TRENTO. Basti un dato su tutti, fotografato dall’analisi dello studio Gabrielli & Partners, per capire che va fatto subito qualcosa: il caseificio che ha pagato di più il latte, nel 2024, è stato Presanella, 80 centesimi di media al litro, quello che ha liquidato meno è Cercen, 58 centesimi. Un divario che diventa difficilmente sostenibile alla lunga e che forse non basta per comprendere le fratture degli ultimi tempi ma certo aiuta a capire. Come uscirne? Riportare il Trentingrana su un livello di mercato premium, lasciare liberi i caseifici di commercializzare in proprio parte del prodotto, riorganizzare il Consorzio, che pur dovrà essere rafforzato nel proprio ruolo a cui andrà garantita un’adeguata quantità di prodotto.
Queste – tra le altre – le suggestioni uscite dallo studio Gabrielli, che FederCoop ha presentato al Cda di Concast e a quello di Latte Trento, oltre che alla Federazione Allevatori. Uno studio che, per lo meno, e pur a distanza – non è stato un tavolo unico, ma tre Cda distinti – è stata la prima base comune di discussione da tanto tempo.
Da qui la soddisfazione del presidente della Cooperazione Roberto Simoni e del presidente di Concast (nonché vice di Simoni in Federcoop) Stefano Albasini. Uno studio che non basterà a far scoppiare la pace, come chiariscono le parole del presidente di Latte Trento Renato Costa, che fa capire serve un approfondimento sui costi di struttura, ma che pur si dice pronto a lavorare ad un progetto definitivo. Il che è già un primo passo sulla strada – pure tutta in salita – per fermare le spinte centrifughe che agitano il settore.
Lo studio.
Il problema è il liquidato ai soci. Basso, troppo secondo i caseifici che sembrano pronti ad andar via. Ma a far pensare sono soprattutto le differenze: 80 centesimi al litro al Presanella, 78 centesimi in Primiero, 58 a Cercen. Cosa accomuna i primi due caseifici? Fanno vendita diretta. E questo già è un elemento sul tavolo. Anche Latte Trento vanta cifre buone: 76 centesimi al litro per il latte alimentare, ma 81 per il latte che va in Trentingrana.
Cosa fare per aumentare la remunerazione dei soci? Lo studio qualche idea la dà. Intanto salva l’impianto strutturale, chiedendo un rafforzamento del Concast e del vincolo di appartenenza dei soci, che dovrebbero garantire quantitativi certi di materia prima, ma invocando al contempo un riassetto organizzativo, creando una società ad hoc per i servizi, distinguendoli dunque dal marketing. Lo studio propone inoltre un miglioramento di posizionamento sul mercato, come prodotto premium sia di Trentingrana che di altri formaggi. E su questo va nella direzione già auspicata da altri: il Trentingrana ha ad oggi un disciplinare più simile al Parmigiano reggiano, ma spesso un prezzo da Grana Padano. Le due cose insieme non si tengono. Lo diceva chi contestava la vendita sugli scaffali Lidl, lo dice ora lo studio Gabrielli.
Si propone inoltre di ottimizzare la gamma dei prodotti, spingere verso una specializzazione produttiva, valorizzando il brand Trentino e «valorizzando i soci di Concast quali canali di vendita diretta sul territorio», che visti i risultati di Presanella e Primiero forse è una buona idea. E poi serve un miglioramento della comunicazione. Queste le basi su cui ci si dà tempo 3 mesi per lavorare ad un progetto che trascini fuori dalla palude in cui si è finiti.
Simoni incassa un primo successo: «La situazione attuale richiede un cambio di prospettiva. I dati suggeriscono la strada da intraprendere». E ancora: «Ritrovare unità e rilanciare il valore del comparto: questo l’obiettivo che insieme vogliamo perseguire, attendiamo ora il ritorno da parte dei nostri interlocutori rispetto a quanto presentato, pronti a raccogliere ogni stimolo utile per migliorare il documento rendendolo pienamente condiviso».
Parla dell’importanza di lavorare insieme il presidente Concast Albasini: «Gli stimoli forniti sono stati numerosi, riferiti sia alla valorizzazione del prodotti della nostra filiera che alla riorganizzazione e razionalizzazione dei processi produttivi. Centrale risulterà la volontà dei nostri soci di credere in questo progetto, accettando una visione realmente unitaria».
E Latte Trento? È al tavolo, il che già è un risultato. Ma evidenzia la mancanza di analisi sui centri di costo del consorzio, uno dei temi su cui più batte da tempo. Tuttavia si dice pronta a discutere: «Abbiamo fissato un ulteriore momento di lavoro con i consulenti dedicati. In particolare, la volontà è di lavorare su alcuni aspetti che riguardano i costi di produzione che oggi gravano sul liquidato ai soci e che, a nostro giudizio, possono essere razionalizzati».
Parla infine di visione sfidante il presidente della federazione Allevatori Giacomo Broch che evidenzia: «Tra i dati presentati colpisce il tema del rinnovo delle stalle che, in molti casi, non hanno subito interventi negli ultimi 24 anni. Serve un forte coinvolgimento della politica provinciale su questo settore: dove una stalla chiude, quasi certamente, non riaprirà più».
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