Fonderie, meccanica e acciaierie del Veneto: pochi ordini, nelle aziende energivore le ferie di Natale sono «extralarge»

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di
Federico Nicoletti

Da Zanardi a Komatsu, da Agco a Carraro: chi si è fermato. E a gennaio nuovi timori per l’occupazione. Fiom: «A inizio 2025 le trattative sulla proroga della Cig». Cisl: «Macchine agricole in difficoltà: hanno lavorato pochi mesi»

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L’industria allunga le ferie di Natale di fronte alla crisi. Chiusure anticipate e rientri ritardati a gennaio, per far fronte alle poche commesse, saturando gli impianti in brevi periodi per poi fermarli, usando insieme ferie e cassa integrazione. È la tendenza che si nota ad esempio nella meccanica, tra i settori toccati più da vicino dalla crisi. E dove non mancano i timori di dover fronteggiare a gennaio crisi rimandate a dopo Natale. Il primo ambito in cui si vede utilizzato lo schema delle ferie lunghe e quello delle industrie energivore come acciaierie e fonderie. Ad anticipare a fine novembre la chiusura prolungata a Natale era stata, nel Veronese, Fonderie Zanardi, guidata dal presidente nazionale della categoria di Confindustria, Assofond, Fabio Zanardi. Lo aveva fatto con i dati del settore, che nel terzo trimestre aveva subito cali di produzione e fatturati tra il 13% e il 30%, sull’onda delle crisi di automotive, macchine agricole-movimento terra ed edilizia. 

Produzione al 55 per cento 

«I livelli produttivi del nostro comparto sono al 55-60%», aveva detto Zanardi, anticipando per le fonderie di Minerbe la chiusura l’11 dicembre e la prospettiva di riaprire un mese dopo, tra ferie e cassa integrazione, dopo i fermi produttivi di due settimane a giugno e ottobre. Lo stop a dicembre aveva toccato poi, sempre nel Veronese, anche Ferriera Valsider, l’acciaieria di Vallese di Oppeano che fa capo all’ucraina Metinvest. L’azienda, in cassa integrazione da giugno, salita a zero ore a novembre, aveva prolungato lo stesso regime per tutto dicembre, rinunciando agli unici otto giorni di lavoro, tra l’allarme di dipendenti e sindacati sui rischi di una mancata riapertura a gennaio e la direzione che rassicurava sulla ripresa del lavoro nel 2025. Una riunione all’Unità di crisi in Regione su Valsider è chiamata a gennaio. Sarà solo la prima di una serie di incontri aziende-sindacati per ridiscutere gli ammortizzatori sociali attivati nel 2024. Succederà per il contratto di solidarietà in scadenza alle Acciaierie di Verona del gruppo Pittini, 380 addetti più l’indotto, che ha introdotto per il 2024 un regime ridotto di lavoro che ha di fatto reso inutile il lungo stop a Natale, evitando gli esuberi, sul cui rinnovo azienda e sindacati hanno già aperto la discussione. «Di settimana in settimana il lavoro viene organizzato sulla base dei costi energetici e dei volumi degli ordini, riducendo per quanto serve i turni», spiega il segretario di Fiom Cgil Verona, Martino Braccioforte. Il punto di partenza per ragionare è una proroga che può spingersi anche ad un anno. «Periodo nel quale ci aspettiamo anche una discussione sui progetti e le riorganizzazioni per riprendere in prospettiva a pieno regime», aggiunge Braccioforte. Su un terreno simile, la discussione riguarda anche il colosso veronese del calore Ferroli: «A inizio gennaio lavoreranno – aggiunge il leader Fiom -. Ma ci sarà anche da discutere della proroga della cassa ordinaria o dell’apertura di una Cig straordinaria per attuare una riorganizzazione».




















































Prima la cassa integrazione, poi le ferie 

Intanto si bada alla pausa natalizia. Più lunga, nel Vicentino, in Agco spa a Breganze, grande aziende delle mietitrebbie con oltre 700 addetti. «Ci si arriva dopo aver usato la cassa ordinaria nel 2024, come si continuerà a fare l’anno prossimo: il settore macchine agricole è in crisi e ha lavorato pochi mesi. Ma fermate più lunghe si segnalano anche tra le piccole aziende -, dice il segretario di Fim Cisl Vicenza, Davide Passuello -. Per fortuna altri segmenti della meccanica, legati all’energia, al petrolifero e agli imballaggi per alimentare e farmaceutico, tengono. Ma si teme un inizio 2025 complicato, con possibili aperture di crisi spostate a dopo le Feste, per non spezzare la prima fase di 45 giorni di trattativa con i sindacati». La crisi della meccanica agricola torna anche nel Padovano, dove le ferie allungate non mancano. «È il caso dei trattori di Antonio Carraro e degli assali di Carraro spa, che dovrebbero rientrare il 7 gennaio dopo essersi fermate il 13 dicembre, al pari di Acciaierie Venete, in rientro il 13 gennaio, come le fonderie Vdz e Vdc. Le macchine movimento terra di Komatsu, ad Este, a lungo in cassa integrazione, si fermano dal 17 dicembre al 13 gennaio», dice il segretario di Fiom Cgil Padova, Michele Iandiorio. E già si anticipano possibili casi difficili, come Lima Eusider di Albignsego, attiva nelle lavorazioni dell’acciaio con 35 dipendenti: «La cassa integrazione è aperta – dice Iandiorio – e vi si è aggiunto prima di Natale l’annuncio dell’azienda di voler considerare la dismissione dello stabilimento». Annunci che si aggiungono alle crisi già aperte. Nel Veneziano, come ricapitola il segretario Fim Cisl, Matteo Masiero, i casi più noti sono Speedline, 260 addetti, per cui si attende la dichiarazione dell’amministrazione straordinaria da parte del Tribunale, Unitrans, 50 addetti, che cerca di evitare la liquidazione, e Superjet, 120 addetti, che ha pochi giorni per sperare ancora.

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29 dicembre 2024 ( modifica il 29 dicembre 2024 | 11:28)

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