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Polemica su un dipinto che raffigura l’Annunciazione sul sagrato della chiesa di Issime. Evelina Christillin, presidente del Museo Egizio di Torino, scrive alla soprintendente ai Beni culturali della Regione Laura Montani definendolo «incomprensibile obbrobrio». La soprintendente risponde: «Non è stato oggetto di alcuna istanza di autorizzazione inoltrata a questa Soprintendenza, ma data la temporaneità dell’installazione non avremmo sicuramente dato parere contrario».
Quindici nicchie, la prima svanita per le ferite del tempo, l’ultima e quindicesima rimasta a metà, le altre in discreto stato di conservazione. Sono in fila, protette da una falda in lose di fronte al grandioso affresco sul Giudizio universale cominciato nell’ultimo anno del Seicento sulla facciata della chiesa di Issime dedicata a San Giacomo. Le nicchie sono state costruite e affrescate nel 1755, chiudono il sagrato e sono le immagini dei Misteri del Rosario. La prima nicchia, quella più a Sud, rappresentava l’Annunciazione. Non ne esiste testimonianza, almeno finora nessuno l’ha trovata. Per colmare quel vuoto è stato posato un trittico di pannelli dipinti con una doppia Annunciazione, a Maria e Giuseppe, interpretata dal pittore milanese Dino De Simone. Uno stile assimilabile al periodo simbolista, atmosfera metafisica con i volti solo delimitati di Maria e Giuseppe, foreste e monti stilizzati, linee dure, geometriche, la casa aperta, trasparente, costruita da Giuseppe, a simboleggiare il mistero che entra. Colori forti, vivaci.
Evelina Christillin, che era nella Valle del Lys negli ultimi giorni dell’anno, ricordando di essere «valdostana di Issime», scrive: «Perdonate il disturbo ma ieri ero in paese e ho visto con estremo sconcerto la pittura multicolore e completamente fuori contesto che è apparsa nella prima stazione, in effetti molto rovinata in passato, della Via Crucis affrescata nel portico esterno alla chiesa. Vi chiedo gentilmente un chiarimento in proposito perché, davvero, questa novità è un incomprensibile obbrobrio, uno sfregio alla bellezza e alla storia del nostro complesso parrocchiale».
La risposta della soprintendente Montani: «La ringrazio molto per la sua segnalazione, che, non nego, inizialmente mi ha molto allarmata. Devo ammettere che, pur essendo residente a Issime, ma spesso lontana per lavoro, non avevo mai fatto caso al pannello ligneo appoggiato davanti al primo dei misteri di fronte alla chiesa di San Giacomo, che in effetti impatta molto sulla visuale d’insieme, soprattutto arrivando dal cimitero». Ancora: «Il pannello è stato realizzato e posizionato nell’ambito della manifestazione estiva promossa dall’associazione ControTorrente e finanziata dai Comuni della media-bassa valle di Gressoney, tra cui il Comune di Issime, e dalla Regione Valle d’Aosta. Non entro nel merito della qualità artistica del dipinto, che ha carattere temporaneo, è mobile e non è in alcun modo ancorato alla parete retrostante. Da quanto mi riferisce il sindaco Enrico Montanari, è intenzione spostare il pannello in altro luogo al fine di preservarlo dagli agenti atmosferici, restituendo quindi nella sua integrità il ciclo dei misteri».
Il trittico della discordia starà lì per un anno. La storica dell’arte Gabriella Anedi, che con la propria associazione Ambiente Design Arte, ha ideato il progetto ControTorrente, dice: «Si è pensato a muse diffuse per interpretare i luoghi. Arte contemporanea che interviene sul passato. La nicchia è ormai vuota, un restauro è impossibile dunque. L’opera di De Simone è stata lodata da molti. Ha qualità pittorica e coerenza stilistica, una dimensione metafisica, un linguaggio simbolico che universalizza l’evento».
Michele Musso, presidente dell’associazione culturale Augusta di Issime: «Come colmare quel vuoto della nicchia e comunque il vuoto in cui qualcosa c’era? Pensiamo che tutto finisca con noi, non pensiamo più alla continuità. Non abbiamo memoria del passato e non indichiamo neppure il futuro. Un tempo avrebbero rifatto tutti gli affreschi nelle nicchie. Emergono in vari cicli dei Misteri pitture sovrapposte nel tempo. Occorre risalire all’origine in chiave moderna. Avrei voluto che qualcuno mi indicasse quella nicchia vuota e me ne chiedesse ragioni. Non si sa com’era l’affresco dell’Annunciazione in quella prima nicchia, ma il vuoto non può rimanere». Musso insiste: «Rientriamo nella Storia, non restiamone fuori come sta accadendo oggi». Ricorda che a Issime si parla dei «due campanili», quello della chiesa parrocchiale e il traliccio delle telecomunicazioni scostato di dieci metri a Nord della casa parrocchiale, e dice: «Ogni critica è ben accetta. Si fa polemica sulla realizzazione di un’idea, per me bella, ma sul “secondo campanile”?».
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