Salutismo, risparmio e “casalinghitudine”: ecco le tendenze che delineano uno stile di vita degli italiani sempre più “zen”, e che, guardando al 2025, influenzeranno anche la scelta del cibo nel carrello della spesa, sul quale pesano più che mai la crescente attenzione alla salute e ad una tavola che sia più salutare, le differenze socio-economiche che si acuiscono in tutto il Paese – con le previsioni di spesa dell’upper class che sono tutte in crescita, e le famiglie con redditi più contenuti costrette a immaginare sacrifici sulla spesa di verdura, frutta e pesce – e, nelle strategie di risparmio indicate, il persistere del ricorso alla Marca del distributore – Mdd (il 29% ne aumenterà gli acquisti) e ai discount (lo farà di più il 24%). Per la prima volta dopo lungo tempo, gli italiani che ipotizzano una crescita dei consumi superano del 6% quelli che prevedono di diminuirli, ma sono soprattutto le “spese obbligate” (utenze in primis) anche se il saldo è positivo per quelle per la salute fisica (24%) e il consumo domestico di cibo (21%), mentre tutti gli altri settori hanno segno negativo, a partire da ristorazione, viaggi e intrattenimento extradomestico. A dirlo sono le previsioni del Rapporto Coop 2024 Winter Edition dell’Ufficio Studi di Coop Italia, tra i leader della gdo italiana, con un giro d’affari di 16,4 miliardi di euro nel 2023 (a +2% sul 2022, di cui 14,8 miliardi sviluppati solo dalla parte retail, e derivante dal wine & food per una quota intorno al 90% del totale), con una “market share” pari all’11% della gdo nazionale, che ne fa il secondo player del settore, con una crescita imponente, come da strategia industriale, del prodotto Mdd (che ha raggiunto i 4,5 miliardi di euro di fatturato ed una quota del 40% sul totale in volume). Previsioni secondo le quali, a crescere nel nuovo anno sarà il consumo domestico, tra home dining e long cooking, con quello fuori casa appannaggio dei più abbienti (se la upper class sale di 13 punti, la lower class indietreggia di ben 35 e anche la classe media mostra segnali di fatica attestandosi su -14). In linea con questa tendenza, il 71% privilegerà piatti dalle preparazioni lunghe a discapito dell’acquisto di piatti pronti, mentre il cibo preferito sarà salutare (66%), semplice (53%) e tradizionale (51%). Infatti, nelle intenzioni di consumo prevalgono le diete più salubri con un maggior contenuto di verdure (31%), frutta (28%) e pesce (23%), mentre appaiono in forte calo soprattutto salumi (33%), dolci (29%), carni rosse (29%) e bevande alcoliche, ovvero vino, birra e altri alcolici (24%). Avanguardia di queste tendenze i giovani (18-25enni) che dichiarano di voler acquistare nel 2025 cibo plant-based o comunque di origine vegetale nell’85% dei casi, contro il 70% degli over 26 (26-70enni), e che, interessati anche al senza glutine più degli altri (29% vs 46%), si lasciano tentare più spesso anche dal ready to eat (76% vs 65%).
