I dettagli dell’intervento allo Studiolo
Non è la prima volta che si interviene sulla celebre wunderkammer federiciana del 1476. Qualche nozione storica sui precedenti interventi, le immancabili curiosità e una certezza: a fine maggio 2025 riaprirà alle visite per stupire ancora il pubblico
Nell’ambito dei lavori relativi all’adeguamento impiantistico di Palazzo Ducale di Urbino, finanziati con i fondi PNRR allocati dal Ministero della Cultura, oltre che al riallestimento della collezione della Galleria Nazionale delle Marche che vi è ospitata, si sta procedendo anche a una vasta campagna di manutenzione straordinaria e di restauro delle opere d’arte. I medesimi interventi vengono effettuati sugli arredi e sugli apparati decorativi fissi, ovvero a peducci, stemmi, porte, cornici e, naturalmente, la boiserie del celebre Studiolo di Federico da Montefeltro.
Degli eleganti pannelli intarsiati che rivestono le pareti della piccola stanza, incastonata tra la Sala delle Udienze e la Camera da letto del Duca, affacciata sul balcone aperto tra i famosi torricini, si poteva valutare lo stato di conservazione solo osservandone il lato a vista, ma cosa stesse succedendo sul retro, nella parte a contatto con la parete, era del tutto ignoto.
Per cui, approfittando dei lavori in corso, si è proceduto al completo smontaggio per verificare se, quell’ottimo stato di salute fosse solo apparente o sostanzialmente veritiero, e quindi eventualmente intervenire per scopi conservativi.
Per eseguire la delicata operazione, ci si è avvalsi del suggerimento di chi, prima di oggi e per eventi drammatici legati alla messa in sicurezza del patrimonio artistico durante la Seconda Guerra Mondiale, dovette procedere allo smontaggio per proteggere il prezioso manufatto: Pasquale Rotondi.
Grazie agli appunti lasciati dallo storico Direttore della Galleria e alla dettagliata relazione del restauro condotto da Otello Caprara tra il 1969 e il 1972, innanzi tutto sono stati smontati i pannelli per sottoporli al trattamento di anossia, ovvero l’isolamento dei materiali in un ambiente privo di ossigeno per 30 giorni, permettendo così di eliminare tutti gli eventuali parassiti che potrebbero nascondersi nel legno e che, in futuro, potrebbero innescare processi di degrado e danneggiamento.
Realizzato dai fratelli Giuliano e Benedetto da Maiano, con l’apporto di vari artisti “disegnatori” tra cui Botticelli e Francesco di Giorgio Martini, lo Studiolo federiciano fu terminato nel 1476 e non è passato indenne attraverso i secoli.
Nel 1632 i dipinti degli Uomini Illustri vennero tagliati, risegati e asportati per volere del cardinal legato Antonio Barberini e solo 14 dei 28 originari sono ritornati ‘al loro posto’ in epoca recente a seguito dell’acquisto da parte dello Stato nel 1934, con destinazione alla Galleria Nazionale delle Marche.
Il piccolo ambiente, che rimase per secoli privo dei dipinti, alla metà dell’Ottocento era stato decorato con riquadri colorati nella parte alta (lo si ricava dal resoconto del sopralluogo che Giovan Battista Cavalcaselle compì a Urbino nel 1874); fu quindi in uso all’Accademia Raffaello negli anni in cui era ospitata nel Palazzo Ducale e nel novembre del 1883 subì anche un non meglio precisato intervento di restauro per mano di Luigi Martinelli di Umbertide: questa memoria è stata “scovata” dietro un pannello al momento dello smontaggio.
Per salvarlo da eventuali bombardamenti, nel 1943 lo Studiolo fu smontato sotto la direzione di Pasquale Rotondi e conservato nei sotterranei. L’occasione di vedere le pareti spoglie del palazzo diede al grande storico dell’arte la possibilità di studiarne le varie fasi di costruzioni e di redigere una fondamentale monografia sull’edificio. Alla fine degli attuali lavori sarà prodotto un testo relativo alle “osservazioni” fatte in occasione degli stessi, che aggiorneranno i dati conosciuti – in particolare grazie a Rotondi – sull’intero Palazzo Ducale.
Dietro i pannelli dello Studiolo, adesso in anossia, è tornata visibile una scritta a carboncino realizzata in epoca moderna: Pantesilea. La memoria delle figlie di Pasquale Rotondi, Paola e Giovanna che ringraziamo per la vicinanza al museo, ha consegnato il ricordo di come il padre le conducesse nelle sale vuote e, per farle divertire in tempi difficili, leggesse loro il nome della mitologica regina delle Amazzoni, stimolandole a fare congetture sull’identità dell’autore dell’iscrizione, legandola a Federico da Montefeltro e al figlio Guidubaldo.
Infine giungiamo ai giorni nostri: all’inizio dello scorso mese di novembre, lo Studiolo è stato nuovamente smontato e, in seguito ai lavori di restauro in corso, la scritta è riapparsa così come sono riemerse tracce di storie e di emozioni umane.
I pannelli sono stati trasportati in un deposito appositamente attrezzato nell’Appartamento dei Melaranci del Palazzo Ducale. All’interno di questo ambiente i manufatti sono stati sottoposti a degli interventi di manutenzione, comprensivi della spolveratura con aspiratori e panni morbidi, applicazione di antitarlo a pennello e tramite iniezione, piccoli interventi di stuccatura. Successivamente i pannelli sono stati inseriti all’interno di involucri realizzati con un film barriera plastico, all’interno dei quali l’atmosfera viene gradualmente modificata, sostituendo l’ossigeno con l’azoto, rendendo la vita inospitale a eventuali infestanti presenti, in primis i tarli, principale fonte di degrado per il legno. Il trattamento ha una durata variabile dai 30 ai 40 giorni e permette di eliminare ogni forma di parassita presente sui manufatti in maniera non tossica, e quindi sicura per l’operatore.
In primavera, una volta terminati gli interventi edili e impiantistici, lo Studiolo sarà rimontato nella sua collocazione originaria e da fine maggio 2025 sarà nuovamente visibile al pubblico, restaurato e valorizzato da un nuovo impianto di illuminazione.
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