Comunità energetiche in Italia: strumenti di una rivoluzione-innovazione condivisa e sostenibile

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Le comunità energetiche in Italia, ma non solo, sono chiamate a giocare un ruolo primario. L’Unione Europea prevede che, a regime, una quota tra il 10 e il 20% dell’energia proverrà da esse. Anche in Italia si è parlato molto delle prospettive che potrebbero aprire le CER. A oggi però sono poche: si contano 168 realtà attive, comprese le iniziative di autoconsumo collettivo, ricorda l’Electricity Market Report 2024.

Complessità normative e burocratiche, finora, non hanno permesso lo sviluppo che meritano. Vanno comprese nella loro interezza, anche sotto forma di esempi e di conoscenza, come elementi fondamentali della transizione energetica. Quest’ultima ricopre un’importanza che va al di là dello sviluppo di un nuovo modo di produrre energia. Essa “implica anche una ridefinizione dei modelli economici, delle relazioni sociali e della governance territoriale”, scrivono Luca Tricarico e Francesco Gerli, autori e curatori di “Energie di comunità. Le comunità energetiche rinnovabili per un futuro sostenibile” (Fondazione Giangiacomo Feltrinelli), libro nato – spiegano gli stessi – da un felice incontro tra comunità scientifica e practitioners che lavorano sul tema delle comunità energetiche in Italia.

I presupposti da cui partire

Il libro si focalizza sull’esperienza delle comunità energetiche in Italia, ma parte da una premessa più ampia, che ha al centro una rivoluzione-innovazione generata da un modo di produrre energia che ha nel crescente peso specifico delle fonti rinnovabili a scapito dei combustibili fossili. Leonardo Becchetti nella prefazione, ricorda la storica dichiarazione finale alla COP28, tenutasi a Dubai, il “transitioning away from fossil fuels”, ovvero il graduale abbandono delle fonti fossili e il passaggio a fonti di produzione energetica in grado di produrre da cento a duecento volte meno emissioni di CO2 (idroelettrico, sole, vento, nucleare). 

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“La portata della sfida è comunque enorme perché, a differenza di quella sul buco dell’ozono per cui è bastato modificare le caratteristiche di alcuni beni di consumo durevoli al fine di ridurre significativamente la produzione di clorofluorocarburi per risolvere il problema, le cose da modificare sono moltissime e incidono profondamente sul nostro stile di vita”.

Non si tratta, però, di una sfida disperata, evidenzia lo stesso autore (economista e docente presso l’Università di Roma Tor Vergata). Porta, come esempio, il drastico calo di prezzo del fotovoltaico che dal 1975 a oggi è passato da 100 dollari a 12 centesimi di euro per effetto del progresso tecnologico e delle economie di scala. Ma, in generale, oggi produrre energia da rinnovabili (fotovoltaico ed eolico) costa meno “che da ogni altra fonte fossile (e anche dal nucleare)”.

I motivi dell’importanza delle comunità energetiche

È in questo contesto che si gioca la partita delle comunità energetiche. Lo stesso economista enumera i motivi della loro importanza. Il primo è che la rivoluzione delle rinnovabili trasformerà radicalmente il sistema dell’energia con il passaggio da pochi grandi produttori a una miriade di grandi e piccoli. Richiede, pertanto, un nuovo assetto delle reti di trasmissione.

Un secondo motivo, a favore delle comunità energetiche, è che esse favoriscono coinvolgimento e partecipazione dei privati cittadini alla nuova partita dell’energia.

Terzo, ma non certo ultimo, le comunità energetiche «sono e saranno anche uno strumento di pace. Nella storia molte guerre scaturiscono da un’originaria contesa di risorse scarse, incluse le fonti di energia». La diffusione delle comunità energetiche “distribuisce capillarmente la produzione polverizzando e “de-strategicizzando” l’approvvigionamento energetico”.

Comunità energetiche e transizione energetica

Ma realizzare comunità energetiche, in Italia e non solo, non è semplice. Già la stessa transizione energetica rappresenta una delle sfide più pressanti e complesse del XXI secolo, ricordano Tricarico e Gerli nell’introduzione, sottolineando che la transizione energetica, infatti, per essere all’altezza della radicalità che le è domandata, richiede di conoscere come innovare e sperimentare modelli differenti di sistema energetico.

