Possibili positive ripercussioni del Giubileo 2025, apertosi ufficialmente lo scorso 24 dicembre, anche per il nostro territorio. Ne abbiamo parlato con Silvano Zaccone, presidente del Consorzio Il Cigno, nota società consortile di promozione turistica.
L’apertura della Porta santa in San Pietro ha inaugurato uffficialmente il Giubileo 2025. In quale misura questo evento potrà incidere sulle realtà minori?
“Credo che il Giubileo, con l’apertura della Porta Santa in San Pietro, rappresenti, per credenti e non credenti, un momento unico di riflessione collettiva sul mondo di oggi e sulle prospettive future. Un mondo in cui le guerre sono all’ordine del giorno con massacri e gravissime perdite umane anzitutto di bambini, come ha evidenziato Papa Francesco in più occasioni. Circa l’incidenza del Giubileo al di fuori di Roma ritengo che l’aspetto religioso resti prioritario rappresentando uno stimolo per operare verso la pace come ha auspicato il Pontefice. Per quanto riguarda gli interventi strutturali che hanno accompagnato l’apertura del Giubileo 2025 c’è da rilevare che gli stessi hanno correttamente interessato la Capitale come è giusto che sia. E’ mancato semmai, a mio modesto avviso, un programma organico di interventi a livello nazionale così come avvenuto con le leggi del 1996 e del 1997 per il Giubileo del 2000. In particolare la legge 270 dell’agosto 1997 aveva esteso gli interventi in altre regioni italiane oltre il Lazio con ricadute interessanti sotto ogni profilo. Anche il nostro territorio aveva beneficiato in quella occasione del vasto programma messo in atto: ricordo in particolare il recupero del palazzo vescovile a Brugnato con la nascita del Museo Diocesano e la ristrutturazione dell’antico edificio religioso degli Agostiniani trasformato nell’Ospitalia del Mare a Levanto”.
Il Giubileo 2000 segnò dunque positivamente anche il nostro territorio.
“Certamente. Molti furono anche in Liguria gli interventi tesi al recupero di manufatti diversamente destinati all’abbandono. L’Ospitalia di Levanto, che abbiamo citato, è uno di questi esempi virtuosi che hanno avuto riflessi positivi sulla comunità locale. Partirei da qui per una riflessione più generale. Ritengo che l’Anno giubilare appena iniziato possa rappresentare il fattore trainante per fare un ulteriore passo avanti nel recupero di tanti manufatti, anzitutto religiosi, meritevoli di intervento urgente. Ne è un esempio il bando del Pnrr sugli edifici rurali in corso di attuazione anche in Liguria che ha costituito una grande opportunità utilizzata purtroppo solo in parte. Il motivo? Non tanto la bontà dell’intervento legislativo che ritengo efficace quanto il complesso iter burocratico delle pratiche al quale si è aggiunto l’onere di anticipare in toto le somme da parte degli interessati con la liquidazione di quanto spettante solo a lavori ultimati. Mettiamoci nei panni di una piccola parrocchia o di un privato voglioso di salvare un manufatto di pregio costretti a rinunciare o a fare ricorso a fidi bancari per far fronte alle spese”.
Quali allora le prospettive future?
“Penso che sia necessaria una corretta programmazione ed una esatta mappatura delle priorità prima di intervenire. E’ auspicabile inoltre un piano nazionale che leghi l’aspetto culturale a quello turistico, che discende dal primo e allo stesso si lega, nell’ottica di promuovere il bene con positive ricadute sulle comunità. Personalmente auspico che ciò avvenga prima possibile per promuovere un recupero programmato del nostro inestimabile patrimonio storico e artistico cosiddetto minore. Tutto questo è auspicabile attingendo a varie fonti di finanziamento con l’utilizzo di risorse mirate e definendo un piano di priorità come rilevavo in precedenza. Pievi, chiese, oratori, edifici di culto, manufatti rurali di pregio rappresentano una fondamentale risorsa non solo religiosa ma culturale per il nostro Paese costituendo davvero il collante dei nostri valori che vanno difesi e promossi. E’ quell’Italia minore di cui poco si parla che va incontro anno dopo anno allo spopolamento e all’abbandono”.
