ECONOMIA CIRCOLARE – Rigenerano, recuperano e riparano: 3.500 imprese
artigiane sarde, con 14mila addetti, nel mercato dell’economia
circolare. Meloni e Serra (Confartigianato Sardegna): “Nuove
attenzioni verso la sostenibilità fanno crescere le opportunità ma è
necessario il sostegno delle Istituzioni”.
Le imprese artigiane sarde sono sempre più protagoniste dell’economia
circolare; per questo, riparare, manutenere, riciclare, recuperare e
rigenerare è l’attività prevalente di oltre 3.500 piccole e medie
attività che offrono lavoro a quasi 14mila addetti.
Ciò emerge dal dossier dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese
Sardegna, che ha analizzato i dati di UnionCamere-Infocamere ed
Eurostat del 2023 sulle aziende che intervengono sui prodotti
allungandone la “vita”, riducendo la produzione di rifiuti o,
addirittura, trasformando questi ultimi in risorsa.
Quest’economia, che nell’Isola interessa 3.639 imprese artigiane e
13.858 addetti (il 3,9% di tutti i lavoratori artigiani), di tutti i
settori produttivi, interviene sull’attività di riparazione,
manutenzione, riciclo e recupero: dalle automobili agli orologi, dalle
calzature alle apparecchiature elettroniche, fino agli strumenti
musicali, gli impianti e gli abiti; tutto, insomma, può essere
aggiustato e reso nuovamente utilizzabile, eventualmente anche in
altra forma.
A livello territoriale, a Cagliari ci sono 1.416 realtà artigiane, con
4.691 addetti, a Nuoro sono 635 con 1.495 addetti, Oristano con 258 e
1.108 lavoratori, Sassari-Gallura con 1.330 con 4.103 addetti, e nel
Sud Sardegna con 2.461 addetti.
Nella classifica nazionale, la maggior quantità di imprese, 20.250,
operano in Lombardia, idem per il numero di addetti con 96.330. In
totale, in Italia le imprese artigiane sono 123mila (in totale sono
182mila) mentre gli addetti artigiani sono 445mila (in totale
553mila).
Insomma, riparando, rigenerando e riciclando si contribuisce a fare
crescere le imprese e a specializzarle e, allo stesso tempo, si
contribuisce a far crescere l’economia circolare anche in Sardegna.
“La crescente attenzione verso i temi del recupero e del riciclo –
commenta Giacomo Meloni, Presidente di Confartigianato Imprese
Sardegna – inducono le persone a far riparare e aggiustare gli oggetti
più vari, piuttosto che ricomprarli, rivolgendosi soprattutto alle
nostre micro e piccole imprese artigiane”. “Queste realtà, dal canto
loro – continua Meloni – cercano quindi di specializzarsi e di
ampliare e diversificare i propri servizi per crescere in tutti quei
settori legati all’economia circolare e caratterizzati, non a caso,
proprio da un’alta vocazione artigiana”.
Per Daniele Serra, Segretario Regionale di Confartigianato Imprese
Sardegna “la valutazione della dinamica del comparto del riciclo,
recupero e riparazione, va inserita in un contesto economico ancora
non completamente fuori dalla crisi, caratterizzato da una domanda
interna ancora insufficiente”. “Non è un mistero – sottolinea Serra –
che le manutenzioni e riparazioni continuino ad avere il segno “più”.
Di positivo c’è anche una maggiore consapevolezza ambientale di
cittadini e imprese sul tema dell’ecologia”.
Di sicuro la crescita competitiva del sistema imprenditoriale
territoriale sardo potrebbe migliorare anche con interventi
legislativi per garantire più semplificazione, più attrattività, più
ricerca, innovazione e maggiore trasferimento tecnologico.
“Le imprese artigiane – conclude Serra – hanno nelle loro corde anche
molti fattori che le rendono protagoniste ideali delle nuove
opportunità legate all’economia circolare. Lo dimostrano i numeri di
quelle che si occupano di riparare e di rigenerare prodotti.
Bisognerebbe, per questo, pensare a rendere maggiormente fruibile la
ricerca anche per le piccole e meno strutturate, offrendo loro
strumenti adeguati attraverso un sistema di incentivazione a misura di
piccola impresa.
L’Economia Circolare.
Una crescita sostenibile, infatti, si basa su una robusta economia
circolare la quale prevede che i prodotti siano progettati, realizzati
e gestiti in modo da trasformare i rifiuti in risorse, con interventi
lungo l’intero ciclo di vita del prodotto e non più limitati alla sola
fase finale.
Gli interventi possibili sono diversi, quali ad esempio:
l’alleggerimento, con la riduzione la quantità di materie necessarie a
fornire un determinato servizio); la durabilità con allungamento della
vita utile dei prodotti; l’efficienza, con riduzione del consumo di
energia e di materie nelle fasi di produzione e di uso; la
sostituzione che riduce l’uso di materie pericolose o difficili da
riciclare nei prodotti e nei processi di produzione; progettazione
ecocompatibile basata sulla concezione di prodotti facili da mantenere
in buono stato, da riparare, ammodernare, rifabbricare o riciclare; lo
sviluppo dei servizi manutenzione e riparazione rivolti ai
consumatori; gli incentivi per ridurre i rifiuti, per la corretta
separazione e per l’adozione di sistemi di raccolta differenziata che
contengano al minimo i costi di riciclaggio e riutilizzo; la simbiosi
industriale che favorisce il raggruppamento di attività per evitare
che i sottoprodotti diventino rifiuti; l’orientamento al noleggio,
prestito o condivisione invece dell’acquisto e creazione di mercati
delle materie prime secondarie (materie riciclate).
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