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Sedute notturne, emendamenti mai discussi, fondi al turismo e le solite mance. Una manovra che sa di fuffa

La Legge di Stabilità dell’Assemblea regionale ha visto la luce alle 9 di un sabato mattina, dopo una maratona di 17 ore (per lo più notturne). Già questo potrebbe far diffidare rispetto all’esito di una Finanziaria che, da un lato, evita il ricorso all’esercizio provvisorio (per la seconda volta consecutiva), dall’altro si conferma priva di qualsiasi visione o prospettiva. Tutto ruotava attorno al maxiemendamento del governo, che maggioranza e opposizione – compiaciute – si sono affrettate a “sfoltire”. Punto.

In realtà, rispetto alle versioni precedenti, c’è una sola, sostanziale novità: mancano le mance indiscriminate alle associazioni e agli enti culturali. Sparisce, dopo il caso Auteri, qualsiasi riferimento agli “amici del deputato di turno”. I contributi saranno smistati direttamente ai sindaci dei Comuni, e catalogati sotto la voce “marketing territoriale”. Ad alcuni toccheranno risorse ingenti, ad altri zero. Decisivo l’algoritmo dei santi in paradiso… Per la ristrutturazione delle chiese verranno investiti 5 milioni, e non mancheranno le risorse per sagre e feste (da quella del cannolo a quella del Ficodindia, le voci sono delle più disparate). Ma, quanto meno, si confida nella saggezza dei primi cittadini per evitare che fior di quattrini finiscano – in barba a qualsiasi procedura di trasparenza – all’associazione gestite dalla madre o dalla moglie del parlamentare Tizio o Caio.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Questa “grande” opera di redenzione ha avuto un prezzo. La nottataccia, penserà qualcuno. E invece no. La grande rivoluzione sta nel metodo, cioè nel fatto di aver presentato in aula il testo di un corposo maxiemendamento (da 80 milioni circa) che nelle commissioni di merito nessuno aveva visto. Il testo è stato scucito e ricucito più volte a margine dei lavori di Sala d’Ercole, che infatti è rimasta a lungo deserta. Lavori sospesi. Nessuno, o quasi, ha avuto l’ardore di pretendere che le singole misure inserite nel maxi fossero discusse singolarmente, e votate nel merito. Questa operazione avrebbe preteso tempi biblici che né l’opposizione tanto meno la maggioranza erano disposte ad affrontare.

Anche nelle note di Pd e M5s traspare compiacimento. “Questa manovra – spiega il capogruppo contiano Antonio De Luca – è andata in porto in tempo grazie al comportamento responsabile delle opposizioni e nonostante il comportamento autolesionistico del governo, che ha fatto di tutto per sabotare la sua stessa manovra”. I dem ribadiscono che grazie a “un atteggiamento di ferma responsabilità, siamo riusciti ad evitare di disperdere le risorse e abbiamo impedito che norme sostanziali venissero presentate direttamente in aula, dal momento che non erano state esaminate e valutate nelle commissioni”. Il capogruppo Catanzaro si riferisce agli aggiuntivi stralciati dal testo. Alcuni di essi verranno riproposti in disegni di legge ad hoc. Tuttavia, sia Cinque Stelle che Pd hanno espresso voto contrario alla manovra. Cateno De Luca e suoi due pretoriani, invece, si sono limitati all’astensione dopo aver incassato alcuni risultati come “l’incremento del fondo per la progettazione, essenziale per i comuni; la premialità per gli enti locali che migliorano la riscossione dei tributi; e il sostegno ai parchi archeologici attraverso una maggiore collaborazione con gli enti locali”.

Ognuno ha dato il proprio contributo, anche se dall’opposizione – tendenzialmente – si tende a coprire le tracce. L’altro elemento dirimente di questa sessione di bilancio, è l’utilizzo della figura dei “controllori”, che hanno evitato il bagno di sangue dei franchi tiratori. Il governo è andato sotto un paio di volte col voto segreto, su norme di secondaria importanza (il cerimoniale della presidenza e un emendamento del Pd all’articolo 11). Ma la scena non s’è più ripetuta grazie all’impiego degli sceriffi capitanati dal leghista Luca Sammartino: impietosi nel riportare i colleghi a più miti consigli.

Il centrodestra, tuttavia, ha faticato a trovare la quadra, nonostante la foto di Galvagno e Schifani voglia far credere il contrario. E’ stato necessario sudare le proverbiali sette camicie e ragionare di notte, quando la stanchezza subentra, per vincere le resistenze dei pochi “non allineati”. L’ex Iena La Vardera, passato al Misto dopo la separazione con De Luca, ha affermato in aula di aver rinunciato a dare indicazioni per il tesoretto da 800 mila euro a lui destinato. Tutti gli altri non si sono sottratti: hanno fatto il gioco del governo e dell’aula, consentendo a Galvagno – nel nome della mediazione e del rispetto delle tempistiche – di portare a casa una valanga di applausi e un Capodanno sereno. I soli numeri a cui pensare sono quelli del count down prima della mezzanotte.

L’unico a darne – anche se non cambiano la percezione dell’ennesima occasione persa è stato l’assessore all’Economia Alessandro Dagnino: su una manovra che vale complessivamente 950 milioni di euro, “12,5 milioni” sono destinati alle “imprese che decideranno di aggregarsi, diventando più competitive; 15 milioni saranno inoltre dedicati a sostenere, con una contribuzione in conto interessi da parte dell’Irfis, l’acquisto di beni durevoli da parte delle famiglie”. E’ il famoso contributo per abbattere le rate di mobili e automobili, che porta il sigillo del presidente Schifani (in questa battaglia senza quartiere con l’assessore Tamajo).

La Finanziaria stanzia, inoltre, circa 700 milioni di euro a favore degli enti locali: 350 milioni sul fondo ordinario per i Comuni, 115 milioni sul fondo investimenti per i Comuni, 105 milioni sul fondo per le ex Province e “un inedito fondo di 4,5 milioni per incentivare i comuni virtuosi nella riscossione dei tributi propri”. E ancora 10 milioni per i contributi agli enti in crisi economico-finanziaria (di cui s’intesta il merito il M5s), 6 milioni di maggiore contributo per le comunità alloggio per i disabili psichici e per il trasporto degli alunni pendolari, 5 milioni per la progettazione a favore dei Comuni. Ci sono, anche se Dagnino non li cita, i 10,5 milioni in tre anni per quattro iniziative di valenza turistica non indifferente: dalle Celebrazioni Belliniane alla Settimana della Musica Sacra di Monreale, passando per il Sicilia Jazz Festival e la Coppa degli Assi di Palermo.

In tema di siccità – altro tema rovente – il governo interviene con circa 60 milioni: 10 per la realizzazione di un impianto di dissalazione, 20 per gli investimenti contro la siccità da parte degli operatori agricoli pubblici e privati, 9,5 per opere di manutenzione straordinaria nel settore agricolo e 10 per iniziative e interventi di riutilizzo delle acque reflue. Tra le norme approvate – come emerge dalla nota dell’assessorato – “particolarmente qualificante è infine il superamento di un’ulteriore pagina di precariato con l’assunzione in Sas dei precari Asu in servizio nei luoghi della cultura, cui vengono anche aumentate a 36 le ore di lavoro settimanali”. C’è anche un contributo per l’Ast: quattro milioncini extra (rispetto al piano di rilancio industriale da 23 milioni) per evitare di alzare il prezzo dei biglietti nei prossimi quattro anni. Dopo aver bruciato questo fiume di denaro in appena diciassette ore, i deputati sono andati a riposare. Se ne riparla tra un anno, “collegati” permettendo.

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