento, magari la aiuterà nel prendere la decisione un altro passaggio ispirato di Violante: molte persone intelligenti coinvolte nelle indagini e nei processi seguiti alla strage hanno commesso degli errori. Ma quando gli errori sono commessi da persone intelligenti è possibile che non siano sbagli, ma scelte.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/01/03/antimafia-via-damelio-colosimo-borsellino-violante-lodo-scarpinato/7820439/


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