Già a gennaio sarà possibile fare richiesta all’INPS per l’ottenimento della Prestazione Universale: scopriamo a chi è rivolto e come funziona il nuovo sussidio sperimentale.
Negli anni scorsi si è parlato a lungo del reddito universale di base, ovvero una cifra concessa a tutti quei cittadini che per varie ragioni si trovano nell’impossibilità di ottenere reddito tramite lavoro. Tale misura è stata portata come cavallo di battaglia dal Movimento 5 Stelle e avversata, sempre in campagna elettorale, dall’attuale governo.
Il principio secondo il quale tale reddito è stato ritenuto inopportuno è che non era stato creato un sistema di introduzione al lavoro che potesse renderlo realmente una misura temporanea di sostegno. Chiaramente senza la possibilità di tramutare la sussistenza in possibilità di lavoro, la misura aveva costi sproporzionati per lo stato – non solo toglieva disponibilità al budget annuale ma contribuiva a diminuire gli introiti derivanti dalle tasse – e sulla lunga diveniva insostenibile.
Attualmente, almeno per quanto riguarda i progetti di aiuto all’ingresso nel mondo del lavoro, la strada rimane lunga, tuttavia il governo ha mantenuto fede alle promesse di non far mancare l’assistenza e gli aiuti a coloro che ne hanno bisogno. La prestazione universale, nuovo sussidio sperimentale valido per il biennio 2025-2026 (approvato all’interno del ddl anziani inserito in Gazzetta Ufficiale n°76 del 2023), rientra proprio nel novero di quelle misure pensate per andare incontro alle esigenze dei cittadini maggiormente bisognosi.
Cos’è la Prestazione Universale e chi può ottenerla
La Prestazione Universale è un sussidio pensato per dare assistenza economica a quegli anziani che non sono autosufficienti ed hanno superato la soglia degli 80 anni. Chi ottiene il via libera per la ricezione del sussidio avrà a disposizione mensilmente 850 euro che si andranno a sommare ai 551,76 euro già previsti per l’assegno di accompagnamento.
Al fine di evitare disguidi e possibili tentativi di usufruire indebitamente del sussidio è stato previsto che sarà l’INPS stessa a stabilire se il richiedente ha bisogno assistenziale di livello gravissimo facendo fede chiaramente al parere medico sulla condizione del paziente e sui dati presenti all’interno del proprio archivio che stabiliscono uno storico delle condizioni di salute dell’avente diritto.
Il raggiungimento della soglia anagrafica degli 80 anni e la condizione di bisogno assistenziale di livello gravissimo sono dunque le condizioni principali che si devono presentare per ottenere la concessione del bonus, ma non sono le uniche, visto che gli 850 euro mensili verranno concesso solamente a chi possiede un ISEE di soli 6.000 euro o addirittura inferiore. L’ultimo requisito è abbastanza scontato ed è quello di possedere una residenza in Italia.
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Quando l’INPS può revocare la Prestazione Universale
Come detto il nuovo sussidio al momento è sperimentale e sarà possibile richiederlo dall’1 gennaio 2025 fino al 31 dicembre 2026. Se la sperimentazione avrà successo non è escluso che già a partire dalla prossima manovra possa diventare una misura istituzionale, in quel caso però bisognerà capire se verrà finanziata allo stesso modo e dunque la cifra mensile rimarrà uguale.
Al di là dell’incertezza sul prosieguo di questo sussidio nel tempo, l’INPS già ora si riserva il diritto di revoca in alcuni casi. Trattandosi di un sussidio specifico e dunque rivolto solo al sostegno economico di quelle famiglie che non possono permettersi i costi di una clinica o di un’assistenza casalinga h24 per anziani completamente incapaci di gestirsi, è obbligatorio che la somma venga spesa per pagare il badante o la clinica che se ne occupa.
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I pagamenti devono dunque essere tracciabili e qualora il denaro non dovesse risultare speso per queste voci, la Prestazione Universale sarebbe revocata a partire dal mese successivo.
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