Quasi 4300 famiglie hanno una casa popolare. Oltre tremila sono in lista di attesa

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Più di 500 alloggi non assegnati perché vanno ristrutturati, ma ci sono risorse solo per la metà
I ritardi nei canoni valgono due milioni di euro in totale. Il gestore del patrimonio: «Nessuna occupazione abusiva»

 

Ci sono 524 case popolari in provincia di Ravenna non assegnate perché hanno bisogno di interventi di ripristino. Nella metà dei casi i lavori sono in corso, per l’altra metà invece mancano le risorse. Quelle assegnate sono circa 4.300 (per un totale di oltre 10mila persone di cui un quarto stranieri). Le graduatorie contano più di tremila famiglie che soddisfano i requisiti, ma sono in lista d’attesa perché una casa per loro non c’è.

I dati, sostanzialmente stabili negli ultimi anni, emergono dalla panoramica del 2023 (l’ultima disponibile) dell’Azienda Casa Emilia-Romagna (Acer) che ha la convenzione con tutti i 18 Comuni della provincia per la gestione degli immobili di edilizia residenziale pubblica (Erp) ed edilizia residenziale sociale (Ers).

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«Nel 2023 abbiamo effettuato 279 ripristini per un costo totale di 1,7 milioni di euro – spiega l’avvocata Lina Taddei, in passato consigliera comunale Pd e da tre anni presidente di Acer a Ravenna -. Sono interventi che si fanno quando un nucleo familiare lascia un alloggio: va rimesso in condizioni efficienti per la riassegnazione, come accade alla fine di qualunque contratto di affitto tra inquilino e locatario. In alcuni casi può bastare una semplice tinteggiatura, in altri si valuta se sostituire gli infissi, in altri ancora è l’intera palazzina che ha bisogno di un intervento complessivo».

Le ragioni per cui un’abitazione si libera possono essere molteplici: per il decesso dell’inquilino, per la decadenza dei requisiti, per sfratto dovuto a morosità (10 nel 2023). Ma ci sono anche casi di abbandoni spontanei senza preavviso: «Capita che famiglie se ne vadano e lascino la casa senza dare spiegazioni e quindi l’abitazione viene assegnata ad altre famiglie».

Taddei ci tiene a sottolineare una circostanza che spesso emerge in tema di case popolari: «Non abbiamo casi di occupazioni abusive. E un tema che ho considerato centrale sin dall’inizio del mio mandato. Facciamo in modo di collaborare con capiscala e referenti dei condomini per intervenire prima che le situazioni possano radicarsi, se necessario installiamo le porte antintrusione. Dove ci sono degli appartamenti lasciati liberi per riqualificazioni, abbiamo organizzato anche dei sopralluoghi periodici con la polizia locale per vigilare».

La morosità sui canoni nel 2023 si è assestata al 7,2 percento, un valore superiore a quello degli ultimi tre anni. In totale le morosità cumulate arrivano a 2,1 milioni di euro. «L’unica strada che possiamo percorrere è l’apertura di piani di recupero. Si fanno valutazioni specifiche per ogni caso, in base alle condizioni dei nuclei familiari e alle disponibilità concrete, considerato che abbiamo a che fare con fragilità». Il piano di rientro include anche un aspetto sociale che Taddei sottolinea come iniziativa nella missione dell’azienda: cogliamo le domande per la graduatoria, questo ci permette di conoscere se ci sono fragilità particolari. Acer gestisce anche gli uffici casa dei Comuni e così abbiamo un rapporto più diretto con le persone. Accanto al recupero del credito facciamo in modo di inserire l’impegno da parte dell’inquilino per il bene comune del patrimonio pubblico».

Piccoli lavoretti, come sfalcio di spazi verdi o pulizia di parti comuni: «Il principio è quello di disincentivare la morosità portando le persone a dedicare tempo per piccole manutenzioni, nel limite delle loro possibilità. Ovviamente non possiamo affidare in questo modo interventi tecnici complessi».

Per quanto riguarda le utenze domestiche (luce, gas, acqua) la panoramica è variegata. Per la corrente elettrica nell’alloggio la fornitura è sempre intestata all’inquilino, sono intestati a Acer i contratti di circa 400 contatori che servono le parti condominiali comuni e la spesa viene ripartita fra i condomini. Per il gas, invece, ci sono circa 3.400 appartamenti con riscaldamento autonomo e 1.400 serviti da impianti centralizzati e quindi le spese vengono ripartite.

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