L’ex sindaco di Roma e già ministro Gianni Alemanno è stato arrestato la sera del 31 dicembre e trasferito nel carcere di Rebibbia. L’arresto arriva a seguito della revoca dell’affidamento ai servizi sociali, concessi dopo la condanna definitiva a 1 anno e 10 mesi di reclusione per traffico di influenze illecite nell’ambito dell’inchiesta “Mondo di Mezzo”. Alemanno, che stava scontando la pena alternativa lavorando al villaggio “So.Spe.-Solidarietà e Speranza” di suor Paola D’Auria, è stato accusato dai magistrati di sorveglianza di aver violato le prescrizioni imposte. Alemanno – attualmente segretario del movimento Indipendenza! – svolgeva questa attività dal novembre 2023.
Le prescrizioni violate – In particolare, si sarebbe sottratto al programma stabilito, giustificando la propria assenza con impegni che si sono successivamente rivelati falsi. Le prescrizioni prevedevano inoltre il divieto di uscire di casa prima delle 7 del mattino, il rientro obbligatorio entro le 21 e il divieto di frequentare pregiudicati. Disposizioni che, secondo i giudici, Alemanno avrebbe trasgredito. L’arresto e la conseguente revoca della messa in prova ai servizi sociali è stato disposto d’urgenza dal tribunale di sorveglianza di Roma e la sera del 31 dicembre, intorno alle 20, Alemanno è stato condotto in carcere.
Dagli atti emerge che Almenno nel corso del 2024 si sarebbe visto in più occasioni con l’ex avvocato Paolo Colosimo, condannato in via definitiva nel 2018 a 4 anni e sei mesi nell’ambito del procedimento nato dall’inchiesta sul caso Fastweb. La decisione del tribunale di Sorveglianza sarebbe arrivata dopo una segnalazione degli inquirenti che stanno indagando su Alemanno in un nuovo procedimento che potrebbe avere ad oggetto reati fiscali.
Ora i suoi legali chiedono il ripristino della misura alternativa e presto dovrà essere fissata una udienza davanti al tribunale di Sorveglianza. Ad esprimersi sulla vicenda è Alfredo Antoniozzi, deputato di FdI, suo vecchio compagno di partito, che lo ha accompagnato durante l’avventura in Campidoglio tra il 2008 e il 2013 ed è l’attuale vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. “Ho fatto l’assessore con Gianni Alemanno e per me rimane una persona perbene. Provo dolore per quanto gli è accaduto e spero che possa presto chiudere questa vicenda. Gli sono umanamente vicino anche se non ho elementi per giudicare. Ma ritengo importante manifestare agli amici la propria solidarietà nei momenti difficili. Ed è una vicinanza del tutto personale che non ha alcun significato politico”.
La condanna – La condanna per traffico di influenze illecite si inserisce in uno dei filoni dell’inchiesta “Mondo di Mezzo”, che ha portato alla luce un sistema corruttivo che coinvolgeva politici e imprenditori. Alemanno era stato riconosciuto colpevole di aver favorito lo sblocco di pagamenti dell’azienda comunale Eur Spa in favore di Salvatore Buzzi e Massimo Carminati. Il Tribunale di Sorveglianza aveva accolto l’istanza della difesa, permettendo ad Alemanno di svolgere lavori socialmente utili presso una struttura che accoglie ragazze madri, famiglie in difficoltà e vittime di violenze, con l’obiettivo di favorire il loro reinserimento sociale. Tuttavia, le trasgressioni segnalate hanno portato alla revoca di questa misura alternativa.
L’inchiesta “Mondo di Mezzo” – Secondo l’accusa, tra il 2012 e il 2014, per il tramite l’ex ad di Ama Franco Panzironi, l’esponente dell’allora Alleanza nazionale avrebbe ricevuto, attraverso la sua Fondazione Nuova Italia, oltre 223mila euro tra cene elettorali, finanziamenti alla sua associazione e denaro contante. Una parte consistente dei soldi sarebbe arrivata nell’ottobre 2014, a due mesi dalla prima ondata di arresti avvenuti il 4 dicembre. Soldi, secondo l’accusa, arrivati dai due principali protagonisti dell’inchiesta ex “mafia capitale”: Salvatore Buzzi, a capo dell’universo di cooperative racchiuse sotto il marchio della 29 Giugno, e Massimo Carminati, noto estremista di destra. Va ricordato che l’iniziale aggravante mafiosa è decaduta in Cassazione per tutti gli imputati alla quale era stata contestata. Con la formula “per non avere commesso il fatto” però l’ex ministro delle Politiche agricole e forestali era stato, invece, assolto dalla Suprema corte nel capitolo che riguardava la gara d’appalto sulla raccolta differenziata incassando la prescrizione per la corruzione contestata nella vicenda del pagamento dei debiti Ama. I giudici avevano confermato la condanna a sei mesi per l’accusa di finanziamento illecito e avevano disposto un nuovo processo davanti alla Corte d’appello per la rideterminazione della pena (che riguardava il capo di accusa riqualificato da corruzione a traffico di influenze illecite) sullo sblocco dei pagamenti Eur Spa.
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