Stop al gas russo, cosa cambia per consumi e bollette in Italia

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Il prezzo del gas chiude sopra i 50 euro al megawattora, ai massimi da ottobre 2023. A fine giornata ad Amsterdam, mercato di riferimento della materia prima, il rialzo registra il +2,83%. È l’effetto immediato della scadenza dell’accordo quinquennale tra la russa Gazprom e l’ucraina Naftogaz, anche se Bruxelles ritiene limitato l’impatto della sospensione del transito del gas russo deciso dall’Ucraina.

Nell’anno appena concluso circa 40 milioni di metri cubi di gas naturale proveniente dai giacimenti siberiani sono transitati attraverso la rete ucraina dalla stazione della città russa di Sudzha (da quattro mesi sotto il controllo delle truppe ucraine), per essere poi distribuiti tra Slovacchia, Austria, Ungheria, Repubblica Ceca e Italia, con una discreta quantità di metano che veniva poi rivenduta alla stessa Ucraina. Dal 1° gennaio questo non accadrà più. 

Cosa significherà concretamente per le nostre bollette?

Le ripercussioni sulle bollette di famiglie e imprese non si vedranno immediatamente, anche se qualcosa ci dirà già l’aggiornamento delle tariffe elettriche di venerdì. A oggi i nostri stoccaggi sono pieni all’80% e potremo passare un inverno sereno. L’Italia intanto ha diversificato le forniture grazie ai quattro rigassificatori installati sulle coste tra Veneto, Toscana e Liguria e ha incrementato gli acquisti dal Nordafrica.

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Ma le stime ci dicono che si potrebbe arrivare ad un rincaro del 30% per le bollette.

I trattamenti di maggior tutela proteggono l’utente con opzioni di tariffe non indicizzate o con prezzo bloccato sulla componente collegata al costo della materia prima. Secondo Nomisma Energia il costo del gas dovrebbe aumentare in media per le famiglie italiane di circa 230 euro in più a famiglia nei prossimi 12 mesi. Anche se il presidente Davide Tabarelli ha detto oggi al Tg2 che i rincari previsti per dicembre e gennaio non dovrebbero superare il 4-5%.

Ue: “Nessun problema con stop da Russia, abbiamo altre rotte e Gnl”. Oggi riunione straordinaria del Gas Coordination Group

L’Unione europea “grazie all’efficiente lavoro preparatorio e al coordinamento nella regione e oltre” non ha “problemi di sicurezza dell’approvvigionamento” di gas. È quanto emerge da una riunione straordinaria del ‘Gas Coordination Group’ in corso oggi, in cui la Commissione e gli Stati membri dell’Europa centrale e orientale hanno fatto il punto della situazione.”Il 31 dicembre 2024 – si legge in una nota – ha segnato la fine dell’accordo di transito del gas russo attraverso l’Ucraina. In una riunione straordinaria del Gas Coordination Group tenutasi oggi, la Commissione e gli Stati membri dell’Europa centrale e orientale hanno fatto il punto della situazione. Lo scambio ha permesso di confermare che, grazie all’efficiente lavoro preparatorio e al coordinamento nella regione e oltre, non vi sono problemi di sicurezza dell’approvvigionamento”. 

“Le forniture di gas sono state garantite tramite rotte alternative (Germania, Italia) e tramite prelievi dagli stoccaggi. L’infrastruttura europea del gas è flessibile per accogliere gas di origine non russa, in linea con gli obiettivi REPowerEU”.”È stata inoltre rafforzata con nuove significative capacità di importazione di Gnl dal 2022. I livelli di stoccaggio al 72 percento sono leggermente superiori alla media (69 percento) per questo periodo dell’anno. La Commissione – aggiunge la nota – mantiene un monitoraggio e una comunicazione regolari con gli Stati membri e i partecipanti al mercato per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento agli Stati membri più colpiti ed evitare speculazioni”.

Ministro Pichetto Fratin: “Nessun rischio per l’Italia”

“Sebbene attualmente le scorte siano ancora a un livello adeguato si stanno valutando ulteriori misure per massimizzare la giacenza in stoccaggio al fine di affrontare con tranquillità la stagione invernale in corso”, ha spiegato il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. Nessun rischio di soffrire il freddo, dunque, anche perché “nel giro di pochi mesi – ha aggiunto il ministro – è previsto l’arrivo a Ravenna di un’altra nave rigassificatrice che aumenterà ancora la capacità di importazione di Gnl nella nostra rete”. Il Governo mantiene alta l’attenzione perché “è nostro dovere tutelare cittadini e consumatori da possibili futuri rincari dei prezzi” ha assicurato Pichetto ribadendo “l’appello che come Governo facciamo all’Europa” che “è di agire con soluzioni concrete, come quella dell’adozione del price cap, in grado di proteggere tutti i Paesi in egual misura con percorsi di regolamentazione e di obiettivo per la riduzione dei prezzi dell’energia”.

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Federcontribuenti: “La guerra in Ucraina costata all’Italia 6 miliardi di Euro”

“Il conflitto in Ucraina ha avuto un impatto significativo sui contribuenti italiani, sia attraverso il sostegno diretto all’Ucraina, sia per le spese interne legate non solo all’energia, ma anche alla difesa e all’accoglienza dei rifugiati. Sebbene l’Italia abbia beneficiato di aiuti europei e globali, l’impegno economico del Paese è stato comunque rilevante, con un costo che varia di giorno in giorno in base all’evoluzione della guerra e delle politiche adottate come la decisione di Kiev di bloccare il gas russo verso l’Europa”. E’ quanto si legge in un report di fine anno del Comitato Tecnico Scientifico di Federcontribuenti.

In sintesi, scrive Federcontribuenti, sebbene non esista una cifra ufficiale completa e facilmente reperibile, “le stime indicano che l’Italia, e dunque soldi pubblici,  abbia speso tra 4 e 6 miliardi di euro tra spese militari, umanitarie, Energetiche e altri costi indiretti per la guerra tra Kiev e Mosca tra il 2022 e il 2023”. Questa cifra potrebbe aumentare in futuro, a seconda delle decisioni politiche e delle necessità legate all’evolversi del conflitto.

Nel 2022, la spesa per il sostegno alle famiglie e alle imprese a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia, si legge nel report del CTS di Federcontribuenti, ha superato i 30 miliardi di euro. Anche nel 2023, il governo italiano ha continuato a destinare risorse per alleggerire l’impatto dei costi energetici, sebbene l’entità di questi sussidi sia diminuita a causa del calo dei prezzi energetici globali.”La guerra in Ucraina ha contribuito anche all’inflazione, che ha colpito il potere d’acquisto delle famiglie italiane e ha avuto – rimarca l’associazione dei contribuenti italiani – un impatto negativo sulla crescita economica. L’Italia ha dovuto far fronte a un rallentamento economico, con una previsione di crescita inferiore rispetto a quella che si sarebbe verificata senza il conflitto. L’andamento dell’economia italiana è stato influenzato anche dalla catena di approvvigionamento, con difficoltà nelle forniture di materie prime e – conclude Federcontribuenti – una maggiore incertezza economica”. 



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