Bilancio di un 2024 ricco di eventi e prospettive

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Gentile Direttore, certamente, il 2024 che da poco ci ha lasciato non è stato avaro di avvenimenti clamorosi, sia sul piano nazionale sia su quello internazionale. Basta ricordare l’evoluzione, in modo drammatico, della guerra Israele-Hamas, tuttora in corso, con eventi che hanno avuto un impatto fondamentale sulla politica internazionale, generando un mai scomparso odio indiscriminato contro gli Ebrei, che nulla hanno a che fare con la politica di Netanyahu. La sua lotta senza quartiere contro il terrorismo ha generato l’impressionante cifra di circa 50.000 palestinesi uccisi, di cui più di 17.000 bambini. Avvenimento degno di attenzione è sicuramente il ritiro del Presidente uscente degli Usa, Joe Biden, dalla competizione per la Casa Bianca, avvenuto il 21 luglio, con la sostituzione della sua vice Kamala Harris. Ciò non è bastato a contrastare una vittoria schiacciante del discusso ex Presidente Donald Trump, avvenuta il 5 novembre. Annovererei tra i grandi avvenimenti internazionali anche la recente caduta (8 dicembre) del regime in Siria del dittatore Assad, ritenuto da quasi tutta la comunità mondiale “dispotico e sanguinario”. Anche le Olimpiadi di Parigi, svoltesi dal 26 luglio all’11 agosto, sono state un avvenimento di portata internazionale, portando il nostro tricolore in vetta al podio, superando l’ottimo medagliere già ottenuto a Tokyo. Tuttavia, l’avvenimento stesso non ha la stessa rilevanza degli altri accadimenti enunciati. Venendo, invece, in “casa nostra”, credo che la vicenda della povera Giulia Cecchettin sia stata quella più impressa nella nostra memoria, fino alla recente sentenza del 3 dicembre che ha condannato l’ex fidanzato, Filippo Turetta, all’ergastolo. La vicenda, come si ricorderà, ha subito suscitato un’ondata di proteste e solidarietà verso le donne vittime di violenze, portando a manifestazioni in tante piazze d’Italia contro il femminicidio, chiedendo maggiore e più efficace prevenzione, visto che la repressione, anche dura, non sortisce effetti in menti malate o alienate. Le nuove alluvioni in Emilia-Romagna, la Calabria spazzata dalle tempeste, insieme alla tragica alluvione a Valencia, in Spagna, hanno caratterizzato l’anno appena trascorso come quello dei fenomeni climatici più estremi. Il Wwf ha certificato che, in Italia, nel 2024 si sono verificati circa 2.000 fenomeni meteorologici estremi. Non può mancare, per fortuna, il ricordo positivo dell’inaugurazione, a gennaio del decorso anno, della presidenza italiana del G7, culminata tra gli ulivi della Puglia nel Vertice di giugno, in cui si sono affrontati temi delicati, come la guerra in corso tra Russia e Ucraina, quella nel vicino Medio Oriente, i flussi migratori e il tema dell’intelligenza artificiale. “Stringendo” l’obiettivo più verso la nostra regione, sono innegabili i successi dei G7 della Cultura a Napoli, del 19 settembre, della Difesa, il 24 ottobre, e dei ministri degli Interni a Mirabella Eclano, dal 2 al 4 ottobre. Allettanti, poi, sono le prospettive per il turismo, per la produzione di energie rinnovabili, per la Zes Unica e per la crescita delle aree interne, con la realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità che attraverserà soprattutto il Beneventano. La realizzazione del “modello Caivano”, dove si intravvedono le luci di una ripresa del territorio da parte dello Stato, così come l’abbattimento dell’ultima “Vela” di Scampia, è un valido esempio della presenza dello Stato. Purtuttavia, non bisogna dimenticare tanti aspetti negativi che devono servire per migliorare la qualità della vita. Mi riferisco, in primis, ai morti sul lavoro, che nel decorso anno sono stati ben 73; alle tante vite, soprattutto giovani, perse sulla strada; alle movide violente, anche queste con morti e feriti gravi; all’evasione scolastica, che in Campania fa registrare il record italiano, e tanto altro ancora. Certo, l’anno bisestile che abbiamo messo alle spalle, tutto sommato, per la nostra cara Italia e la nostra regione, non è stato a prevalenza “negativo”, smentendo l’antico detto popolare “anno bisesto, anno funesto”. Ci attende, ora, un anno denso di incognite, tra cui anche riconferme nell’itinerario positivo intrapreso. In Campania, specialmente, ci sono tanti “cantieri” aperti, tra cui, fondamentale, quello politico. Quest’anno, infatti, a meno di improbabili proroghe, si voterà per la Regione. Già dall’ultimo trimestre del 2024 si è assistito all’“affilamento delle armi (politiche)” da parte dei partiti e delle formazioni per “mettere le mani avanti”, come si suol dire, onde crearsi una specie di imprimatur o primogenitura preventiva. Autocandidature, specie nel campo del Centrodestra, non sono mancate, con iniziali mal di pancia nelle stesse formazioni delle coalizioni, poi furbescamente attenuate nei toni, ma sempre latenti e pronte a scoppiare in tutta la virulenza caratteristica della mancanza di una reale figura trainante, autorevole e riconosciuta come tale, come potrebbe essere l’attuale ministro dell’ Interno Piantedosi, che saggiamente ha declinato, per il momento, l’invito a candidarsi, lasciando il suo Dicastero, che sta conducendo con autorevolezza e saggezza. Sull’altro fronte, poi, è una “bagarre” dove c’è una sola certezza: la volontà ferrea dell’attuale Governatore Vincenzo De Luca a ricandidarsi, malgrado l’altrettanto ferrea volontà della segretaria del suo partito, Schlein, di non derogare al limite dei due mandati per i candidati a presidente di Regione, come avviene già per i sindaci e i presidenti di Provincia. Annunci sui giornali, sulle tv, sui social e altrove per l’interpretazione della legge nazionale che pone il vincolo del secondo mandato, e la legge regionale che recepisce il vincolo, ma lo fa decorrere dal momento della promulgazione della legge regionale, appassionano gli opinionisti e gli stessi giuristi di mezza Italia, anche perché il Veneto deve decidere sulla stessa vicenda. Come ho scritto più volte su questo autorevole giornale, sono convinto che la tesi portata avanti dagli esperti giuristi del Governatore sia quella valida: la legislazione sul tipo di elezione, a cominciare da quella del presidente, è di esclusiva competenza regionale (art. 122 Cost. dopo la famosa riforma del Titolo V della Costituzione). A nulla rileva quanto ho letto martedì sui giornali: il rilievo, cioè, che la legge nazionale che dispone il divieto dei due mandati sia “autoapplicativa”, cioè si applichi automaticamente, indipendentemente da quanto legiferato dalla Regione. Credo che sia un grosso sbaglio appellare la legge nazionale sul numero dei mandati elettorali per i sindaci, i presidenti di Provincia e i presidenti di Regioni “autoapplicativa”. Quest’ultima, infatti, chiamata anche “legge provvedimentale”, caratterizza soprattutto la potestà esecutiva della P.A., giammai la potestà legislativa degli organi a ciò deputati, che si estrinseca “erga omnes”, e non “erga singulum”. Paradossalmente, se viene invocato il principio dell’autoapplicazione della normativa elettorale nazionale, impugnando la legge regionale alla Corte Costituzionale, si potrebbe parlare di “lex contra personam”. Ad ogni modo, auguri per tutti, in primis a Lei, Direttore, e al suo “eroico” staff. 





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