Latina, l’omelia del vescovo Crociata e il messaggio per la Giornata mondiale della pace

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E’ stata celebrata questo pomeriggio, alle 18, nella cattedrale San Marco di Latina la messa celebrata dal vescovo Mariano Crociata. Nel corso della celebrazione è stato presentato alle autorità istituzionali presenti anche il messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale dlela pace, che avrà come tema “Intelligenza artificiale e pace”.

Di seguito riportiamo l’omelia del vescovo Crociata, con il messaggio per la Giornata mondiale della pace:

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Come da tradizione, questa celebrazione è l’occasione per segnalare e presentare il Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace che il Papa puntualmente emana per offrire uno spunto sempre attuale di riflessione e di impegno. Quest’anno il Messaggio ha il seguente titolo: Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la tua pace. Dobbiamo innanzitutto capire perché la scelta del tema della remissione dei debiti, e poi come esso possa contribuire a perseguire la pace. Dirò prima una parola su questo, per poi rispondere alla domanda su che cosa significa per noi e che cosa chiede a noi questo Messaggio. Infatti esso tratta argomenti così alti e lontani da noi da farci sentire un po’ estranei, un po’ frustrati rispetto ai grandi problemi della pace, o meglio della mancanza e del bisogno di pace. 

La scelta del tema ha una genesi evidente: abbiamo appena inaugurato il giubileo, che ci accompagnerà per tutto il 2025, e per celebrarlo dobbiamo riprendere i motivi ispiratori che troviamo nella Sacra Scrittura. Il giubileo è voluto infatti, fin dalle origini, «per ristabilire la giustizia di Dio in diversi ambiti della vita: nell’uso della terra, nel possesso dei beni, nella relazione con il prossimo» (n. 2). E uno degli ambiti in cui si chiedeva il ristabilimento della giustizia riguardava la remissione dei debiti di quanti avevano perduto la possibilità di ripagarli, allo scopo di tornare tutti ad una condizione di uguaglianza nella quale ciascuno avesse di nuovo la possibilità di vivere bene dinanzi a Dio e con il prossimo. Questo motivo della remissione poi assunse un significato spirituale, riguardante i peccati e quindi la loro cancellazione, ma senza perdere mai quello concreto materiale di riportare a dignità quanti avevano perduto tutto nelle varie vicissitudini della vita. 

Il Papa ha attualizzato poi un argomento che è stato tenuto presente dai suoi predecessori, i quali hanno sempre insistito sulla necessità di aiutare le nazioni, soprattutto del Sud del mondo, le quali, con un’economia molto povera, non hanno alcuna possibilità né speranza di estinguere il debito accumulato nei confronti delle nazioni ricche. Il Messaggio parla al riguardo di una duplice forma di debito, quello estero e quello ecologico, intendendo il primo l’aspetto economico mentre il secondo si riferisce allo sfruttamento delle risorse di un Paese che viene non solo impoverito ma deturpato dall’intervento di sfruttamento delle nazioni ricche. 

A questo scopo il Papa rivolge un triplice invito a fare di questo anno giubilare un cammino di speranza per le nazioni più povere della terra. Il primo invito è al condono, o almeno alla riduzione del loro debito estero, nei confronti dei Paesi ricchi o di imprese multinazionali; questi sono invitati a cancellare quel debito che potrebbe strozzare irrimediabilmente l’economia di una nazione povera con tutte le conseguenze che è facile immagine per la popolazione. Il secondo invito riguarda il rispetto della dignità della vita umana dal concepimento alla morte naturale. Il terzo invito consiste nella proposta di costituire un Fondo mondiale che raccolga il denaro destinato agli armamenti per destinarlo alla lotta contro la fame nel mondo. Non è difficile immaginare gli effetti che la povertà, il disprezzo per la vita e l’investimento spropositato in armamenti producono alimentando violenza e guerra, mentre gli inviti, una volta accolti, vedrebbero rimossi drasticamente tanti focolai di violenza e di guerra e sbocciare invece situazioni e tempi di pace. 

Tutto questo è difficile da perseguire da parte di noi comuni cittadini, se non in maniera molto indiretta. Al riguardo bisogna aggiungere, però, che informarsi, fare opinione, dare un contributo, aggregarsi a iniziative e associazioni che promuovono questi temi offre un aiuto molto più significativo di quanto pensiamo. Non si costruisce un mondo migliore solo se si detiene un potere o si riveste un certo ruolo; l’apporto di ciascuno ha comunque la sua forza e la sua efficacia. E qui veniamo alla seconda parte di considerazioni che vi propongo. 

Di fronte al tema del debito, non solo in senso economico ma anche culturale, morale e spirituale, il Messaggio fa notare che esso è una dimensione davvero importante della vita di tutti. Infatti il primo debito che tutti abbiamo è quello della vita, che non ci siamo dati da noi stessi, ma che abbiamo ricevuto in dono. Dunque sentirsi debitori della vita e ringraziare per il suo dono è il primo atteggiamento che l’anno giubilare dovrebbe farci riguadagnare. Tutto cambia se ci muoviamo da questo punto di partenza. E, accanto al senso del dono, recuperare anche il bisogno e l’esperienza del perdono, cioè della misericordia di Dio che ci perdona e quindi della nostra misericordia verso quanti ci hanno offeso, come insegna la preghiera del Padre nostro. 

Qui tocchiamo il punto nevralgico del Messaggio e del senso dell’anno giubilare. Infatti ciò che esso fondamentalmente ci chiede è di passare da un essere centrati su noi stessi ad un aprirci agli altri, a chi ha più bisogno, non solo di un pezzo di pane, ma soprattutto di rispetto, accoglienza, comprensione, e ancora giustizia e dignità, lavoro, integrazione sociale. Rimettere i debiti per costruire pace passa attraverso la capacità di ciascuno di non pensare più solo a se stesso ma, come dice san Paolo, anche all’interesse degli altri, soprattutto quando stanno molto male (Fil 3,4). Dobbiamo notare come negli auguri per il nuovo anno siamo portati a desiderare solo per noi stesso – certo compresi i nostri cari – salute, serenità e benessere. Nemmeno tanto la grazia. Nessuno fa gli auguri per gli innumerevoli disgraziati che hanno passato questo Natale sotto le bombe o facendo la fame. Così non va, perché con questo atteggiamento noi alimentiamo in qualche modo la guerra e la fame nel mondo. Dobbiamo cominciare a fare qualcosa perché davvero questa ingiustizia finisca. 

E per questo lo chiediamo innanzitutto al Signore e alla intercessione di Maria, che oggi veneriamo e invochiamo soprattutto come Madre di Dio, il suo titolo più importante. E voglio concludere queste considerazioni e questa preghiera con l’augurio che apre il Messaggio del Papa: «All’alba di questo nuovo anno donatoci dal Padre celeste, tempo Giubilare dedicato alla speranza, rivolgo il mio più sincero augurio di pace ad ogni donna e uomo, in particolare a chi si sente prostrato dalla propria condizione esistenziale, condannato dai propri errori, schiacciato dal giudizio altrui e non riesce a scorgere più alcuna prospettiva per la propria vita. A tutti voi speranza e pace». Lo accogliamo, questo augurio, rinnovando il desiderio di farlo nostro per tanti altri che, come e più di noi, ne hanno bisogno. 

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