Tra le opportunità di un nuovo modo di produrre e consumare energia, le comunità energetiche assumono un valore primario. Oggi, a fronte di un quadro normativo che ha assunto “quella stabilità necessaria per consentire alle esperienze di comunità energetiche di diffondersi” e rappresentare una reale opzione per la transizione energetica, si può ragionare su un loro sviluppo.

Il ruolo delle CER

Il libro tratta il tema delle comunità energetiche in Italia, considerando diverse sfaccettature. Nel primo capitolo-contributo, Matteo Zulianello esamina il ruolo delle Comunità Energetiche Rinnovabili nella transizione energetica, analizzando le loro potenzialità e i loro limiti. È proprio lui a ricordare il ruolo che dovrebbero avere le CER, anche attraverso il PNIEC. “Rispetto alla crescita delle rinnovabili nel settore elettrico, l’attesa è che le CER partecipino per circa il 10% al loro raggiungimento, grazie alla realizzazione di impianti di taglia medio-piccola integrati nei contesti locali”.

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Attraverso una prospettiva multidisciplinare, Zulianello esplora il contributo delle CER nella riduzione delle emissioni di gas serra e nell’innovazione nel settore energetico. Segnala che siamo solo agli inizi: “il percorso delle comunità energetiche è appena iniziato e possiamo immaginare che serviranno alcuni anni per arrivare a una loro reale diffusione e alla generazione di impatti sul territorio, grazie anche ai chiarimenti della giurisprudenza di riferimento (e della fiscalità) che oggi risultano ancora particolarmente acerbi”.

Le CER in Europa e le opportunità occupazionali

Il terzo capitolo, a cura di Alessandro Sciullo, si concentra sull’affermarsi “storico” del modello CER in Europa, esaminando la sua evoluzione nel tempo e le sue implicazioni per il futuro dell’energia sostenibile. Sciullo analizza i fattori che hanno contribuito al successo delle CER in passato e identifica le sfide che queste comunità devono ancora affrontare. Ricorda l’importanza della direttiva RED II, un autentico spartiacque nella possibilità, per i cittadini e gli attori sociali in generale, di “costituire aggregati di consumatori riconosciuti nel loro diritto di produrre, vendere e scambiare energia prodotta da fonti rinnovabili”, alle cui radici si può trovare il presupposto che aveva dato vita alle Iniziative di Azione Collettiva (CAI).

L’importanza delle comunità energetiche si misura anche dalle potenzialità occupazionali connesse. Di questo si occupano Giulia Romagnoli e Luca Esposito, esplorando il legame tra energia sostenibile e lavoro, concentrandosi sulle potenzialità generative dei green jobs all’interno delle CER. Attraverso casi studio e analisi empiriche, i due autori illustrano il ruolo cruciale che le comunità energetiche possono svolgere nella creazione di occupazione e nell’incentivazione di un modello di crescita economica sostenibile e inclusiva. A conferma di quanto sia forte il potere attrattivo del settore green, a livello occupazionale, ricordano che tra il 2012 e il 2022 il numero di posti di lavoro nel settore delle energie rinnovabili è cresciuto in modo esponenziale, a livello mondiale, passando da 7,3 milioni nel 2012 a 13,7 milioni nel 2022, portando a modifiche strutturali e a significativi impatti socio-economici.

CER come strumento di lotta al contrasto alla povertà energetica

Leonardo Becchetti e Francesco Salustri esaminano il ruolo degli incentivi nel disegnare le CER, esplorando le politiche pubbliche e i meccanismi finanziari che possono favorire lo sviluppo e la diffusione delle configurazioni CER, utilizzando approcci derivanti dalla teoria dei giochi.