Le imprese della filiera alimentare italiana, secondo i manager Food & Beverage sondati dall’Ufficio Studi Coop – le cui previsioni 2025 sono frutto di due indagini condotte a dicembre 2024, “Wish List” 2025 in collaborazione Coop-Nomisma e A21 Consulting di Mirko Veratti, realizzata con metodo Cawi su un campione di 1.000 individui rappresentativo della popolazione di 18-65 anni, e “Looking Forward” 2025, rivolta alla community di italiani.coop, 670 opinion leader e market maker fruitori delle passate edizioni del Rapporto – sanno che dovranno affrontare un anno molto complesso, con una crescita delle vendite a valore nel Largo Consumo Confezionato del +1,3% sul 2024. Sulle imprese potrebbe pesare il rischio di un aumento dei costi, oltre a dover sicuramente fare fronte al cambiamento dei modelli di consumo delle famiglie e forse anche attrezzarsi per superare la possibile adozione a livello internazionale di misure protezionistiche. Molti rischi, ma anche opportunità legate a una migliore gestione della supply chain, una riduzione dei costi ed un’implementazione proficua dell’utilizzo della Ai. Ma la vera novità del 2025 sembra essere una rinnovata attenzione al capitale umano (lo dichiara quasi un manager su due) pensando a investimenti in formazione, miglioramento delle condizioni contrattuali e potenziamento delle politiche di welfare. Il tutto in un contesto in cui la gdo dovrà ancora fare i conti con un’ulteriore crescita delle tensioni competitive. In particolare, i manager di settore prevedono un’ulteriore crescita nel 2025 del discount (secondo l’84% degli opinion leader), dell’e-commerce (in miglioramento per il 57%) dei drugstore (meglio per il 35%) e dei superstore (33%). Lo strumento per rispondere al meglio alle necessità di un consumatore sempre molto attento al portafoglio, ma anche alla qualità, sarà poi secondo tutti il prodotto a marchio: prevista in crescita nei prossimi mesi per l’85% dei manager, che interrogati su una previsione hanno ipotizzato che la quota di mercato di questi prodotti potrà aumentare di qui ai prossimi 5/10 anni di 6 ulteriori punti percentuali (dal 23% al 29%).
Vista da Coop, l’Italia è un Paese diviso a metà. Stretti tra il moltiplicarsi di guerre e conflitti, l’inasprirsi delle tensioni internazionali (con l’incognita Trump alle porte), l’aggravarsi dell’emergenza ambientale ed un’Europa che rallenta la sua crescita frenata dalla locomotiva tedesca, chiamati a definire con una parola l’anno che verrà, il 40% degli italiani sceglie il termine “preoccupazione”, il 25% opta per “insicurezza” e il 21% chiama in causa “inquietudine”, Contemporaneamente, in nome di un atavico spirito di adattamento, c’è anche chi usa la parola “curiosità” (28%) e si spinge fino alla “fiducia” (23%) e addirittura “ottimismo” (22%). Un Paese dalle attese, dunque, contrastanti in cui coloro che esprimono aspettative in qualche modo positive per il nuovo anno raggiungono appena il 52% superando solo di misura coloro che invece guardano con tinte fosche ai prossimi 12 mesi. Tra questi ultimi in prevalenza le donne, i baby boomers e naturalmente la lower class. Un clima sociale certamente più grigio rispetto anche solo di un anno fa quando prevalevano maggiormente sentimenti di serenità e accettazione (queste le parole associate per la maggioranza al 2024).
A pesare sulle percezioni sono sicuramente il contesto internazionale e le difficoltà economiche del sistema Paese. Preoccupano soprattutto le guerre e i conflitti (81%), le tensioni geopolitiche (76%) e i cambiamenti climatici (71%). Ad alimentare la positività viceversa continuano ad essere soprattutto gli affetti familiari (69%), la salute fisica (59%) e il benessere psichico (56%). In questo contesto i manager italiani intervistati ipotizzano per i prossimi 12 mesi un ulteriore rallentamento del Paese che sembra nuovamente perdere il passo della – pur già lenta – economia europea. Per gli opinion leader la crescita italiana del Pil potrebbe fermarsi nel 2025 appena sopra lo zero (+0,5%, a fronte di una previsione Istat di +0,8%), con un’Unione Europea che per il 60% degli intervistati è destinata ad indebolirsi, mentre 8 manager su 10 (77%) credono che potrebbe essere necessaria l’introduzione di dazi per proteggersi dalle politiche statunitensi e cinesi.
