Intrawine #31 | Vino in Bhutan, Trump e dazi, Haroon Rahimi e la perdurante crisi di Bordeaux

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Ritorna Intrawine, la rassegna stampa mensile di Intravino, con l’ultima uscita di questo 2024.

Questo mese arriva una selezione corposa da godersi con calma durante i prossimi giorni di festa.
Il copione è sempre lo stesso: catturare notizie e approfondimenti che meritano attenzione e proporli ai lettori di Intravino. Questo mese troviamo: vino in Bhutan, libri per Natale, il ritorno di Trump e tanto altro.

Come sempre, per segnalazioni, consigli, critiche o altro scriveteci: dillo@intravino.com.

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Una vita da importatore
Il lavoro che compiono gli importatori rimane spesso nell’ombra, celato dietro a sfavillanti etichette e vini superstar. Difficilmente gli importatori rubano la scena ai produttori e ancor meno si leggono notizie e storie che li riguardano. Certo, alcuni di loro sono diventati a loro volta celebri quasi quanto i vignaioli che hanno fatto conoscere, e così su due piedi mi viene in mente l’americano Kermit Lynch, autentico deus ex machina di tante zone transalpine. È tuttavia un mestiere affascinante, un anello cruciale nella catena del valore e quindi ben venga l’intervista qui segnalata a Daniel Lambert, importatore di lungo corso che opera in Gran Bretagna. La chiacchierata è molto concreta, non ci sono svolazzi romantici ma domande pertinenti su quali rischi vale la pena prendersi quando si introduce un nuovo produttore, promozioni e scontistica, le difficoltà con Brexit e questioni che ogni importatore affronta quotidianamente. Si sottovaluta spesso il lavoro che compie chi si incarica di importare nuovi vini nel proprio mercato ma se guardiamo all’hype suscitato da alcune zone vinicole negli ultimi anni è difficile non pensare che parte di quella fortuna sia debitrice di quello che oscuramente fanno anche gli importatori.

Daniel Lambert on how he decides which wine producers to work with (The Buyer)


Vendite in calo, pochi consumatori e altre tragedie
Siamo in prossimità della fine dell’anno e quindi è tempo di bilanci e analisi. L’articolo qui proposto è per l’appunto un’approfondita disamina delle vendite e del commercio di vino relativi al 2023. Il rapporto, redatto da Simone Loose dell’università di Geisenheim e da Rafael del Rey dello Spanish Observatory of Wine Markets, fotografa una situazione generale piuttosto impietosa con trend al ribasso sia per quanto riguarda i volumi che il valore delle vendite globali.  Niente di nuovo sotto il sole verrebbe da dire, visto che le difficoltà del vino sono ormai diventate un mantra negativo che percorre tutto il settore vitivinicolo internazionale. Quello che si chiedono i due ricercatori è se si tratti di un declino dovuto a fattori temporanei, cambiamenti strutturali o ad una combinazione di entrambi. Un’altra questione che viene posta sul tavolo, da affrontare nel prossimo futuro, è la coesistenza fra vini tradizionali e nuove bevande con o senz’alcol, cruciale secondo la professoressa Loose. In definitiva, ricette miracolose non esistono e le conclusioni girano intorno a temi già sentiti e dibattuti: come attrarre nuovi potenziali consumatori, strategie per rendere il vino più accessibile e attrattivo e invertire un trend di consumo al ribasso che al momento appare quasi irreversibile.