In questo ragionamento entra anche la Via dei Monti?
“Certamente. La Via dei Monti o de Pontremolo è un cammino storico – religioso trecentesco non costruito artificialmente sulla carta ma documentato grazie al professor Tiziano Mannoni, a Gianni Busco, storico e ricercatore levantese, e ai tanti studiosi ai quali va il nostro doveroso ringraziamento. Il Consorzio Il Cigno si è adoperato in prima persona perché questo cammino fosse riaperto grazie al sostegno fondamentale della Fondazione Compagnia di S.Paolo di Torino ed alla collaborazioni di Comuni, piccole attività economiche, associazioni, prime fra tutte il Club Alpino Italiano. Ricordo come la genesi del progetto di recupero e valorizzazione della Via dei Monti tragga origine dallo stimolante confronto avviato con la parrocchia di S.Siro di Montale nel 2020 che ha rappresentato il buon viatico per il lavoro successivo. Una sorta di segno del destino per quanto è poi accaduto! Nel gennaio 2024 la Via è stata inserita nel catalogo dei cammini religiosi italiani da parte del Ministero del Turismo che ha accolto la richiesta del Consorzio Il Cigno a coronamento di un lavoro collegiale costruito per così dire dal basso, interpretando le istanze e le aspettative anzitutto delle piccole comunità. La Via dei Monti con gli oltre venti edifici religiosi presenti lungo il percorso fra i quali pievi, chiese, oratori, cappelle, bene incarna lo spirito giubilare ed è auspicabile che il 2025 possa rappresentare un anno di frequentazione importante per camminatori, amanti della mountain bike e persone diversamente abili per le quali doverosamente ci siamo impegnati in accordo con il Club Alpino Italiano a realizzare specifici percorsi fruibili con la joelette. Ricordo che la Via dei Monti ha rappresentato per tutto il Medioevo una sorta di bretella ante litteram della Via Francigena alla quale si univa a Pontremoli presso l’antico ponte del Casotto provenendo da Levanto. In questo contesto sono auspicabili interventi sugli edifici religiosi e sui siti archeologici che si incontrano lungo il tracciato. Mi riferisco in particolare al castellaro ligure e alla chiesa parrocchiale di S.Michele Arcangelo a Cassana, alla chiesa dell’Accola a Borghetto di Vara, ai complessi monumentali di Montale di Levanto e Brugnato per non dimenticare l’antica pieve di S.Pietro di Cornia a Zignago ed i siti archeologici indagati nel Novecento dal professor Mannoni e dall’ISCUM. Per non parlare sul versante lunigianese dei tanti oratori che si incontrano nel lungo cammino che porta a Pontremoli provenendo dalla valle di Rossano in comune di Zeri. Vorrei ricordare che la chiesa di S.Pietro in Confluentu vicina alla non più esistente Porta fiorentina a Pontremoli, tappa finale del nostro cammino, ci riporta alla presenza della diocesi di Brugnato in questo territorio: la Via dei Monti rappresentava a quel tempo il punto di incontro fra Val di Vara e Lunigiana e il percorso obbligato che dovevano compiere i vescovi da una parte all’altra della montagna. In particolare il labirinto in arenaria conservato all’interno della chiesa, sede della diocesi di Brugnato per due secoli circa, sopravvissuto ai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, rappresenta l’espressione vera del cammino medioevale e del pellegrinaggio verso Roma e la Terrasanta. Il mio è un appello, modesto quanto si vuole ma accorato, perché le istituzioni a livello nazionale e locale si adoperino affinchè le tradizioni secolari che rappresentano le radici della nostra cultura non vadano irrimediabilmente perdute. Perché le aree interne di cui tanto si parla non muoiano lentamente e con loro i tesori che custodiscono, un patrimonio al quale non possiamo in alcun modo rinunciare”.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link