Nel timore (più che piacere) di spendere, per la prima volta dopo lungo tempo, gli italiani che ipotizzano nel 2025 una crescita dei consumi superano del 6% quelli che prevedono di diminuirli, ma tra le categorie di consumo che raccolgono le maggiori intenzioni di acquisto si registrano soprattutto le spese obbligate; quanti pensano di spendere di più per le utenze superano del 26% quanti sperano di pagare meno. Il saldo è allo stesso modo positivo per le spese per la salute fisica (24%) e il consumo domestico di cibo (21%). Tutti gli altri settori manifestano, invece, intenzioni di acquisto in prevalenza negative, soprattutto per ristorazione, viaggi e intrattenimento extradomestico. Certo le famiglie, o almeno alcune di loro, immaginano un rallentamento delle rinunce, per esempio il 10% in meno sul 2024 immagina di non riuscire a pagare mutuo o affitto nei prossimi 12 mesi, l’8% in meno pensa di far ricorso ai risparmi e il 6% in meno di rinviare spese programmate. Ma rimangono in campo le strategie per risparmiare già sperimentate negli ultimi anni come il ricorso alle promozioni (lo farà l’88% del campione), la rinuncia al superfluo (77%) e la scelta della convenienza per il 75%. Rinviati poi ancora per un altro anno almeno per la grande maggioranza degli italiani gli acquisti di beni durevoli (casa, auto, elettrodomestici e tecnologia); in contrazione addirittura le intenzioni di acquisto anche dello smartphone mito dell’ultimo decennio surclassato nelle intenzioni di spesa per l’acquisto di piccoli elettrodomestici: sembra essere nelle intenzioni del 32% del campione a fronte di un 24% ancora propenso all’acquisto del cellulare nuovo. E in questo tramonto delle icone del Novecento anche la casa (9% pensano all’acquisto e il 14% ad una ristrutturazione) e l’auto (dove non vi sono segnali di inversioni di tendenza dopo i ripetuti crolli degli ultimi periodi) scivolano sempre più in fondo nella wish list degli italiani per l’anno appena iniziato.
Incerti e preoccupati per quanto potrà accadere prossimi dodici mesi, certo consapevoli che le loro azioni poco potranno incidere sulle grandi vicende globali, gli italiani sposano la filosofia del “ricomincio da me” e si acconciano a questa nuova realtà, ripiegando su sé stessi e sul loro privato. La famiglia è così al centro dei propri desiderata per l’anno appena iniziato (stare di più con la famiglia è il progetto indicato dal 75% degli intervistati con un +25% dell’anno precedente) e la tranquillità e l’armonia gli obiettivi da raggiungere (per il 25%), senza però dimenticare il successo e la realizzazione di sé scelti dal 16%. Propositi più o meno trasversali a tutte le età, anche a costo di rinunciare nel 2025 a valori come generosità e altruismo che pur ci avevano guidato nell’anno appena trascorso (-8% degli italiani dichiara questi riferimenti valoriali da un anno all’altro). Insomma, in prospettiva, gli italiani vogliono diventare più individualisti ed ego referenziali, (nemmeno l’integrità e gli ideali se la passano troppo bene e perdono 5 punti percentuali dal 2024 al 2025) e conseguentemente intenti a curare la propria dimensione personale. In vetta alle tendenze in crescita nel nuovo anno, troviamo oltre al classico andare di più a piedi, anche fare sport e attività fisica, realizzare escursioni nella natura e leggere più spesso libri e riviste. Anche se molti dei desiderata rimangono tali come l’idea di trasferirsi in un’altra città o all’estero, mettersi in proprio o riprendere gli studi. Questa ricorrente – e forse quasi ossessiva – attenzione alla propria dimensione personale sembra associarsi ad un atteggiamento rinunciatario verso una più solida prospettiva futura. Per impossibilità – e in qualche caso anche per scelta – gli italiani sembrano prigionieri del loro presente, e rinunciano sì a comprare la casa o anche solo l’auto, a cambiare lavoro o città, ma anche a sposarsi e mettere al mondo un figlio. Le intenzioni di nuove unioni o nuova genitorialità sono nei programmi di solo il 6% degli intervistati e stessa percentuale per coloro che pensano di sposarsi (4% tra i 18-29enni). Un qui e ora molto pragmatico, una sorta di antidoto contro la preoccupazione.
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