antifascisti in piazza Vittoria, scontri con la polizia

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Tafferugli, spintoni, qualche manganellata: è stato un pomeriggio ad alta tensione quello di piazza della Vittoria, dove la conferenza stampa organizzata dal Comitato Antifascista Permanente è degenerata in uno scontro con la polizia. L’incontro era stato convocato per protestare contro il nuovo assembramento in corso, nelle stesse ore, tra i gruppi neofascisti che avevano partecipato a “Difendi Brescia”, la manifestazione identitaria andata in scena lo scorso 13 dicembre. 

Un “aperitivo tricolore” in Piazza Vittoria, era stata la prima proposta, seguita a ruota dalla convocazione di una contromanifestazione antifascista nello stesso luogo. Ieri, a queste schermaglie aveva posto fine la questura, negando a entrambi gli schieramenti la piazza, e proponendo ai gruppi antifascisti Largo Formentone quale luogo di ritrovo: proposta che la parte del Comitato decisa a portare avanti l’iniziativa – altri, come Anpi e i sindacati, avevano deciso di non scendere in piazza ritenendosi soddisfatti della risposta della questura – aveva rifiutato, rivendicando diritto costituzionale a esprimersi pacificamente in qualsiasi piazza. La soluzione: scendere comunque in piazza, convocando però una conferenza stampa. 

La striscione tolto dalla Polizia

Il punto stampa c’è in effetti stato, in una Piazza Vittoria ampiamente presidiata da poliziotti in tenuta antisommossa e gremita di persone. Ma durante l’iniziativa, alcuni dei manifestanti hanno esposto degli striscioni: “Fuori i fascisti dalle città”, “No al fascismo, no allo stato di polizia”. Striscioni la cui presenza, tuttavia, non era autorizzata, non essendo stata concessa autorizzazione per una manifestazione in loco. La richiesta, e poi il tentativo di strappare uno dei lenzioli dalle mani dei manifestanti è stata la miccia che ha fatto deflagrare la situazione, in un ritrovo che già avvertiva la presenza del corposo dispiegamento di forze dell’ordine come un tentativo di reprimere l’espressione delle forze antifasciste. 

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Cariche e manganellate sui manifestanti

Dalla “colluttazione” per l’utilizzo degli striscioni nasce un crescendo di tensioni: spinte reciproche, provocazioni, cori e spostamenti inconsulti, a cui la polizia ha reagito con nervosismo, fino a caricare, manganelli alla mano. Nel parapiglia parte anche qualche esplosione: petardi, forse anche una bomba carta. Il momento di caos coinvolge per lunghi minuti circa 300 persone – più o meno un migliaio quelle radunatesi in piazza – su più fronti del quadrilatero di fronte alle Poste centrali. Si risolve poco dopo le 18, fortunatamente senza feriti da nessuna delle due parti, con un patto: i manifestanti potranno restare in piazza ancora per mezz’ora, poi dovranno andarsene. 

La tensione rimane tangibile, con nuove discussioni che si levano quando gli agenti chiedono di non utilizzare il megafono. “Ribadiamo diritto a essere in tutte le piazze con presenza antica anche attraverso striscioni – fa in tempo a dire Umberto Gobbi di Diritti per Tutti – e ricordiamo che la libertà di partecipazione sarà messa gravemente in discussione con nuovo ddl sicurezza”. Alle 18,30, come promesso, l’assembramento lascia la piazza, trasformandosi in un corteo diretto verso via Capriolo.  

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Lo sconforto degli organizzatori

“Avevamo dichiarato che avremmo esposto degli striscioni”, hannno sostenuto Giorgio Cremaschi e Dino Greco, organizzatori per l’Assemblea Antifascista Permanente del ritrovo. La risposta delle forze dell’ordine è pronta: l’autorizzazione era valida per Largo formentone, non per Viittoria. Non ci stanno i due: “Per quanto ci riguarda, la questione è politica: la costituzione ci dice che si può manifestare in maniera libera. Mettere sullo stesso piano neofascisti e antifascisti significa legittimare i primi – attacca Cremaschi – e questo è quello che è successo oggi. l’atteggiamento provocatorio della polizia nei confronti dei cittadini è pura responsabilità del Governo”.

Ne ha pure per la Loggia: “Spero che la sindaca dia segnali si presenza politica, perché non ne sta dando molti su questo fronte”. 

Le reazione della sindaca

La risposta di Castelletti in effetti arriva poco dopo lo scioglimento della piazza: le sue parole, però, vanno in una direzione diversa da quella auspicata da Cremaschi. “I fatti avvenuti in piazza Vittoria nel pomeriggio non fanno bene alla nostra città. Nei giorni scorsi, sia la politica, sia la questura hanno fatto un lavoro importante di ascolto e cucitura, che aveva come finalità evitare inutili tensioni”, scrive la sindaca.

“Invece, nonostante il presidio autorizzato in largo Formentone, dei manifestanti non hanno rispettato l’indicazione della questura di non andare in piazza Vittoria e si sono creati alcuni momenti di tensione con le forze dell’ordine. Ognuno è libero di esprimere la propria opinione ed è doveroso, come abbiamo dimostrato la scorsa settimana in piazza Loggia, prendere le distanze da ideologie neofasciste, che veicolano odio e paura. Il punto, però, è che le regole vanno rispettate e le indicazioni volte a garantire la sicurezza di tutti vanno seguite, soprattutto quando si ricoprono ruoli pubblici. Quanto avvenuto doveva essere evitato, è un atto di irresponsabilità da parte di pochi, che getta un’ombra sull’impegno di molti per una Brescia democratica e inclusiva”.

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L’apertivo Tricolore

L’aperitivo “nero” che ha portato in piazza il gruppo antifascista, invece, si è trasformato in un ritrovo presso la sede di Brescia ai Bresciani: gli organizzatori del cartello “Difendi Brescia” si sono dati appuntamento in via Croce 21 per le 18. Hanno risposto all’appello una cinquantina di persone: davanti alla saracinesca che reca il volto di Marinetti non si sono riscontrate tensioni, mentre come anticipato dagli organizzatori nelle comunicazioni relative al cambio di programma, si attendono nuove indicazioni rispetto alle prossime iniziative della Brescia identitaria. 



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