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Maggiorazione delle pensioni, ecco i nuovi importi approvati, da gennaio ci sarannno novità (ma anche molte delusioni).
Nel contesto dell’attuale situazione economica, la rivalutazione delle pensioni per il 2025 si presenta con un aumento piuttosto contenuto. Infatti, il decreto del 15 novembre, firmato dal Ministero dell’Economia e dal Ministero del Lavoro, ha stabilito una percentuale di indicizzazione pari allo 0,8%.
Questo significa che, in media, i pensionati vedranno un incremento di soli 3 euro al mese, un importo nettamente inferiore rispetto alle aspettative di molti, soprattutto in un periodo caratterizzato da un elevato costo della vita.
Cos’è la perequazione automatica delle pensioni
La perequazione automatica, nota anche come rivalutazione delle pensioni, è un meccanismo essenziale per garantire ai pensionati di mantenere il proprio potere d’acquisto. Essa viene calcolata sulla base della variazione dell’indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), escludendo il tabacco. Questo indice è cruciale per misurare l’inflazione, ovvero l’aumento medio dei prezzi di beni e servizi.
L’adeguamento delle pensioni è regolato da diverse normative, tra cui il Decreto Legislativo n. 503/1992, che stabilisce la rivalutazione annuale con effetto dal 1° novembre, e la Legge n. 724/1994 che posticipa l’applicazione al 1° gennaio dell’anno successivo. Recentemente, il decreto del 15 novembre 2024 ha fissato, in via provvisoria, la rivalutazione per il 2025 allo 0,8%.
Le pensioni interessate
Il meccanismo di perequazione riguarda una vasta gamma di trattamenti pensionistici erogati dall’INPS. Questi includono:
- Pensioni di vecchiaia: per coloro che hanno raggiunto i requisiti anagrafici e contributivi.
- Pensioni anticipate: destinate a chi ha maturato i requisiti prima dell’età pensionabile.
- Assegni sociali: rivolti a individui con redditi molto bassi.
- Pensioni di invalidità: per lavoratori con ridotta capacità lavorativa.
- Pensioni ai superstiti: per i familiari di pensionati deceduti.
La rivalutazione pensioni per il 2025
La rivalutazione per il 2025 è basata sull’andamento dell’indice ISTAT, che per questo anno presenta una stima provvisoria di +0,8%. Questo incremento sarà applicato automaticamente a tutte le pensioni a partire dal mese di gennaio. Tuttavia, è importante notare che questo numero è ancora provvisorio e potrebbe subire modifiche in base ai dati definitivi dell’ISTAT.
Nel 2023, l’indice ha mostrato una variazione del 5,4%, riflessa negli aumenti applicati dal 1° gennaio 2024. La variazione stimata per il 2024 sembra essere molto più contenuta, con una crescita mensile pressoché stagnante.
I nuovi importi delle pensioni 2025
Analizzando i nuovi importi, possiamo già prevedere alcune cifre significative. Ecco un riepilogo degli aumenti previsti:
- Fino a 4 volte il Trattamento Minimo (fino a €2.394,44): un assegno di 1.000 euro vedrà un incremento di 8 euro, portando il nuovo importo a 1.008 euro.
- Tra 4 e 5 volte il Trattamento Minimo (€2.394,45 – €2.933,06): un assegno di 2.800 euro otterrà un incremento di 20,16 euro.
- Oltre 5 volte il Trattamento Minimo (oltre €2.933,06): un pensionato con un importo di 3.500 euro vedrà un aumento di 21 euro, passando a 3.521 euro.
Per quanto riguarda le pensioni minime, il nuovo importo subirà un aumento di soli 1,80 euro, portando la pensione minima a 616,67 euro mensili. Questo incremento deriva da due fasi:
- Rivalutazione del trattamento minimo: il trattamento lordo passerà da 598,61 euro a 603,40 euro, con un incremento di 4,79 euro.
- Maggiorazioni extra: si aggiunge una maggiorazione straordinaria del 2,2%, prevista dalla Legge di Bilancio, che porterà il totale a 616,67 euro.
In termini reali, questo rappresenta un incremento di appena 1,80 euro, un aumento che si traduce in uno 0,3% rispetto al trattamento attuale.
Infine, è importante sottolineare che, qualora la stima provvisoria dello 0,8% non rispecchiasse i dati definitivi, verranno effettuati conguagli. Questo significa che i pensionati potrebbero ricevere un ulteriore adeguamento o un recupero degli importi già corrisposti durante l’anno successivo.
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