Comunità energetica - comunità energetiche in Italia

Lorenzo De Vidovich, invece, affronta il tema della povertà energetica nelle comunità energetiche, esaminando le dinamiche socio-economiche che possono influenzare l’accesso equo all’energia e le strategie per affrontare questa sfida. Ricorda, a tale proposito, che la CER si inserisce tra le forme di contrasto alla povertà energetica con l’obiettivo di agire non solo sulla sfera economica dei consumi generando risparmio, ma anche sull’efficientamento dei consumi energetici e sulla riduzione delle emissioni climalteranti, “in una logica d’intervento differente rispetto, ad esempio, a quelli dei sostegni economici ai consumi, che non modificano una postura passiva, non di autoconsumo, da parte del consumatore finale”.

Impatti sociali ed effetti sulla finanza ESG

Enrico Bellazzecca, Danny Casprini e Francesco Gerli approfondiscono il tema della valutazione di impatto sociale delle configurazioni, sottolineando l’opportunità di seguire un approccio “realista” per catturare la pluralità delle innovazioni sociali rese possibili dalle CER.

Adriano Bisello, Maksym Koltunov e Luca Tricarico si concentrano sul finanziamento delle CER in Italia, analizzando la letteratura e i casi di finanziamenti legati alla finanza ESG, capaci di favorire gli investimenti nelle comunità energetiche in Italia.

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Esempi di comunità energetiche in Italia

C’è spazio agli esempi anche di comunità energetiche avviate. Chiara Martone, Elisa Marrasso, Giovanna Pallotta, Carlo Roselli, Maurizio Sasso, presentano evidenze empiriche dai casi studio sulle CER, offrendo spunti preziosi sulle best practices e sulle criticità che queste comunità affrontano nel concreto, sottolineando il potenziale dell’adattamento dei modelli CER alle specificità place-based e aprendo la prospettiva a fonti energetiche autoctone.

Un esempio è quello della CER a Tirano (Sondrio), i cui sistemi di conversione energetica includono: un impianto di cogenerazione a biomassa a ciclo Rankine organico, un mini-impianto idroelettrico e un impianto PV. Lo studio propone diversi scenari di comunità e viene dimostrata la fattibilità economica della CER basata sulla biomassa legnosa.

Anita De Franco, Roberto De Lotto, Elisabetta Maria Venco riflettono, in particolare, sull’esperienza di Segrate nel promuovere le CER, esplorando le lezioni apprese “e le sfide ancora da affrontare nel processo di creazione di comunità energetiche all’interno di un contesto locale specifico”.

Nel capitolo undici, Federica Rotondo illustra l’esperienza bolognese dei quartieri di Pilastro e Roveri. Il caso bolognese è emblematico per diverse ragioni. Innanzitutto, perché si tratta di uno dei primi esperimenti di comunità energetica di quartiere a Bologna e in Italia, con l’ambizione di coinvolgere attori del settore pubblico, privati e del terzo settore. Inoltre, esso si colloca in un periodo segnato dalla promozione delle comunità energetiche a livello europeo (con il decreto 199/2021 e la direttiva 2018/2001 /UE) e alla diffusione del Covid-19 a livello globale.

Nel capitolo 11 Chiara Brogi e Gianluca Ruggieri raccontano l’esperienza nel supporto alla cooperazione energetica di ènostra, cooperativa nata nel 2014 con la missione di favorire la partecipazione attiva dei cittadini alla transizione energetica in qualità di prosumer. Oltre a ricordare le CER avviate, illustrano le fasi salienti del percorso di formazione di una CER.

In conclusione

La postfazione, curata da Stefano Moroni, analizza peculiarità e vantaggi delle risorse rinnovabili, della generazione distribuita e del prosuming, elementi che si ritrovano uniti nel concetto di comunità energetica. Esplora le implicazioni sociali, economiche e ambientali di queste opzioni energetiche emergenti, evidenziando il loro potenziale vantaggioso nel promuovere la sostenibilità e la resilienza delle comunità. Come ricordano Tricarico e Gerli, “Moroni invita a considerare le sfide della transizione energetica come opportunità per innovare e costruire un sistema energetico più sostenibile e inclusivo andando oltre approcci ideologici e spesso fuorvianti. È questo l’obiettivo più profondo di tutto il volume”.

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