Crisi dell’auto, Fim-Cisl: “Nel 2024 produzione di Stellantis crollata, a Torino -70%”. Il 5 febbraio manifestazione a Bruxelles

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I dati produttivi del 2024 confermano la crisi dell’industria automobilistica europea. Il crollo del volumi e le difficoltà della transizione verso l’elettrico hanno portato tutte le organizzazioni sindacali europee riunite in IndustriaAll Europe a indire una manifestazione per il 5 febbraio a Bruxelles, a cui parteciperanno lavoratori metalmeccanici di tutta Europa. Lo ha ricordato Ferdinando Uliano, segretario generale Fim-Cisl, durante la conferenza stampa su produzione e occupazione negli stabilimenti italiani del gruppo Stellantis.

Tra autovetture e furgoni commerciali, stando ai dati elaborati dal sindacato, Stellantis ha prodotto lo scorso anno 475.090 unità (-36,8%) contro le 751.384 del 2023. Per la prima volta tutti gli stabilimenti sono in negativo. Le autovetture fanno segnare un -45,7% con 283.090 unità: per trovare un dato così basso di produzione bisogna tornare al 1956. I veicoli commerciali con 192.000 unità (-16,6%) hanno avuto una flessione più contenuta in termini percentuali, anche se in termini di volumi l’impatto è consistente. Le promesse di rilancio arrivate durante l’incontro del 17 dicembre al Mimit, dopo l’uscita dell’ad Carlos Tavares, convincono solo in parte. “La direzione Stellantis si è presentata all’incontro con una impostazione diversa, integrando il piano industriale con nuove decisioni e investimenti, cogliendo alcune richieste poste dalle organizzazioni sindacali, dalle aziende della componentistica e dalle istituzioni”, ha ricordato Uliano, ma “è necessario verificare il rispetto degli impegni annunciati e avere i riscontri concreti alle questioni che sono state poste, ma che non hanno avuto ancora risposte a partire da Gigafactory e Maserati”.

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Nel dettaglio, per quanto riguarda il Polo Produttivo di Torino i volumi consuntivati nel 2024 sono di 25.920 unità rispetto alle 85.940 rilevate nel 2023 con una flessione di circa il 70%. Il 91% dei volumi dello stabilimento sono rappresentati da 500 Bev, il restante dalle produzioni Maserati. La situazione del marchio secondo la sigla è molto critica: “Nel polo di Torino sono state prodotte, nel 2024, 2250 unità, il 74% in meno rispetto all’anno prima. Modena, contrariamente alle previsioni aziendali, ha subito una flessione negativa del 79%, ovvero 260 vetture prodotte contro le 1244 del 2023″.

A Modena il 2024 è stato caratterizzato da numerosi fermi produttivi e nell’ultimo trimestre si è lavorato solo per dieci giorni. Secondo il sindacato “errori enormi” sono stati commessi su Maserati ed è indispensabile che Stellantis chiarisca e definisca la strategia su modelli e volumi. “Nell’ultimo incontro al Ministero – ha sottolineato Uliano – il gruppo ha annunciato il progetto alta gamma con il coinvolgimento della Motor Valley. Non abbiamo ancora chiari i dettagli ma per noi è fondamentale che questo debba avere riscontri sulle future produzioni Maserati in tutti gli stabilimenti”.

Lo stabilimento di Melfi (Potenza) è quello che “perde la maggior quantità di auto” e ha registrato, rispetto al 2023, un calo dei volumi del 63,5%. “Delle 62.080 auto prodotte – è scritto nel rapporto – il 30% è rappresentato da 500X, il 30% da Jeep Renegade e il 40% da Jeep Compass. Nel corso del 2024 le giornate di stop produttivo sono state complessivamente pari a 154 giorni gestiti con il Contratto di solidarietà. Negli altri giorni, l’utilizzo del Contratto di solidarietà è stato nel primo trimestre del 23 per cento, pari a una media di 1.282 lavoratori ogni giorno; nel secondo trimestre con un 40 per cento su una media di 1.500 lavoratori giornalieri, peggiorando ulteriormente nel terzo trimestre del 60 per cento e nel quarto trimestre con 1.700 lavoratori giornalieri con una media del 62 per cento”.

Il sindacato ricorda che “il venir meno di quote rilevanti di produzione (solo sei anni fa, nel 2018, Melfi aveva 7.400 occupati con 339.865 auto prodotte) ha comportato delle ripercussioni negative in termini occupazionali, affrontate con vari strumenti alternativi ai licenziamenti, come le incentivazioni all’uscita su base esclusivamente volontaria (dal 2021 ad oggi ha coinvolto quasi duemila lavoratori, portando l’occupazione a quota 5.080). Da inizio 2024 la turnazione nello stabilimento si è ridotta passando su due turni”. Stano ai piani presentati dall’azienda, a regime la produzione dovrebbe superare le 200mila vetture anno, saturando l’impianto.

Nel polo di Atessa la produzione nei veicoli commerciali è scesa a 192.000 unità, con un calo rispetto al 2023 del 16,6%. Atessa e Pomigliano erano gli unici due stabilimenti a crescere nei primi 6 mesi dell’anno. Infine Termoli: per il momento l’investimento per la realizzazione della giga-factory molisana per la produzione di batterie risultata sospeso. “Fare questo investimento è indispensabile per dare una prospettiva ai 2.000 lavoratori di Termoli e al tessuto industriale molisano”, secondo Uliano, “oltre a per mettere in sicurezza la competitività degli stabilimenti italiani”.

I dati produttivi vanno ovviamente in parallelo con un crescente ricorso a cig e altri ammortizzatori, a danno dei lavoratori. “Le previsioni negative che avevamo stimato negli ultimi due report trimestrali purtroppo hanno avuto un riscontro con la realtà consuntivata a fine anno”, rileva il numero uno del sindacato, “con un aggravio in termini di volumi e di aumento dell’uso di ammortizzatori sociali e di chiusure anticipate di fine anno, coinvolgendo quasi 20 mila lavoratori“. Senza la proroga degli aiuti in scadenza, “abbiamo una previsione di 25 mila lavoratori a rischio tra Stellantis e l’indotto. Ci è stato assicurato dal Ministro del lavoro che con appositi provvedimenti si doteranno di ammortizzatori gli stabilimenti che sono in fase di esaurimento, in modo da evitare licenziamenti”.

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