Turismo in Trentino: «Dati ok ma restano due nodi: i collegamenti con gli hub e la carenza di personale»

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di
Alessandro Rigamonti

Battaiola (Asat): «Ha nevicato, fa freddo, le piste sono aperte, i turisti stanno arrivando e come presenze gli alberghi sono messi bene»

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Se il numero dei polacchi che da Varsavia decide di trascorrere le proprie ferie estive in Trentino è aumentato del 20% in un solo anno, vuol dire che il settore ricettivo provinciale ha investito molto sul turismo estero. E i numeri dell’estate 2024 pubblicati da Ispat l’hanno confermato: dieci milioni di pernottamenti e un aumento dei visitatori stranieri del 4,4% che ha sopperito al calo dei turisti italiani. Cifre ottime che lanciano anche la stagione invernale appena iniziata, ma il settore avrà bisogno di investimenti importanti per fare un ulteriore salto di qualità.ù

Giovanni Battaiola, presidente dell’Asat, come legge i numeri ufficiali sul turismo estivo?
«I dati sono positivi e vanno benissimo. Secondo me, quello più importante è l’aumento della clientela internazionale, il che non vuol dire che snobbiamo il mercato domestico, ma più ci si allarga su questa dimensione e più si amplia la platea di possibili turisti che arrivano sul territorio. Questo, come già avviene per la stagione invernale, può garantire una maggiore affluenza per l’estate. Purtroppo, abbiamo perso qualche connazionale».




















































Gli italiani sono calati dello 0,6% negli arrivi e dello 0,1% nei pernottamenti.
«Non voglio che ne esca una questione economico-politica, però inevitabilmente gli italiani stanno soffrendo di un’economia un po’ in difficoltà. Di conseguenza, tra le prime cose alle quali rinunciano ci sono le vacanze. O al massimo si accorcia il periodo. Quello che noi dobbiamo riuscire è fare dire ai turisti: “Programmiamo la vacanza, la programmiamo in anticipo indipendentemente dal meteo e dall’economicità”. Questo è un po’ il mio mantra. Chi è vive vicino aspetta fino all’ultimo minuto».

Si è parlato di un’ottima estate come numeri. Anche se è ancora presto, questo inverno come sta andando?
«Ha nevicato, fa freddo, le piste sono aperte, i turisti stanno arrivando e come presenze gli alberghi sono messi bene. Insomma, siamo in una tendenza positiva».

Il meteo ha influito anche sul calo degli arrivi italiani a giugno (-2,2%) e settembre (-9,3%). Mentre ad agosto c’è stato un forte aumento dell’11,6%.
«Agosto è visto come ideale per le vacanze e questo è un grande problema: negli altri Stati europei c’è uno scaglionamento delle vacanze da parte delle imprese, mentre in Italia, purtroppo, le grandi aziende chiudono solamente quei 15/21 giorni del mese di agosto e questo poi genera tutta una serie di problemi come i prezzi più alti. Ormai la cifra la fa la domanda e non più l’impresa».

Parlando di aumento di prezzi, gli hotel con una o due stelle stanno perdendo clienti mentre i quattro stelle e oltre stanno crescendo. I turisti italiani calano e aumentano quelli provenienti dall’estero.
«Questa è una tendenza mondiale. Chi va in vacanza cerca di stare meglio rispetto a come sta a casa. Dato che la qualità della vita di ognuno di noi è molto cresciuta, in ferie si cerca qualcosa di più. Le strutture a una o due stelle erano dettate dalla possibilità, nel dopoguerra, di dare a tutti il modo di spostarsi. Ora, visto che le necessità sono cambiate, è inevitabile un aumento della richiesta degli hotel a quattro o cinque stelle. Poi c’è anche una questione internazionale».

Quale sarebbe?
«Nel momento in cui andiamo a coinvolgere un mercato internazionale, dove lo standard minimo sono i quattro stelle, almeno all’inizio c’è la necessità di avere un numero di stelle alto perché nell’immaginario del cliente questo dà una qualità e una garanzia maggiore».

Perché dice «almeno all’inizio»?
«Perché poi quando un turista arriva scopre le peculiarità del territorio magari apprezza un’ospitalità diversa rispetto ad un hotel».

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Dai numeri dell’Ispat si può notare una crescita dei turisti nel periodo gennaio-settembre (+2,1%). La destagionalizzazione del turismo sta funzionando?
«Questi numeri significano che il percorso che gli imprenditori, le Aziende per il turismo, le Asat e Trentino marketing hanno messo a terra sta andando nella direzione corretta».

Numeri positivi, ma quali sono ancora le difficoltà del turismo provinciale?
«In sostanza abbiamo due problemi strutturali: la mobilità e la carenza di manodopera».

Partiamo dal primo.
«So che la montagna non è una città. Però dobbiamo veramente riuscire a collegare internamente il nostro territorio e collegarlo agli hub internazionali in maniera molto semplice. Di questo ne parliamo da anni, da quando ero presidente dei giovani albergatori della val di Sole, e siamo ancora fermi qua».

Può fare qualche esempio di opere infrastrutturale necessaria?
«Sono due quelle che abbiamo sempre richiesto. La prima è l’elettrificazione della Valsugana che permetterebbe di collegare con treni diretti Venezia a Trento in un’ora. Venezia è un hub internazionale il che vorrebbe dire dare agli ospiti che scelgono di venire in Trentino la possibilità di andare a Venezia con un treno veloce e viceversa. La città lagunare è un veicolo promozionale internazionale incredibile. La seconda è un collegamento strutturale con l’aeroporto di Verona. Immaginavamo un treno che partiva da Verona, si fermava a Rovereto, Trento, Bolzano, Innsbruck e viceversa».

Parliamo adesso del secondo problema, quello relativo al personale.
«Siamo in grande difficoltà, ma non è connesso solo alla carenza degli alloggi. Ci sono più aspetti. Il primo è la formazione professionale sul nostro territorio, quindi creare un appeal interessante per chi in Trentino e per chi vuole godere del bello di essere a contatto col turista. Bisogna stimolare il territorio a generare professionisti dell’ospitalità. Il secondo aspetto è l’accoglienza. Più cresce la qualità della vita, più certi lavori non si vogliono più fare e quindi bisogna andare a cercare lavoratori in altre parti del mondo. Ci vuole un’accoglienza extracomunitaria di un certo rispetto. Va bene il progetto in Argentina, ma deve essere fatto ovunque».

Di solito, quando di parla di lavori stagionali, la criticità che emerge sempre è quella relativa agli stipendi bassi?
«Di solito chiediamo “dimmi quanto vuoi guadagnare?”. Questa è una domanda che facciamo regolarmente ai nostri collaboratori e la loro richiesta nel 99% dei casi viene accettata».

Insieme a queste difficoltà però c’è anche l’emergenza casa.
«In questo momento per i nostri lavoratori molte strutture forniscono vitto e alloggio. Quest’ultimo è cambiato dopo la pandemia perché, se prima gli alloggi erano multipli, adesso sono al massimo tripli. Però nel momento in cui uno vuol decidere di rimanere sul territorio non può continuare a vivere in una camera d’albergo».

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