Il Tar ha revocato la sospensione del nuovo tariffario del sistema sanitario nazionale

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È stato revocato il decreto con il quale solo ieri il Tar del Lazio aveva sospeso il decreto Tariffe che contiene l’aggiornamento del tariffario delle visite e degli esami garantiti ai cittadini dal sistema sanitario nazionale. Lo comunica lo stesso tribunale amministrativo del Lazio dopo aver preso atto delle gravi conseguenze derivate dalla sospensione del decreto, sospensione che di fatto avevano determinato il blocco del sistema di prenotazione ed erogazione dei servizi sanitari da parte del Ssn.

Come avevamo annunciato l’istanza di revoca del decreto Tariffe è stata depositata oggi dall’Avvocatura dello Stato per conto del ministero della Salute.

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In pratica i giudici amministrativi hanno oggi “accolto l’istanza di revoca esportata al relatore intorno alle ore 11:30 del 31 dicembre” e confermano la fissazione alla Camera di consiglio del 28 gennaio. Intanto in molte regioni si stanno registrando diversi problemi, segnalati anche dai medici di famiglia, nella prenotazione di esami e visite. Ora la nuova decisione del Tar del Lazio e l’attesa per capire come andrà a finire.  

Cosa c’è nel decreto tanto discusso

Doveva entra in vigore ieri 30 dicembre introducendo il nuovo tariffario per visite ed esami, ma anche nuove prestazioni coperte dal sistema sanitario nazionale, e quindi gratuite o dietro il pagamento di un ticket. Tuttavia il tribunale amministrativo del Lazio proprio ieri ha accolto un ricorso presentato dagli operatori della sanità privata che hanno rilevato irregolarità nel testo tanto da sollevare presupposti di incostituzionalità.

La situazione è diventata surreale. Dopo 8 anni di rinvii i nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea) che comprendono nuove cure – dalla procreazione medicalmente assistita a nuove terapie oncologiche, nuovi screening neonatali, diagnosi e monitoraggio di celiachia, endometriosi e diverse malattie rare solo per citarne alcune – sarebbero già disponibili, ma la sospensione dell’aggiornamento delle tariffe associate alle prestazioni di specialistica ambulatoriale rende tutto di nuovo in bilico. Proprio questo nomeclatore –  che aggiorna 1.113 tariffe associate alle prestazioni di specialistica ambulatoriale – aveva fatto battere i pungi agli operatori sanitari che denunciavano un taglio dei rimborsi fino al 70%, mettendo in crisi il comparto della sanità convenzionata. 

La sospensione del decreto tariffe

La decisione del Tar ha colto di sorpresa le Regioni che intanto avevano adeguato i sistemi informatici con i nuovi codici delle prestazioni. La sentenza di ieri delTar obbligava il Ministero della Salute a un repentino retrofront, definendo il ritorno ai vecchi codici per prenotare visite ed esami, in attesa di una sentenza definitiva del tribunale amministrativa, attesa come detto non prima di fine gennaio.

Nel frattempo le Asl usano già i nuovi codici, mentre le nuove prestazioni – come la Pma, screening e diagnosi di malattie rare – hanno codici del tutto nuovi che non si sa se saranno ancora validi. Per medici e pazienti si tratta di un impasse con numeri enormi: nel giorno medio vengono infatti fatte fino a 400 mila prenotazioni per visite ed esami, con l’effetto che i medici di famiglia rischiano di prescrivere ricette con codici che non vengono poi riconosciuti dai centri di prenotazioni delle unità sanitarie locali. 

Uno stop anche solo di qualche giorno interesserà un numero importante di cittadini, già alle prese con tempi di attesa biblici.

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Dai sindacati dei medici era intanto arrivata la richiesta alle regioni di spiegare ai cittadini i disservizi, specificando che le criticità non dipendono dai medici prescrittori. Pertanto chi si recherà negli studi del proprio medico nei prossimi giorni potrà trovare avvisi come questo.

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Ma quando terminerà il caos? Chi si oppone al nuovo nomeclatore denuncia il rischio di compromettere la sostenibilità economica delle strutture sanitarie private accreditate. Karin Saccomanno, presidente dell’Associazione imprese sanitarie indipendenti (Aisi) denuncia di aggiornamenti “inadeguati rispetto ai reali costi sostenuti dalle nostre strutture, mettendo a rischio la qualità dei servizi offerti ai cittadini”. Gli operatori fautori del ricorso aspettano una convocazione dai vertici del Ministero della Salute e chiedono tariffe congrue e che riflettano i costi reali delle prestazioni “per permettere alle strutture di continuare a investire in innovazione e garantire elevati standard qualitativi”. 

La data da salvare sul calendario

Il 28 gennaio è stata fissata la trattazione collegiale: i giudici del Tar del Lazio dopo aver revocato la sospensiva dopo il ricorso di laboratori e strutture private che lavorano con il sistema sanitario nazionale e che denunciano di fatto un taglio dei rimborsi fino al 70%, dovranno confrontarsi con i legali del ministero della Salute che stanno lavorando a un “intervento chirurgico” sul decreto per evitare il protrarsi del caos.



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