Benetton, 419 negozi chiuderanno entro il 2025

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Non è ancora terminata l’ondata di chiusure dei punti vendita del Gruppo Benetton. Dopo i 100 negozi che hanno abbassato le serrande nel corso del 2024, nel 2025 è prevista la fine delle attività di altri 400 store: una decisione che rappresenta una delle più significative mosse strategiche degli ultimi anni per la storica azienda di abbigliamento.

Sì, perché come spiega bene un’analisi de Il Corriere Della Sera, dietro questa scelta si cela la necessità di arginare perdite finanziarie significative: negli ultimi dieci anni, Benetton ha registrato un passivo complessivo di 1,6 miliardi di euro: questa cifra allarmante ha reso indispensabile un profondo ripensamento della rete distributiva e del modello di business.

La crisi del Gruppo si è sviluppata nel tempo: vale la pena ricordare che correva il 2023 quando Luciano Benetton, il fondatore, ha deciso di lasciare la società dopo aver mosso dure accuse ai suoi manager in seguito a quello che lui stesso ha definito «improvviso buco di bilancio, drammatico, uno shock che ci lascia senza fiato». Benetton ha dovuto sostanzialmente fronteggiare un’ingente perdita netta, ammontante a 230 milioni. Per Benetton è stato un momento difficile, che ha portato il capogruppo Edizione a tamponare la crisi aziendale con un’iniezione di liquidità di 150 milioni.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Si sono poi susseguite una lettera di impegno sulla garanzia dell’effettiva continuità aziendale e un rinnovamento del Cda che ha dato il via a una complessa fase di ristrutturazione partita dal vertice: con un accordo consensuale il Ceo Massimo Renon è stato sostituito da Claudio Sforza. Sforza ha poi rilevato che la crisi è stata aggravata da una gestione poco efficiente dei negozi in franchising.

Ha così avviato il ridimensionamento di una rete che, nel suo complesso, contava 3.500 punti vendita a livello globale. Tra i principali obiettivi del piano di Sforza, c’è pertanto la riduzione dei negozi in franchising, che hanno mostrato le maggiori criticità: su 191 negozi italiani sotto osservazione, ben 149 appartengono a questa categoria. Molti di essi si trovano in situazioni di insolvenza cronica, con debiti accumulati per circa 30 milioni di euro.

La concentrazione di queste difficoltà è particolarmente evidente nel Sud Italia, in regioni come Calabria, Puglia e Sicilia. La risposta del Gruppo include diverse opzioni: la chiusura definitiva, la conversione in gestione diretta o, dove possibile, la negoziazione di piani di rientro con i gestori. A livello globale, la chiusura dei 419 punti vendita prevista entro il 2025 rappresenta il 12% della rete attuale.

Questo drastico intervento è accompagnato da un piano di sostegno ai lavoratori, che include incentivi all’esodo volontario incrementati fino al 30% e percorsi di ricollocazione. L’accordo con i sindacati prevede inoltre misure di solidarietà e il coinvolgimento di agenzie di lavoro interinale per garantire una transizione meno traumatica possibile.

Nonostante la crisi, ci sono comunque segnali positivi nel segmento dei negozi diretti, che hanno mostrato una crescita significativa nel periodo post-pandemia. Nel 2024, le vendite dei flagship store in Italia sono aumentate del 7% rispetto all’anno precedente, con un miglioramento del tasso di conversione e dello scontrino medio, passato da 63 a 64,3 euro. I risultati migliori si sono registrati nel Nord-Est, in regioni come Veneto e Trentino-Alto Adige, dove la fedeltà dei consumatori al marchio ha contribuito a un incremento delle vendite dell’8%.

Tra gli esempi di successo c’è il negozio di via Rizzoli a Bologna, passato di recente da franchising a gestione diretta. Dopo una ristrutturazione, lo store è stato riaperto a dicembre 2024, segnando un nuovo inizio per il gruppo nella città emiliana. Questo approccio rientra nella strategia di puntare sui flagship store, considerati più efficienti e capaci di offrire un’esperienza di acquisto migliore e maggiormente controllabile.

Il futuro di Benetton sarà determinato dalla capacità di implementare con successo questa strategia di rifocalizzazione. La ristrutturazione mira a rendere la rete di vendita più sostenibile, abbandonando i rami secchi e concentrandosi su asset con un potenziale di crescita tangibile: resta da vedere se queste misure saranno sufficienti a riportare il marchio ai livelli di successo che ne hanno caratterizzato la storia, ma la determinazione con cui il gruppo sta affrontando la crisi è un segnale di resilienza.



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