Opinioni | 2025, un futuro meno cupo?

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Il mondo ha sofferto, nel 2024. Il 2025 potrebbe perĂ² essere meno cupo. Vero, al momento nel mondo si combattono una cinquantina di conflitti armati che interessano piĂ¹ di novanta Paesi: Ucraina, Medio Oriente, Sudan le situazioni piĂ¹ drammatiche. E in altre aree instabili le ostilitĂ  possono degenerare in guerre o in guerre civili: ai confini dell’Europa, nell’Asia dell’Est, in Africa. Tuttavia, gli scorsi 12 mesi hanno rivelato tendenze che possono suscitare ottimismo: da sottoporre a verifica, ma visibile.

La prima evidenza è che il cosiddetto «Quartetto del Caos» – Cina, Russia, Iran, Corea del Nord – esce ridimensionato da un 2024 che ha affrontato in modo aggressivo: nel 2025, potrebbe indebolirsi ulteriormente. Uno dei suoi membri, l’Iran degli ayatollah, ha visto disfarsi la sua rete di milizie che ha tenuto sotto scacco il Medio Oriente per anni. La durissima risposta di Israele all’aggressione subita il 7 ottobre 2023 sta ridisegnando gli equilibri nella regione. Non è chiaro quali saranno quelli futuri, in Libano, in Siria, nei territori palestinesi ma l’indebolimento del regime che governa a Teheran apre a sviluppi potenzialmente positivi. Niente sarà facile ma l’ostacolo maggiore a una convivenza meno pericolosa nella regione è stato depotenziato, se non rimosso.




















































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In Ucraina, Vladimir Putin sembra invece avviato, se non a vincere, a non perdere. In realtĂ , la Russia è indebolita sul piano economico ed è guardata con sospetto nel mondo per avere calpestato un criterio base del diritto internazionale (non si cambiano i confini di un Paese con la forza). Sembra inoltre improbabile che Donald Trump finisca con l’intestarsi, in una trattativa con Putin, la sconfitta di Kiev e la vittoria di Mosca. E la maggior parte dei Paesi europei non è disposta a concedere all’autocrate russo il dominio sull’Ucraina, cioè il raggiungimento del suo obiettivo quando, nel febbraio 2022, lanciĂ² l’invasione. La fine delle ostilitĂ  puĂ² arrivare, nel 2025, ma che questa certifichi un trionfo di Putin è improbabile.

Per parte sua, l’azionista di maggioranza del «Quartetto del Caos», la Cina, procede tra parecchie incertezze. Dopo decenni di crescita tumultuosa, la sua economia è in difficoltĂ  serie: nel breve periodo, a causa di una bolla immobiliare che provoca deflazione, nel lungo periodo a causa dell’inverno demografico nel quale è ormai entrata. Non solo: Xi Jinping sta riportando il controllo dell’economia nelle mani del Partito Comunista, il che penalizza le imprese private, le piĂ¹ efficienti del Paese e le maggiori creatrici di posti di lavoro. All’estero, Pechino avanza nella costruzione di legami con Paesi in via di sviluppo ed emergenti, con i progetti della Nuova Via della Seta, e in parallelo prosegue nell’opera di coercizione nel Mare Cinese Meridionale, soprattutto nei confronti delle Filippine, e di minacce nello Stretto di Taiwan. Trova partner d’affari ma allo stesso tempo solleva inquietudini nei Paesi che temono la sua assertivitĂ  muscolare. Ora, Xi dovrĂ  affrontare Trump e i dazi del 60% che il presidente eletto ha promesso di imporre sulle sue merci. Il Quartetto resta minaccioso ma la sua è tutto meno che una marcia trionfale.

Per parte loro, i Paesi a democrazia liberale sono sì disorientati dal disordine del mondo e vivono con divisioni interne le loro contraddizioni, ma sono piĂ¹ solidi di quanto spesso si crede. Nel dicembre 2023, si considerava con ansia l’arrivo del cosiddetto super-anno elettorale, durante il quale nazioni con piĂ¹ di metĂ  della popolazione mondiale sarebbero state chiamate alle urne. Bene: laddove le elezioni sono state libere, le democrazie non se la sono cavata poi male.

Certo, dopo ogni voto, al giorno d’oggi c’è chi festeggia e chi teme l’arrivo di catastrofi. E i pericoli posti da governi illiberali sono reali. Contrariamente alle aspettative, perĂ², le elezioni presidenziali negli Stati Uniti sono finite senza contestazioni: un indiscutibile esercizio democratico. Lo stesso vale per il voto per il Parlamento europeo e per quello nel Regno Unito. In India, gli elettori hanno riconfermato il primo ministro Narendra Modi e il suo Bjp ma non hanno dato loro carta bianca come alcuni temevano. A Taiwan, è stato eletto presidente il candidato piĂ¹ osteggiato dalla Cina, Lai Ching-te, nonostante le pressioni, le intimidazioni e le interferenze di Pechino. In Sud Africa, il partito monopolista del potere dalla fine dell’apartheid, l’Anc, è stato ridimensionato e costretto a un’alleanza per formare un governo ora meno ostile all’Occidente. 

Anche le elezioni legislative francesi hanno sì gettato nella confusione la politica a Parigi ma sono state un momento nel quale i cittadini hanno potuto esprimere la loro insoddisfazione nei confronti di governo e presidente. Nel 2025, tra le contese maggiori, andranno alle urne la Germania, forse ancora la Francia, l’Argentina per le legislative e il Cile per legislative e presidenziali: potranno portare cambiamenti ma saranno certamente democratiche.

Ora, molto dipenderĂ  dalle scelte di Trump e dai limiti che gli Stati Uniti stessi daranno allo strabordare interno e internazionale di Elon Musk, brillante potente non eletto. Nel mondo ci saranno nuovi conflitti, nuovi pericoli. E altre sofferenze. Ma è il Quartetto che piĂ¹ ne ha create ad avere le carte peggiori nel 2025.

30 dicembre 2024

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