Piana di Cossoine, gli ecologisti contro la centrale agrivoltaica

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Il progetto nella Piana di Cossoine.

Gli ecologisti contro il progetto di centrale agrivoltaica “S’Ena”, nella Piana di Cossoine. Il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha inoltrato un nuovo atto di intervento nell’ambito del procedimento di valutazione d’impatto ambientale (V.I.A.) relativo al progetto proposto dalla società sassarese Sardinian Green 10 s.r.l. nel paesaggio storico-agricolo di Campu Giavesu – Su Padru.

Il progetto della società Sardinian Green 10 prevede un impianto agrivoltaico dalla potenza complessiva di circa 20,5 MW 8 con linee elettriche di collegamento alla rete elettrica nazionale, viabilità, servizi elettrici, cavidotti in zona densa di testimonianze archeologiche e storico-culturali (il Nuraghe S’Ena, il complesso nuragico con Tomba dei Giganti di Aidu – Corruoes, i Nuraghi AccasIddaFurraghes, le Domus de Janas di Su FronteNuraghe di Santa Maria Accas, la Chiesetta romanica di Santa Maria Iscalas), coinvolgendo indirettamente perché a breve distanza diversi siti rientranti nella Rete Natura 2000 (Campu Giavesu, ZPS ITB013049; Piana di Semestene, Bonorva, Macomer, Bortigali, ZPS ITB023050Altopiano di Campeda, SIC ITB021101).    

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 L’area, inoltre, è sede storica della Gallina prataiola, oggetto di specifico Piano d’azione per la salvaguardia e monitoraggio in Sardegna e rientra in analogo piano di azione europeo. Il progetto andrebbe a disturbare la specie. Secondo gli ecologisti del Grig, la presenza di vincolo paesaggistico, la centrale agrivoltaica sorgerebbe ben dentro la fascia di rispetto estesa sette chilometri dal limite di numerose zone tutelate con vincolo culturale e/o con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), posta dalla recente legge regionale Sardegna n. 20/1994 che ha provveduto a individuare le aree non idonee all’installazione degli impianti di produzione energetica da fonte rinnovabile, come previsto dal  D.M. Ambiente 21 giugno 2024 (Disciplina per l’individuazione di superfici e aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili). nonchè dall’art. 6 del decreto-legge n. 50/2022, convertito con modificazioni e integrazioni nella legge n. 91/2022..

Nessuna previsione di alcuna prestazione di fideiussione (art. 1936 cod. civ..) per eventuali danni all’ambiente e agli interessi pubblici nelle fasi di cantiere, di gestione dell’impianto e del ripristino ambientale (decommissioning), ora obbligatoria ai sensi della legge regionale Sardegna n. 20/1994.

Il GrIG ha chiesto al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica di esprimere formale diniego alla compatibilità ambientale degli impianti industriali in progetto e ha informato, per opportuna conoscenza, il Ministero della Cultura, la Regione autonoma della Sardegna, la Soprintendenza speciale per il PNRR, la Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Sassari, il Comune di Cossoine. 

I motivi sono legati a quello che gli ecologisti considerano ambientalismo politicamente corretto. ”Qui siamo alla reale sostituzione paesaggistica e culturale, alla sostituzione economico-sociale, alla sostituzione identitaria”, dichiarano. ”Un’overdose di energia potenziale che non potrebbe esser nemmeno esser consumata. Significa energia che dovrà esser pagata dal gestore unico della Rete (cioè soldi che usciranno dalle tasse dei contribuenti)”, aggiungono.

”Gli unici che guadagneranno in ogni caso saranno le società energetiche, che – oltre ai certificati verdi e alla relativa commerciabilità, nonchè agli altri incentivi – beneficiano degli effetti economici diretti e indiretti del dispacciamento, il processo strategico fondamentale svolto da Terna s.p.a. per mantenere in equilibrio costante la quantità di energia prodotta e quella consumata in Italia: In particolare, riguardo gli impianti produttivi di energia da fonti rinnovabili, “se necessario, Terna invia specifici ordini per ridurre o aumentare l’energia immessa in rete alle unità di produzione”, ma l’energia viene pagata pur non utilizzata.  I costi del dispacciamento sono scaricati sulle bollette degli Italiani”, dichiarano gli ambientalisti.

Dunque il Grig contesta quella che definisce una speculazione energetica. ”Quanto sta accadendo oggi in Italia nell’ambito della transizione energetica sta dando corpo ai peggiori incubi sulla sorte di boschi, campi, prati, paesaggi storici del nostro Bel Paese”, dichiarano. ”Dai risultati emerge che la superficie netta disponibile può variare da 757 a 989 km quadrati. In sostanza, si spiega, “ipotizzando tetti piani e la necessità di disporre di 10,3 m2 per ogni kW installato, si stima una potenza installabile sui fabbricati esistenti variabile dai 73 ai 96 GW”. A questa potenza, evidenziano i ricercatori dell’Ispra, si potrebbe aggiungere quella installabile in aree di parcheggio, in corrispondenza di alcune infrastrutture, in aree dismesse o in altre aree impermeabilizzate; “ipotizzando che sul 4% dei tetti sia già installato un impianto, si può concludere che, sfruttando gli edifici disponibili, ci sarebbe posto per una potenza fotovoltaica compresa fra 70 e 92 GW”.

Così è stata lanciata la petizione popolare, promossa dall’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) (https://chng.it/MNPNNM9Q62, dove più 20 mila persone hanno firmato la raccolta firme.

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