Wine sales are falling. A momentary blip? Or a structural problem? (Meininger’s international)

Meininger's


Bhutan, nuova frontiera del vino
Quello di scoprire luoghi insoliti, quasi inappropriati per la produzione di vino, è diventato un pò un pallino di questa rubrica. Quindi la notizia di una nascente attività vinicola in Bhutan e della prima azienda lì impiantata mi è sembrata degna di nota. Tutto parte dalla mente visionaria di Michael Juergens, consulente nel mondo del vino e candidato al titolo di Master of Wine, che durante un viaggio nel paese asiatico si accorge del potenziale vinicolo che racchiude. Juergens allora propone l’avvio di un’attività vinicola a funzionari governativi che dopo una serie di abboccamenti gli propongono di guidarla lui stesso. Juergens accetta e inizia così un’avventura sospesa fra sogno e follia come lui stesso riconosce. Il Bhutan ovviamente non ha alcuna tradizione vinicola ma presenta condizioni climatiche e di composizione del suolo molto variegate che si adattano alla viticoltura. Inoltre, trovandosi alle pendici della catena himalayana si possono sfruttare le possibilità offerte dall’altitudine dei vigneti e sfuggire così all’innalzamento delle temperature che stanno sconvolgendo molte aree in giro per il mondo. Michael Juergens è sicuro di trovarsi al posto giusto nel momento giusto, una regione destinata a diventare un terroir d’eccellenza del vino mondiale. Al di là degli aspetti di colore e più romantici, articoli come questo ci pongono in una narrazione che sposta gli equilibri del mondo del vino. Dicotomie nuovo e vecchio mondo, climate change, nuove frontiere della produzione e innovazione sono temi che rendono notizie come quella dei nuovi vigneti bhutanesi meno improbabili di quanto si pensi.

Wine as worlding: Bhutan’s path into fine wine (The world of fine wine)

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TWFW


Dall’Afghanistan in Alsazia per diventare vigneron
Qui un’altra storia che in un certo modo fa il paio con quella appena segnalata. Si tratta del racconto di Haroon Rahimi, ragazzo afgano che dopo aver assaggiato in maniera clandestina un vino nella sua città d’origine, Mazar-i-Sharif, rimane colpito da quella bevanda misteriosa. Fuggito in Francia nel 2016, inizia un percorso fra ristorazione, corsi di formazione e lavoro nelle vigne di mezza Francia che lo porterà, seguendo il destino dice lui, in Alsazia. Qui, nel 2020, inizierà a lavorare presso presso il domaine Bannwarth, e per Haroon sarà l’occasione anche di entrare in contatto con le pratiche biodinamiche. Intanto il nome di Haroon finisce sui giornali, sulle riviste specializzate. La sua storia è di quelle “notiziabili”, un esule che arriva da uno dei paesi più intolleranti verso il consumo di alcolici e non solo con l’ossessione per il vino e che lavora a piedi nudi. Ma la vicenda di Haroon Rahimi ha in sé la concretezza e la forza di rendere realtà quello che a prima vista sembrerebbe un impresa utopica. Rahimi si stabilisce in Alsazia e intanto inizia a racimolare vigne in affitto e piccoli appezzamenti con i quali inizia a produrre i suoi vini. Poche centinaia di bottiglie all’inizio ma che crescono con il passare degli anni. Oggi Haroon Rahimi produce 4.000 bottiglie con le varietà tradizionali alsaziane e il cerchio sembra chiudersi.

A winemaker’s journey from Afghanistan to Alsace (Wine Searcher)

Haroon Rahimi


Il ritorno di Trump e la minaccia dei dazi sui vini europei
Il 5 novembre scorso è successo l’inevitabile: Donald Trump è stato rieletto presidente degli Stati Uniti. Dopo la sua rielezione il mondo del vino europeo è stato percorso da una scossa tellurica, minacciato e impaurito dalle possibili conseguenze che avrebbero i dazi sbandierati in più occasioni da Trump sulle merci, tra cui il vino, che arrivano dall’Europa. Gli articoli qui riportati analizzano e valutano quali scenari si aprirebbero e quali conseguenze ci si deve aspettare. Il discorso è ampio e occorre aspettare l’effettiva entrata in carica di Trump prima di allarmarsi. È chiaro che le dichiarazioni pre e post elezioni sono abbastanza inequivocabili così come i precedenti risalenti alla prima amministrazione Trump. Nel 2019 la Casa Bianca impose dazi del 25% sui vini provenienti da Francia, Germania e Spagna, con una ricaduta di quasi 240 milioni di dollari sugli importatori statunitensi. Gli Stati Uniti rimangono il maggior mercato di esportazione del vino mondiale nonostante nel 2023 abbia segnato un 11% in meno rispetto al 2022 secondo l’OIV. Se l’idea di queste misure è colpire i paesi europei e favorire il consumo di vini americani si tratta di un progetto fuori fuoco dal momento che difficilmente i consumatori americani preferiranno i vini locali a discapito di quelli importati. Il problema che tanti commentatori hanno messo in luce è che, se questa deriva protezionistica dovesse concretizzarsi, il danno maggiore sarebbe per le aziende importatrici piuttosto che per le imprese vinicole europee.

