di Franco Torchia
La crisi economica in Europa e la gran voglia di rivincita verso chi ha “giocato sporco”
Il Governo ha approvato la legge di Bilancio nei tempi prescritti e chi parlava di esercizio provvisorio è stato smentito.
Non entro nei contenuti della legge perché si sono scritte intere pagine di giornali.
A me preme fare una riflessione su quanto sta accadendo in Europa ed evidenziare che finalmente l’Italia non è più la cenerentola.
Nei due più importanti Paesi europei Germania e Francia, che sono sempre stati esempio di stabilità, la crisi economica si è intrecciata con la crisi politica.
Circa un mese fa in Francia, per la prima volta dopo 60 anni, il Governo è stato sfiduciato dal Parlamento e il presidente Macron ha dovuto in fretta e furia affidare l’incarico al moderato François Bayrou che ha varato un governo che è quasi di minoranza e certamente non avrà vita facile. In Germania, dopo la rottura del patto tra socialisti, verdi e liberali, il Parlamento ha sfiduciato il cancelliere Olaf Scholz e si voterà il 23 febbraio.
Entrambi i Paesi non sono riusciti ad approvare la legge di Bilancio ed hanno dovuto ricorrere all’esercizio provvisorio.
A Francia e Germania si è aggiunta anche la Spagna. Sono due anni consecutivi che il Governo guidato da Pedro Sánchez non riesce ad approvare la finanziaria. L’ultima legge di Bilancio spagnola è stata approvata nel 2022, ma è successo altre volte.
Ma veramente l’esercizio provvisorio fa così paura ?
E’ proprio la situazione spagnola che smonta la tesi di molti politici italiani che vedono l’esercizio provvisorio come uno spauracchio e sinonimo di crisi ed incapacità politica del governo di turno.
Anche la storia italiana deve aver pure insegnato qualcosa.
Nel nostro Paese infatti durante la cosiddetta Prima Repubblica era quasi una prassi utilizzare l’esercizio provvisorio.
E’ successo infatti per 33 volte e non è mai accaduto nulla di drammatico.
Solo Andreotti ne aveva firmati tre e gli piaceva dire che “L’esercizio provvisorio mica è lo stato d’assedio. Può essere vantaggioso perché si può risparmiare un pò ”.
Certamente l’esercizio provvisorio rischia di diffondere nel mercato finanziario sfiducia nella capacità del Paese di gestire i conti pubblici ma spesso invece di mettere in difficoltà i governi li aiuta perché non è consentito il ricorso all’indebitamento e quindi può rappresentare un freno all’elevato debito pubblico.
Del resto la situazione finanziaria della Spagna dove il PIL nel 2024 è aumentato del 3%, rispetto alla media europea ferma allo 0,8%, dimostra che gli effetti non sempre sono negativi.
Quindi paradossalmente l’esercizio provvisorio potrebbe aiutare Francia e Germania ad uscire dal pantano finanziario ed economico in cui si trovano.
La Francia è oggi al terzo posto in Europa per debito pubblico dopo Grecia e Italia e non c’è nessun segnale di frenata. Un debito, cresciuto di mille miliardi durante la presidenza Macron, e lo spread che continua a salire allontanano gli investitori.
La situazione quindi non è per niente facile ed il nuovo governo sta lavorando ad una manovra da 60 miliardi di euro per far scendere il deficit dall’attuale 6% al 5%.
La Germania che è stata da sempre la locomotiva dell’ Europa si trova in recessione con un calo nel 2024 del PIL dello 0,2% ed all’orizzonte non si intravede nulla di buono.
Non è detto infatti che dalle elezioni di febbraio possa venir fuori un risultato tale da garantire stabilità politica.
La Germania è stata sempre paladina del rigore e dell’austerità ed è riuscita in dieci anni a ridurre di oltre 20 punti il rapporto debito/Pil, ma sono emerse molte ombre sulla gestione finanziaria di questi anni con trucchi di bilancio e Fondi speciali condannati fermamente dalla Corte Costituzionale tedesca.
