In Terra Santa alle sorgenti della nostra fede
«D’oro, di rame, di luce»: è così che vede Gerusalemme una canzone israeliana, una di quelle canzoni che da secoli accompagnano i pellegrini all’arrivo nella città santa. E così è apparso il cuore delle radici cristiane ai 312 pellegrini della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, giunti seguendo le orme di Gesù alla vista della «santa montagna». Sacerdoti, seminaristi, giovani, famiglie, anziani sono partiti dall’aretino per raggiungere la terra delle origini, per toccare con mano i luoghi della fede, per riconoscere il contesto familiare narrato nei Vangeli, per pregare insieme agli apostoli. Un pellegrinaggio guidato dal vescovo monsignor Gualtiero Bassetti e da padre Rodolfo Cetoloni, vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza e partito dalla Nazareth di Maria e Giuseppe che conserva, secondo la tradizione e l’archeologia, il luogo dell’Annunciazione. Da lì è cominciata la visita – che è stata insieme preghiera, riscoperta della fede e conoscenza storica – a luoghi da molti mai visti, ma legati ad ognuno da una sorprendente consuetudine, come da una vecchia amicizia che deriva dalle Scritture. Nazareth, Betlemme e Gerusalemme le città da cui il gruppo di fedeli, divisi in sette pullman, ciascuno seguito da un sacerdote come guida spirituale e da alcuni referenti locali, si è mosso per il pellegrinaggio. Ogni giorno una celebrazione comune radunava tutto il «popolo» diocesano in un luogo significativo in base al programma di viaggio. E così eccoci entrare nella sinagoga da dove Gesù rivelò che «oggi si è adempiuta la Scrittura»; eccoci nella casa di Pietro, a Cafarnao, dove Gesù dimorò; eccoci sul lago di Tiberiade, il mare di Galilea teatro della chiamata dei discepoli, della predicazione di Cristo, di eventi miracolosi; eccoci nella grotta in cui venne al mondo il Figlio di Dio. E poco importa se su alcune pietre Gesù non ha davvero camminato, se la grotta non è quella originaria, se certi luoghi santi sono riconosciuti tali soltanto dalla devozione popolare. Quello che conta è che lì il pellegrino vede, sente, respira la verità di fatti che hanno cambiato il corso della storia e danno senso alla propria vita. Tanti i momenti di forte intensità vissuti dai fedeli della diocesi: c’è chi, nonostante la stanchezza della giornata, non ha voluto rinunciare alla recita del Rosario di sera nella grotta dell’Annunciazione; c’è chi alle sei di mattina ha partecipato alla S.Messa nella cappella della Natività; c’è chi all’alba ha voluto assistere all’affascinante e solenne apertura del Santo Sepolcro a Gerusalemme; ci sono le coppie di sposi che, con rinnovato amore, hanno confermato le loro promesse matrimoniali a Cana; ci sono i sacerdoti e il nostro Vescovo che sulla pietra del primato di Pietro, a Tabgha, hanno nuovamente pronunciato il loro «sì» al Signore; c’è chi si è commosso dopo l’incontro con i bambini palestinesi orfani e con quelli ammalati. E tutti hanno terminato il pellegrinaggio con la S.Messa celebrata di fronte all’edicola del Santo Sepolcro, cuore e fulcro della fede cristiana, dove armeni, cattolici, copti, ortodossi officiano i loro riti con rigida spartizione dei tempi. Bastano pochi giorni in Terra Santa per sentirsi già parte di essa: se eri arrivato come pellegrino, con l’originario significato di straniero, te ne distacchi con una nostalgia tipica di chi lascia la terra dove è nato e ha sempre vissuto. Non resta che raccontare ad altri l’esperienza provata, perché quei luoghi così amati e, forse per questo, così contesi, siano sempre più visitati dai cristiani. E come pregano gli ebrei ad ogni Pasqua, “l’anno prossimo a Gerusalemme!”.
«Noi fedeli, immersi nel mistero»
Durante il pellegrinaggio una delle esperienze più belle e significative è stata la lettura delle pagine del Vangelo». Così Chiara di Sansepolcro, racconta il viaggio in Terra Santa, a cui ha partecipato assieme ad altri 300 pellegrini della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, nello scorso mese d’agosto. «Mi sono resa conto che quelle stesse parole ascoltate tante volte, lette nei luoghi in cui i fatti sono accaduti, sono in grado di generare emozioni profonde e sconosciute, quelle parole hanno risuonato in maniera diversa dentro di me in un modo molto più forte». Toccare con mano i luoghi del Vangelo, dove tutto è iniziato cambiando in modo straordinario la storia dell’uomo, questo vuol dire andare in Terra Santa in pellegrinaggio. Un’esperienza unica che segna profondamente e che lascia un ricordo indelebile. In particolare è il poter pregare in questi luoghi, così importanti per la fede cristiana, ad aver colpito la giovane pellegrina di Sansepolcro. «Guardando le altre persone accanto a me ho visto la stessa commozione, la stessa condivisione di sentimenti e mi sono sentita parte anch’io di una storia e di un mistero più grande che ci parla di speranza». Un viaggio che Chiara, assieme agli altri 300 fedeli della diocesi, vorrà certamente rifare.
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