Sanità, rinnovabili, lavoro: intervista a Piero Comandini. “Faremo tornare gli emigrati sardi. Todde leader nazionale”

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di Vito Fiori

Formazione e scuola, lavoro, sanità e servizi. Per Piero Comandini, presidente del Consiglio regionale, al suo terzo mandato, sono i temi che maggiormente impegneranno l’aula di via Roma nei prossimi quattro anni. Geologo, 63 anni, cresciuto politicamente nel Psi prima di confluire nel grande contenitore – chiamarlo calderone potrebbe sembrare offensivo – del Partito democratico, di cui attualmente è segretario, ruolo che dovrà abbandonare a breve perché lo statuto del Pd non contempla il doppio incarico. “In questo primo anno abbiamo affrontato alcuni argomenti spinosi lasciati nel cassetto da troppo tempo. Basti pensare alla transizione energetica in cui siamo stati i primi in Italia a individuare le aree idonee dove installare gli impianti. Ci sono voluti fatica, sofferenza, ma anche tanta coscienza e consapevolezza del fatto che si trattasse di un argomento tanto delicato per la tutela dei sardi”.

Dicono che la legge sarà impugnata dal Governo nazionale perché esageratamente restrittiva, lei che pensa?

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“L’impugnazione, almeno in certi casi, riguarda il rapporto Stato-Regione, che a mio avviso andrebbe rivista sulla base del nostro statuto. Aspettiamo. Intanto anche sulla questione autonomia differenziata siamo stati protagonisti in Italia attraverso la richiesta del referendum e la raccolta delle firme. Abbiamo difeso le prerogative della Sardegna di fronte a un problema che altri, in particolare quelli che ci hanno preceduto, hanno sottovalutato. Noi siamo per l’unità dell’Italia, per un Paese in cui tutti i cittadini hanno gli stessi diritti. Credo che questi siano segnali molto importanti”.

Parlate molto di diritti, qual è la ragione?

“Ci si sbaglia a ritenere che i diritti, una volta acquisiti, non li si perde più. Prendiamo quello alla salute, un tempo il servizio sanitario nazionale garantiva le cure a tutti indistintamente, ora non è più così. E nella nostra isola, sono studi recenti, abbiamo la percentuale più alta di quanti rinunciano a curarsi perché non hanno i mezzi per farlo. Noi abbiamo il dovere di pensare a loro”.

E anche a chi non ha un lavoro ed è costretto a emigrare.

“Di recente abbiamo eliminato una sperequazione salariale tra i dipendenti del comparto sanità, valorizzando le competenze e mettendo tutti nelle stesse condizioni. Certo, non dimentichiamo quanti lasciano la Sardegna per mancanza di opportunità, sono ancora tanti, troppi direi”.

Appunto, come pensate di risolvere il problema?

“Intanto con i servizi, mettere in rete l’intera isola, peraltro ci sono i fondi del Pnrr destinati proprio a questo, e con la formazione. Abbiamo contestato il dimensionamento scolastico voluto dal governo perché non rispettoso dei sardi e dei parametri regionali”.

Ok, però qui non nasce più nessuno, i sardi sono il popolo più vecchio dell’intero Occidente.

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“Il nostro intento è creare una filiera virtuosa legando i servizi, la scuola, la sanità e il lavoro in maniera tale da rendere vivibile ogni territorio. Non è un lavoro facile ma sicuramente ci metteremo tutto l’impegno possibile. Il nostro dovere è quello di far vivere meglio i nostri cittadini nelle loro comunità piccole o grandi che siano. Per noi è della massima importanza costruire un futuro diverso, che possa durare nel tempo e che consenta agli emigrati di tornare in Sardegna. Ecco perché è fondamentale spendere bene le risorse del Fondo di sviluppo e coesione, trovando le soluzioni più adatte”.

A leggere il lungo elenco di delibere della Giunta e delle sedute in aula sembra che in Regione ci siano degli instancabili lavoratori, eppure all’esterno molti pensano che non facciate nulla, come lo spiega?

“È la solita storia, tre o quattro cose che funzionano male trovano eco sui giornali e sui social, ciò che invece va bene è oscurato dalle prime. Non è giusto ma è così, chi fa politica lo capisce molto bene. Forse sbagliamo nella comunicazione, vedremo di migliorarla”.

Qualche settimana fa si è raccontato di tensioni nella maggioranza sulla questione sanità, tutto risolto?

“Nessuna tensione, mi creda. Siamo stati capaci, come coalizione con il Pd socio fondatore, di eleggere Alessandra Todde alla presidenza della Giunta, una donna capace, preparata, con energie ed entusiasmo. Prima non si riusciva a stare insieme, a unire le forze, oggi posso dirle che, sì, ci siamo riusciti ed è un grande risultato. Alessandra interpreta il ruolo con il piglio da leader regionale e, perché no?, nazionale. L’abbiamo sentita tutti esporsi sull’autonomia differenziata, un tema che l’ha vista protagonista in Italia”. 

Ambiente: le aree Sin (siti di interesse nazionale da bonificare) dell’Isola sono tra le più estese d’Italia, zone in cui le neoplasie aumentano in maniera preoccupante, avete un’idea su cosa occorra fare?

“Premetto che nel decreto aree idonee sono state previste le fidejussioni per le imprese che installeranno gli impianti, mi sembra un primo passo importante. Per le bonifiche sui terreni inquinati, se non si può perseguire le aziende responsabili, la Regione dovrebbe affidarsi a società in house e controllare i lavori in modo serio”.

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Però, nonostante l’incremento delle patologie nelle aree contaminate, la Sardegna non ha ancora un registro tumori regionale: perché?

“Il tema è già stato discusso e sono convinto che riusciremo a dotarci di questo strumento nel corso della legislatura, c’è il massimo accordo grazie anche alla crescita di una maturità e di una sensibilità ambientale e sanitaria, specie in quei territori più compromessi”.





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