Brescia: in peggioramento la qualità del credito alle imprese, ai massimi storici liquidità a disposizione

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Nel 2° trimestre del 2024 è proseguito il processo di peggioramento della qualità del credito concesso alle imprese bresciane, che rimane tuttavia su livelli storicamente elevati. Il tasso annualizzato di deterioramento dei prestiti per le società non finanziarie a fine giugno di quest’anno (per la componente “utilizzato”, ovvero quella riferita agli importi monetari divenuti NPL) si è infatti mantenuto al 2,1%, invariato rispetto a marzo 2024, ma in forte aumento rispetto allo 0,7% dello stesso periodo del 2023. Quanto rilevato negli scorsi mesi riporta i valori a quanto sperimentato nel biennio 2018-2019, mentre gli attuali livelli risultano significativamente inferiori rispetto ai massimi raggiunti tra 2013 e 2014 (tra l’8% e il 9%).

A evidenziarlo è un focus realizzato dal Centro Studi di Confindustria Brescia e contenuto nella 21esima edizione del Booklet Economia, disponibile in formato digitale e contenente informazioni su tutti i principali indicatori economici bresciani aggiornati al 13 dicembre, tra cui una specifica sezione sugli aggregati creditizi nel territorio bresciano.

“La crescente velocità di formazione dei crediti deteriorati sperimentata nel tessuto produttivo locale ha iniziato a manifestarsi nel corso della seconda metà del 2023 – commenta Paolo Streparava, vice presidente di Confindustria Brescia con delega a Credito, Finanza e Fisco –, per poi accelerare sulla scia della debole congiuntura di questi mesi e degli alti tassi d’interesse applicati dagli istituti di credito. Si tratta di un processo verosimilmente destinato a proseguire anche nel prossimo futuro, alla luce delle forti incognite che affliggono l’industria bresciana, penalizzata delle difficoltà riscontrate in alcuni importanti segmenti del comparto metalmeccanico locale. Cerchiamo comunque di essere positivi, alla luce anche delle importanti riserve di liquidità a disposizione del Made in Brescia, che ricoprono un ruolo centrale per gli investimenti dei prossimi anni.”

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La crescita del tasso di deterioramento dei prestiti nelle imprese va di pari passo con l’aumento delle sofferenze: a fine giugno 2024, esse hanno raggiunto, nel settore industriale bresciano, la cifra di 112 milioni di euro, in forte risalita dai minimi storici raggiunti alla fine del 2022 (81 milioni). A Brescia loro incidenza sul totale dei presiti (1,2%) rimane comunque bassa, sia rispetto al passato, sia nei confronti della Lombardia (1,4%) e dell’Italia (1,4%).

Quanto sopra descritto si inserisce all’interno di uno scenario di forte sgonfiamento dello stock di prestiti concessi dalle banche alle aziende: sempre a fine giugno, l’ammontare degli impieghi (al netto di pronti contro termine e sofferenze) a disposizione delle imprese industriali bresciane, ammonta a 9,6 miliardi di euro, evidenziando una flessione del 12,9% sullo stesso periodo del 2023. La dinamica riscontrata a Brescia appare significativamente più intensa di quanto rilevato in Lombardia (-6,2%) e in Italia (-8,0%). Prosegue la discesa dell’ammontare di credito erogato alle aziende attive nell’industria, dopo la fase fortemente espansiva che aveva invece caratterizzato buona parte del biennio 2021-2022. Le motivazioni alla base di tale riduzione possono essere ricondotte, in particolare, a una minore domanda di finanziamenti da parte delle imprese (a seguito dell’elevato costo del denaro e del conseguente maggiore ricorso all’autofinanziamento).

Tra le province lombarde, Brescia emerge quella con la maggiore contrazione in chiave tendenziale, seguita da Sondrio (-12,0%) e da Varese (-11,0%); il capoluogo regionale sperimenta una discesa più contenuta (-4,2%), mentre Lodi (+2,7%) e Cremona (+0,1%) mostrano addirittura dei (modesti) segni positivi.

In tale contesto, la liquidità a disposizione del sistema produttivo locale è ai massimi storici: infatti, a giugno di quest’anno i depositi bancari e il risparmio postale detenuti dalle imprese hanno raggiunto la cifra di 18,4 miliardi di euro, il valore più elevato da quando è disponibile la serie.  Alla base di tale performance vi sarebbe, in particolare, la ridotta propensione a investire (penalizzata dagli alti tassi e dalle incerte prospettive economiche per i mesi a venire). Quanto rilevato nell’ambito delle imprese non trova piena corrispondenza all’interno dell’aggregato delle famiglie consumatrici, dove i depositi bancari e il risparmio postale registrati a fine giugno (26,7 miliardi) risultano in flessione rispetto al valore massimo (28,6 miliardi) raggiunto a marzo 2022.



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