La transizione energetica nel 2025 secondo Bloomberg

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Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca potrebbe modificare il panorama energetico degli Stati Uniti. Al contempo, a livello globale, la prospettiva di nuove guerre commerciali destabilizzerà l’economia, influenzando il settore delle tecnologie green. Tra l’avanzata dell’IA, il ridimensionamento dell’idrogeno e l’espansione di mercati come l’edilizia e l’agricoltura, i venture capitalist avranno il compito di identificare i settori più promettenti per guidare la transizione. Il pronostico di BloobergNef per il 2025.

Un anno decisivo per gli investitori green

Con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, le possibili revisioni delle disposizioni chiave dell‘Inflation Reduction Act, la potenziale riduzione dei prestiti da parte del Dipartimento dell’Energia, le normative meno stringenti, ma soprattutto la prospettiva di una guerra commerciale tra Stati Uniti e chiunque ostacoli le scelte protezionistiche del Tycoon, le strategie di investimento dei principali venture capitalist delle tecnologie verdi negli USA sono destinate a cambiare. A dirlo è Bloomberg, che prendendo in considerazione i diversi scenari aperti dalla transizione energetica negli ultimi due anni, cerca di fare un pronostico quanto più attendibile del 2025.  

Dove e come investire 86 miliardi di dollari

Più in particolare, la domanda centrale che si pone il colosso mediatico riguarda i finanziamenti delle startup, costrette a riorientare le proprie vedute, alle green tech. Secondo BloombergNEF, infatti, gli investimenti sono scesi drasticamente da 127 miliardi (registrati del 2022) a circa 43 miliardi di dollari (dati aggiornati al 2024). Tuttavia, la società di intelligence di mercato Sightline Climate stima che gli investitori dispongano ancora di circa 86 miliardi di dollari non spesi, cifra che potrebbe fare la differenza nel panorama energetico del continente. Alcuni sostengono che, per prosperare anche sotto l’amministrazione Trump, i finanziamenti green dovrebbero evitare il termine “clima”. Indicativo il fatto che le startup, in vista delle elezioni, stavano già pensando a un rebranding come tecnologie di difesa.

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Le soluzioni basate sull’ IA

La veloce diffusione dell’intelligenza artificiale ha spostato l’attenzione dei cosiddetti investitori occasionali in tecnologie verdi. L’IA rappresenta indubbiamente una grande opportunità per le sfide poste dal cambiamento climatico, sebbene l’ambizione di ridurre le emissioni di carbonio con la nuova tecnologia debba necessariamente accompagnarsi all’esigenza di ridurre l’impatto sull’ambiente dei data center che ne permettono il funzionamento. Un problema che, già oggi, sta spianando la strada all’energia nucleare.

La massiccia richiesta energetica dell’IA rischia, infatti, di ostacolare gli obiettivi net-zero delle aziende che cercano soluzioni carbon-free. Eppure, le startup la stanno già utilizzando per affinare, a costi decisamente minori, i materiali ritenuti fondamentali per la transizione energetica. Tra i diversi utilizzi dell’intelligenza artificiale c’è poi la gestione di una rete elettrica più smart e resiliente a condizioni meteorologiche estreme. Secondo BNEF, la revisione della rete costerà 811 miliardi di dollari all’anno entro il 2030; l’AI consentirebbe alle utility di ottimizzare gli interventi, risparmiando denaro e manodopera.

La debacle dell’Idrogeno verde

La riduzione delle ambizioni sull’idrogeno è iniziata l’anno scorso e, da quanto riporta Bloomberg, continuerà nel 2025. Paesi di tutto il mondo hanno ridimensionato i propri obiettivi relativi a una risorsa che può essere considerata carbon-free solo se prodotta utilizzando acqua ed energia rinnovabile. BNEF ha recentemente rivisto le sue previsioni, per scoprire, infine, che il gas rimarrà ostinatamente costoso nei prossimi decenni, arrivando a costare fino a 5,09 dollari al chilogrammo. In breve, la domanda di idrogeno non è riuscita a tenere il passo con l’hype nel 2024. Quest’anno la bolla potrebbe sgonfiarsi ulteriormente.

Cattura CO2

Le startup che utilizzano macchinari per estrarre anidride carbonica direttamente dall’aria hanno ottenuto finanziamenti di centinaia di milioni negli ultimi anni, sostegno arrivato soprattutto da parte del Governo degli Stati Uniti. Tuttavia, i costi di rimozione per tonnellata di carbonio restano alti, con requisiti energetici enormi. Questa potrebbe rappresentare una sfida significativa per tale tecnologia in questo momento storico, nonostante la crescente attenzione ricevuta negli anni 2020.

Decarbonizzazione degli edifici e agricoltura sostenibile

Gli edifici sono responsabili di quasi il 40% delle emissioni globali di gas serra e rappresentano un settore interessante per gli investimenti mirati. La difficoltà, secondo Blair Pritchard di Virescent Ventures, è che più si andrà avanti, più le startup dovranno distinguersi per dominare la concorrenza. Altrettanto dovrebbe accadere nel settore agricolo, dove però le grandi aziende sono talmente radicate da rendere difficile alle startup di affermarsi sul mercato. Come gli edifici, l’agricoltura è una delle principali fonti di emissioni globali, rappresentando un mercato enorme per le soluzioni di riduzione del carbonio. I costi competitivi potrebbero fare la differenza.



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