Per le donne, il sessismo è un fattore di rischio di declino cognitivo

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Il sessismo strutturale è un fattore di rischio importante per il declino cognitivo femminile. Lo sostiene uno studio pubblicato su Alzheimer’s & Dementia, che aggiunge un tassello importante alle nostre conoscenze di come le disuguaglianze di genere impattano sulla salute. Le donne nate negli Stati più sessisti d’America vanno incontro a un declino cognitivo più rapido, dopo i 65 anni, rispetto alle donne nate negli Stati meno sessisti.

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Una piaga che fa ammalare. Il termine sessismo strutturale indica l’iniqua distribuzione di risorse e di potere a svantaggio della popolazione femminile: è la conseguenza di politiche e norme sociali che penalizzano le donne sul piano economico, lavorativo e della rappresentanza all’interno delle istitutuzioni.

Già in passato questo fenomeno è stato collegato a un minore accesso a cure e assistenza sanitaria (con riferimento alla sanità degli Stati Uniti, dove è stato effettuato lo studio), a una maggiore incidenza di malattie croniche e a una mortalità precoce. Finora però nessuno aveva indagato le conseguenze del sessismo strutturale sulla salute cognitiva di chi ne subisce le conseguenze.

Cresciute con quali modelli? Nel nuovo studio, i ricercatori della Columbia University hanno calcolato i livelli di sessismo strutturale nei vari Stati americani nei decenni passati basandosi sul rapporto tra uomini e donne nella forza lavoro, sul numero di rappresentanti femminili negli organi legislativi che si erano succeduti al potere, sui livelli di povertà e su altri parametri. Poi, hanno indagato la relazione tra sessismo strutturale e performance cognitive (mnemoniche in particolare) di 21.000 persone, i cui dati erano stati inclusi in due database statunitensi, il Washington Heights-Inwood Columbia Aging Project e l’Health and Retirement Study.

Perdita più veloce. Si è visto così che la memoria delle donne over 65 incluse nei due studi era peggiorata più rapidamente negli Stati americani più interessati da sessismo strutturale, rispetto a quelli meno toccati dal fenomeno. La differenza tra l’essere nata nello Stato più sessista e l’essere nata in quello meno sessista era equivalente a nove anni di declino cognitivo.

L’associazione tra sessismo e declino cognitivo è sembrata particolarmente forte per le donne afroamericane. L’ipotesi è che «l’impatto intersezionale del sessismo e del razzismo crei una forma unica di oppressione che ha maggiore rilevanza per la salute cognitiva rispetto al sessismo o al razzismo da soli», spiega Jennifer Manly, neuropsicologa e autrice senior dello studio.

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Prevenire ingiustizie e demenze. Finora, gli studi che cercavano di capire perché l’Alzheimer colpisca le donne più degli uomini si sono concentrati più che altro su differenze biologiche (ormonali, genetiche), mentre il nuovo lavoro suggerisce che vi siano anche importanti fattori culturali finora non sufficientemente apprezzati, alla base di questo diverso impatto: forse, intervenire sul sessismo strutturale potrebbe ridurre i fattori di rischio per questa forma di demenza.

Tagliate fuori. Come facciano le profonde disuguaglianze di genere ad accelerare il declino cognitivo, dovrà essere ulteriormente compreso. Un’ipotesi è che il sessismo strutturale renda più difficile accedere agli strumenti a disposizione per preservare la salute fisica, e che alla lunga tutto questo impatti sul benessere del cervello.





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