De Luca, il governo, il ricorso. “Il Pd resta contrario al terzo mandato”, dicono Misiani e Sarracino

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Conto e carta

difficile da pignorare

 


Entro il 10 gennaio l’esecutivo potrà impugnare la legge regionale della Campania che permetterebbe all’attuale presidente di regione di correre ancora. Ma al di là del voto, assicurano i dem, il candidato sarà un altro


Conto e carta

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Che cosa farà il governo rispetto alla legge regionale campana che permette al governatore Vincenzo De Luca di correre per un terzo mandato? Impugnerà davanti alla Corte Costituzionale oppure no? Vista dal Pd, la questione sembra semplice (anche se non è): “Restiamo del nostro avviso, cioè sulla posizione espressa più volte: siamo contrari al terzo mandato”, dice il commissario dem in Campania Antonio Misiani: “Attendiamo di vedere quali posizioni assumerà il governo, ma la nostra idea rispetto a questo tema non cambia: abbiamo contestato la legge regionale campana sul terzo mandato rispetto a una scelta politica nazionale, valida anche per i Comuni”. E il deputato dem Marco Sarracino, che nella segreteria del Pd di Elly Schlein ha le deleghe per il Sud, la Coesione e le aree interne, ribadisce: “La nostra opinione in merito rimane invariata, è il governo che deve ora decidere che strada prendere. Su questo tema si sono registrate spaccature nella maggioranza, ed è la maggioranza, ora, a dover affrontare la questione”.

I dieci giorni che potrebbero sconvolgere la vita politica dei governatori (uscenti) e creare piccoli o grandi smottamenti interni ai due schieramenti governo-opposizione iniziano dunque ora: entro il 10 gennaio, infatti, il governo ha tempo per impugnare la legge regionale della Campania che permette a De Luca di correre, nonostante l’opposizione del Pd guidato da Elly Schlein – che, all’indomani dell’approvazione della legge locale, a inizio novembre, aveva espresso sonoramente il suo niet: “Il Pd è contrario al terzo mandato. Lo prevede già la legge nazionale. E riteniamo che quel limite sia equilibrato”.

E il responsabile Organizzazione Igor Taruffi aveva rincarato: “Dev’essere chiaro che il voto espresso non sposta di un millimetro la posizione del Pd nazionale sul limite dei due mandati per le cariche monocratiche. Al di là del voto, quindi, Vincenzo De Luca non sarà il candidato presidente sostenuto dal Pd alle prossime elezioni regionali”. Dal centrodestra si erano levate allora voci discordanti: impugnare una legge regionale perché in contrasto con quella nazionale (creando a cascata problemi nel Veneto di Luca Zaia, governatore al terzo mandato) oppure lasciar correre, lasciando il Pd alle prese con il probabile scontro intestino (De Luca che si ricandida da solo e Schlein che sceglie con il M5s un altro candidato?). A Fratelli d’Italia il Veneto (finora regno della Lega) non dispiacerebbe, ed è anche vero che, in Veneto, Zaia – che ha potuto correre per un terzo mandato in virtù di una precedente legge regionale – non potrebbe comunque correre per un quarto. Il vantaggio è insomma già di fatto presente sul campo, a monte di eventuali interventismi.

Ma il non muoversi, per la premier, potrebbe significare facilitare la vittoria in Campania del centrodestra, visto che il centrosinistra, in questa situazione, avrebbe due candidati, ferma restando la contrarietà pd alla terza corsa di De Luca, espressa proprio da Misiani a legge regionale appena approvata: “De Luca e la sua squadra hanno raggiunto risultati importanti e positivi, che possiamo rivendicare con orgoglio, ma tutti, a partire da lui, dobbiamo misurarci da una parte con il voto parlamentare a livello nazionale, e dall’altra con le criticità giuridiche e con le condizioni politiche, nel Pd e negli altri partiti del campo progressista”. Che cosa farà la premier? I dem non si sbottonano, ma attendono con ansia di capire. 
 

 





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