Due Paesi che fino a qualche tempo fa facevano l’esame al nostro Paese sotto tutti gli aspetti ( ve lo ricordate il risolino ironico tra la Merkel e Sarkosy nel 2011 nei confronti del nostro Premier Berlusconi ?). Esami che sono costati agli italiani molti sacrifici economici imposti da governi che non sempre erano l’espressione elettorale della maggioranza del Paese. Per anni siamo stati sotto osservazione per l’alto debito pubblico. Quante volte ci è stato detto che avremmo potuto fare la fine della Grecia sottoposta al controllo della troika (Fondo Monetario, Unione europea, Banca centrale europea)?
Eppure nonostante il debito elevato non è successo, perché l’Italia alla fine è riuscita a fare bene i suoi compiti in classe. Ed oggi potremmo dire di essere giunti al “redde rationem”. Ve lo ricordate il famoso Patto di stabilità e le sue regole stringenti? Tutti i Paesi europei avrebbero dovuto rispettare alcuni parametri: un debito pubblico massimo al 60% del Pil, un rapporto deficit/Pil non oltre il 3%. La riforma del Patto di stabilità del 2023, successiva alla sospensione intervenuta a causa del Covid, che, in qualche modo, è stata subita dall’Italia, che lasciava immutati i parametri e gli obiettivi di fondo, oggi si ritorce contro i rigoristi che non sono in grado di rispettare le regole da loro stessi imposte.
E meno male che nella nuova stesura il Patto di stabilità ha previsto delle clausole di salvaguardia che consentono ai Paesi con un rapporto debito/Pil superiore al 90% di indicare dei piani di rientro in 4 o 7 anni perché altrimenti la compagnia sarebbe veramente numerosa.
Infatti, al momento della sottoscrizione del nuovo Patto di stabilità, i Paesi sopra il 60% erano 13 su 27 tra cui anche Austria e Germania mentre sei : Grecia, Italia, Francia, Spagna, Belgio e Portogallo, erano addirittura con un Rapporto debito/Pil, sopra il 90%. Mentre i Paesi con un deficit sopra il 3% erano 11 su 27 tra cui Italia, Francia e Belgio. La situazione si è fatta ancora più difficile nel 2024. Alla fine potremmo dire che il comportamento del nostro Paese è stato in questi ultimi anni molto prudente e le manovre finanziarie varate hanno consentito di guardare al futuro con un certo ottimismo. Tuttavia sebbene ci sia una gran voglia di rivincita verso coloro che hanno “giocato sporco” nei nostri confronti non possiamo permetterci di gioire della crisi economica di Paesi come la Germania e la Francia soprattutto per due importanti ragioni che vanno oltre l’analisi superficiale della situazione economica:
- interconnessione economica: La Germania e la Francia sono due delle economie più forti e influenti in Europa. Una crisi economica in questi paesi ha effetti a catena che si estendono anche agli altri Stati membri dell’Unione Europea, compromettendo la stabilità economica di tutta la zona euro. Inoltre sono entrambi i principali importatori di merci italiane, la Germania al primo posto e la Francia al terzo posto dopo gli Stati Uniti;
- ripercussioni globali: La crisi economica in Paesi grandi come la Germania e la Francia non si limita a danneggiare l’Europa. Essi sono anche attori chiave nell’economia globale ed una loro difficoltà può avere effetti negativi su mercati internazionali, influenzando Paesi di tutto il mondo, comprese le economie emergenti.
In sostanza, la crisi economica di questi due Paesi non rappresenta una vittoria per nessuno e dobbiamo essere coscienti che rispetto ai vantaggi temporanei che potrebbero arrivare al nostro Paese, l’impatto negativo complessivo danneggia l’intera comunità globale.
Quindi dobbiamo soltanto sperare e tifare affinché sia in Germania che in Francia si ritrovi presto la retta via e la necessaria stabilità politica ed economica per affrontare insieme le sfide del nuovo assetto globale che l’Unione europea si trova davanti con la nuova presidenza Trump, con le incognite derivanti dal continuo rafforzamento dei Brics e si spera con la fine della guerra in Ucraina e di quella in Medio Oriente.
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