Trump victory puts wine tariffs back in spotlight (Decanter)

Wine merchants are right that tariffs hurt americans – does Donald Trump care? (Wine Spectator)

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Decanter


La crisi di Bordeaux continua
Ci spostiamo ora a Bordeaux per documentare, attraverso questo pezzo uscito sul Financial Times, come siano tempi duri per quella grande capitale del vino. Mentre si susseguono annate contraddistinte da condizioni climatiche avverse, anche il sistema della vendita en primeur sembra soffrire una crisi strutturale. Nonostante La Place, il luogo e strumento attraverso il quale sono venduti i vini en primeur, continui ad attrarre giornalisti, addetti ai lavori e appassionati, i prezzi di vendita sono in drastico calo. Secondo l’indice di riferimento Liv-ex, che traccia i prezzi dei Premier Cru, questi sarebbero scesi del 24% negli ultimi due anni. Una domanda di vini rossi che continua a calare, i consumi nel 2021 sono calati del 15% rispetto al picco del 2007, con invece un rialzo di quelli dedicati al vino bianco. Ma questa congiuntura negativa si spiega anche con la freddezza che i grandi collezionisti americani e cinesi riservano oggi agli châteaux bordolesi, mentre invece il focus sembra essersi spostato su Borgogna e Champagne. Le grandi aziende della zona intanto corrono ai ripari tagliando i prezzi ma diverse testimonianze riportare nell’articolo dubitano che quella sia la vera soluzione, dal momento che dopo anni di rialzo degli stessi la percezione dei consumatori sia quella che i vini di Bordeaux sono comunque troppo cari. Anche il sistema della Place è nel mirino della contestazione. Diverse voci ritengono che il processo en primeur sia troppo affollato e i produttori si chiedono se non sarebbe il caso di vendere direttamente ai propri clienti e attivarsi con soluzioni alternative come nel caso di Petrus attraverso sottoscrizioni. Il caso di Château Latour, uscito dalla Place una decina di anni fa, è un precedente che tanti produttori stanno prendendo in considerazione nella turbolenza climatica e commerciale di questi anni.

Bordeaux’s en primeur system falters as weather hits wine quality (Financial Times)

FT


Consigli per gli acquisti di Eric Asimov
Tempo di Natale e quindi tempo di regali da fare. Quale miglior occasione quindi per presentare i migliori libri a tema vino scelti dal critico del New York Times Eric Asimov. Sei libri molto diversi fra loro che Asimov presenta con la solita penna arguta. Sono tutti testi in inglese ma è abbastanza scontato che il racconto del vino che conta sia in quella lingua. Troviamo il nuovo libro di Pascaline Lepeltier, un memoir intenso e ben scritto di un americano del Minnesota che emigra con la famiglia nel sud della Francia, una raccolta di articoli di Dan Keeling fondatore di Noble Rot e altri titoli che meritano attenzione.

