Il 2025 potrebbe segnare un punto di svolta, invertendo il trend negativo dei private equity che operano nel middle market e riportandolo a una crescita anno su anno della raccolta. L’attività di investimento in Europa sta già mostrando segnali di ripresa, con una crescita stimata tra il 25% e il 30% nell’anno appena concluso. «Se questa dinamica si rifletterà nella raccolta fondi del middle market, il capitale raccolto potrebbe tornare ai livelli del 2022, pur rimanendo al di sotto del record del 2021» si legge nel report PitchBook, che precisa come nel breve termine la ripresa sarà sostenuta da un allentamento monetario previsto in Europa in due tagli dei tassi di interessa da parte della Bce nella prima metà dell’anno e condizioni economiche definite favorevoli. A lungo termine, invece, le tendenze indicano una crescita continua degli asset under management dell’industria del private equity, grazie anche alle nuove tipologie di investitori che hanno iniziato a destinare parte dei loro capitali a questa asset class.
Il middle market – continua il report – rimane un indicatore cruciale per comprendere la vera salute del settore del private equity, in un contesto che si evolve rapidamente. Negli ultimi anni, i mercati europei hanno mostrato una forte volatilità, alimentata da eventi geopolitici di rilievo come la guerra tra Russia e Ucraina e le recenti instabilità governative in Francia e Germania. Questi fattori hanno ostacolato la ripresa del settore del private equity e frenato i flussi di capitale. Durante i periodi di restrizione monetaria, gli investitori istituzionali tendono a privilegiare gestori con comprovate esperienze di successo. Questa preferenza si traduce in un vantaggio per i megafondi, che godono di maggiore fiducia rispetto ai fondi di middle market. «Se il mercato dovesse subire ulteriori strette monetarie o un prolungato ritardo nell’allentamento, i fondi di middle market rischierebbero di perdere nuovamente terreno, trovandosi in una posizione meno favorevole rispetto ai giganti del settore» avverte il report, che ricorda come «nel più recente ciclo di restrizione monetaria, dal 2022 al 2024, la correzione nelle valutazioni di mercato ha portato a un rallentamento più marcato delle operazioni di exit rispetto a quelle di investimento». Le Ipo di società partecipate dai fondi di private equity sono diventate rare, le acquisizioni tra sponsor più costose a causa degli elevati costi di finanziamento, mentre le aziende hanno dovuto affrontare una pressione finanziaria legata a valutazioni più basse e costi del debito più alti. In questo contesto il mercato secondario è andato via via guadagnando più spazio risultando un’alternativa valida per poter garantire allo stesso tempo iniezioni di nuovi capitali nelle aziende e restituzione di capitali agli investitori dei fondi venditori.Dal 2020 al 2024, il valore delle exit tramite secondari è più che raddoppiato, passando da 16 transazioni nel 2020 a 89 al 31 novembre 2024. Secondo il report PitchBook “GP-Led Secondaries”, si prevede una crescita globale annua di questo segmento di mercato del 13,2% in uno scenario ottimistico, che potrebbe tradursi in un valore di exit tra i 55 e i 60 miliardi di dollari per il 2025, con almeno 100 transazioni previste. Allo stesso tempo, comunque, i tassi d’interesse previsti in calo nel 2025 e un miglioramento delle valutazioni di Borsa potrebbero rendere le Ipo di nuovo allettanti.
La crescita del mercato italiano
Il 2024 si è chiuso per il mercato europeo ha registrato un aumento del valore totale delle operazioni di private equity con l’Italia che si è distinta come il mercato in più rapida crescita tra i principali della regione. Secondo i dati di PitchBook, 17 dei 24 Paesi europei hanno riportato un incremento negli investimenti in private equity nell’anno con un’exploit dell’Italia che ha raggiunto un record di 56,4 miliardi di euro attraverso 496 operazioni nell’anno, più del doppio rispetto al totale del 2023, superando così i Paesi Bassi e diventando il quarto mercato di private equity in Europa in termini di investimenti totali.
Il settore retail ha mostrato una particolare vivacità in Italia, con alcune operazioni di rilievo come l’acquisizione da 1,4 miliardi di euro del marchio italiano di cosmetici Kiko Milano da parte di L Catterton ad aprile e il buyout del marchio di abbigliamento sportivo Champion Europe da parte di BlackRock attraverso la controllata Authentic Brands Group per 1,2 miliardi di dollari a settembre. «Questi risultati – osservano da PitchBook -sottolineano l’attrattività del mercato italiano per gli investitori internazionali e la sua crescente rilevanza nello scenario europeo del private equity».
Il resto dell’Europa
Nel contesto europeo, inoltre, Lussemburgo e Slovenia hanno registrato la crescita più marcata in termini di valore delle operazioni di private equity nel 2024, sebbene in termini relativi: i due paesi hanno registrato attività rispettivamente per 6,8 miliardi di euro e per 400 milioni di euro, in incremento del 206% e del 176%. I Paesi Bassi, invece, sono stati l’unico Paese a registrare una contrazione con un calo del 15% a 30,2 miliardi di euro nel 2024.
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