ARRESTI, SEQUESTRI, BLITZ E CONDANNE IN CARCERE NEL RAPPORTO DELLA DIA – Rete Gargano

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Dalla mafia garganica (Manfredonia, Vieste, Monte e Mattinata) a quella cerignolana, sanseverese e della Società. Evidenziate le operazioni soprattutto sul promontorio ai danni dei vari clan che spadroneggiano tra droga, armi e racket.

“La quarta mafia è com­posta da una pluralità di iden­tità mafiose distinte: Società foggiana, mafia garganica, mafia dell’alto Tavoliere, ma­lavita cerignolana. La dislo­cazione di tali consorterie sull’intero territorio provin­ciale ricalca sostanzialmente la suddivisione della Capita­nata in 4 quadranti geografici: Foggia, marcoarea del Gar­gano con i vari epicentri (Manfredonia, Monte Sant’Angelo, Mattinata e Vie­ste in particolare, ndr), alto Tavoliere (con San Severo epi­centro, ndr), basso Tavoliere (con Cerignola epicentro ma anche Orta Nova, ndr). Le risultanze investigative han­no confermato che le 4 prin­cipali organizzazioni mafiose sono collegate secondo logiche di condivisione di strategie, di interessi, di campi d’azione, e di reciproco supporto”.

Così la Direzione investi­gativa antimafia sulla situa­zione della quarta mafia nel secondo semestre 2023. Il dos­sier questa volta rispetto al passato dà meno spazio all’analisi, privilegiando l’elenco di una serie di blitz, condanne, scarcerazioni, se­questri di beni, interdittive antimafia (17), ma anche omi­cidi e agguati falliti.

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Per il resto c’è la conferma di una ventina di clan sparsi su tutto quasi il territorio provinciale della Capitanata.

Negli anni più recenti la Dia con interessanti analisi aveva rimarcato come mai i clan della Capitanata fossero as­surti a quarta mafia d’Italia, dopo Cosa nostra, ’ndranghe­ta e camorra. I dossier ave­vano spaziato dalla borghesia mafiosa alla terra di mezzo quale punto di contatto tra interessi mafiosi e di settori dell’imprenditoria e della po­litica; dalla mafia camaleon­tica “capace di essere insieme rozza e feroce ma anche af­faristicamente moderna con una vocazione imprenditoriale”, alla mancanza di pentiti (con inversione di tendenza nel 2024); dalla capacità di attirare nuove leve coinvol­gendo giovanissimi, all’essersi seduta al tavolo dei grandi, avendo fornito canali di sbar­co ai narcotrafficanti albane­si.

Le 8 pagine dedicate alla quarta mafia nell’ultimo rap­porto Dia privilegiano invece l’aspetto cronachistico. Tro­vano così spazio tra l’altro la notizie dell’ergastolo in primo grado a un presunto killer del clan Moretti (Giuseppe Alba­nese) per l’omicidio di Rocco Dedda nel gennaio 2016 legato  a una guerra tra clan; il blitz antidroga “Game over’’ del 24 luglio con 82 arresti (già 59 condanne in primi grado) che ha svelato il monopolio im­posto dai clan per lo smercio di cocaina a Foggia, nell’or­dine di 10 chili e 50mila dosi al mese e un guadagno di 200mila euro; le condanne a ele­menti di spicco della “Società” nei processi Araneo su un traffico di droga (5 condanne) e “Decimabis” sulla mafia del pizzo (12 condanne); la sor­veglianza speciale imposta a Raffaele Tolonese, scarcerato a marzo 2023 dopo 10 anni, “unico storico elemento di vertice della batteria Trisciuoglio/Tolonese/Prencipe rimasto in vita”, visto che Federico Trisciuoglio è morto a ottobre 2022; e Salvatore Prencipe, che peraltro negli ultimi anni non era mai finito nei radar investigativi, è stato ucciso nel maggio 2023 in un agguato mafioso ancora im­punito.

Sul promontorio del Gar­gano tra i fatti più salienti la Dia cita una serie di arresti di mafiosi per droga e omicidi; la condanna definitiva all’erga­stolo di Matteo Lombardi, al vertice del clan Lombardi/Ricucci/La Torre ex gruppo Ro­mito, per l’omicidio di Giu­seppe Silvestri ucciso a Monte Sant’Angelo il 21 marzo 2017 nell’ambito della con i rivali Li Bergolis/Miucci; l’omicidio a Mattinata il 17 luglio dell’al­levatore Bartolomeo Lapomarda, “fatto di sangue di valenza mafiosa non solo per le modalità di esecuzione ma anche per la contiguità della vittima alla criminalità viestana”; i sequestri di beni a carico di familiari dell’ex boss di Vieste Marco Raduano (cat­turato lo scorso primo feb­braio a Bastia in Corsica dopo un anno di latitanza in seguito alla fuga dal supercarcere di Nuoro e pentitosi dopo 40 gior­ni) e di parenti di Pasquale Ricucci, ucciso dal clan Libergolis nel novembre 2019.

gazzettacapitanata



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