The best wine books of 2024 (New York Times)

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NYT


Le brevi di Intrawine

Perché continuare a scrivere di vino?
Why keep writing about wine (The Circular)


Rallentano le vendite di spumanti durante il periodo natalizio?
Sparkling wine’s holiday spike in the US seems to be slowing


Cambiamento climatico e nuove strategie in Linguadoca
I viticoltori francesi tra cambiamenti climatici e nuove esigenze di mercato (Magma)


C’è un futuro per i vini fortificati?
Is there a future for fortified wines? (World of Fine Wine)


Tutto su IntraWine, la rassegna stampa di Intravino:

– IntraWine | La rassegna stampa di Intravino #1 Febbraio 2022
– IntraWine #2 | Melania Battiston, fumetti, Buttafuoco, gusto “salato” e DRC
– IntraWine #3 | vino “croccante”, Barolo a La Place, terroir di Internet e guerra in Ucraina

– Intrawine #4 | Chianina & Syrah, Libano, NFT, bicchieri da osteria e cure palliative
– Intrawine #5 | Auf Wiedersehen Pét, Blind Ambition, Asti Spumante & Ucraina e baby Bordeaux
– Intrawine #6 | Geoffroy in Franciacorta, progettare cavatappi, clean wine e cosa fa un wine consultant
– Intrawine #7 | Amazon, bottiglie di plastica, Burlotto, AVA e Albéric Bichot, vignaiolo-esploratore
– Intrawine #8 | Bere in Antartide, Tik Tok, caos delle spedizioni, Muvin e bianchi di Rodano e Spagna

– Intrawine #9 | Vino e mistificazioni, uve perdute dalla Gran Bretagna, Vorberg e l’annata 2018 a Barolo
– Intrawine #10 | Il futuro di bordeaux, il prosecco di Kylie Minogue, Radice di Paltrinieri, Algeria e zeitgeist
– Intrawine #11 | Suicidi tra i vignaioli, l’eredità di Robert Parker, bere con moderazione e the World of Fine Wine
– Intrawine #12 | Perché bere non è più figo, Ucraina e bombe, caos a Barolo e tesori di una libreria
– Intrawine #13 | Grande Cina, maledetta Bordeaux, Roundup, aste, black power e Sudafrica
– Intrawine #14 | La svolta del Mugaritz, vade retro vetro, anni Settanta, rapaci in vigna, Prosecco in Australia
– Intrawime #15 | Effetto White Lotus, ingredienti in etichetta, Perù, metaverso e bottiglie riciclate
– Intrawine #16 | Vino per vecchi, la Cina è vicina, Nigeria, Spagna, bottiglie di carta e pay for play
– Intrawine #17 | Un bar sumero, Inniskillin Icewine, boom del sake negli USA e tempi duri sulle isole
– Intrawine #18 | Drops of God, luxury wine, French paradox, acque di lusso, Mateus e Texas boom
– Intrawine #19 | Cantine Riunite, Bordeaux, Eric Asimov, Brenna Quigley e bottiglie più leggere
– Intrawine #20 | Mirko Pastorelli, gravidanza, vodka e potere in Russia, Bali e Intelligenza Artificiale
– Intrawine #21 | Andrea Lonardi, lockdown a Shanghai, mortalità femminile e crisi dei consumi
– Intrawine #22 | Fine wines, Gaja in bianco, scelte di packaging, Ucraina, Brasile e la politica del vino
– Intrawine #23 | Monopolio in Norvegia, vino postmoderno, neopribizionismo e sovrapproduzione
– Intrawine #24 | caporalato in Champagne, dove va il vino inglese, AI contro le frodi e futuro dei sommelier
– Intrawine #25 | Crisi del vino mondiale, Casa Bianca, menu trends, COP28 e wine experts che non bevono
– Intrawine #26 | Neo-proibizionismo, geografia del vino stravolta, cantine da sogno e dazi cinesi
– Intrawine #27 | Consumi a picco, etichette incriticabili, vino come sangue e pregiudizi sulle donne
– Intrawine #28 | Taylor Swift, riuso di bottiglie, certificazione B Corp e Intelligenza Artificiale
– Intrawine #29| Speculazione in Jura, rischi della premiumsation, futuro dell’AI e genesi di Grattamacco
– Intrawine #30 | Vino cheugy, spumanti analcolici da 100$,soft power cinese e previsioni per il 2074




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