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Il vescovo di Vicenza Giuliano Brugnotto ha celebrato martedì sera e ieri mattina come da tradizione le sante messe del Natale, alla sera della vigilia e nel giorno della ricorrenza della nascita di Gesù Bambino. Oltre ai fedeli vicentini presenti nei due appuntamenti nella cattedrale della città berica, in tanti vicentini hanno seguito il rito solenne da casa, grazie alla diretta offerta da Radio Oreb. Molto attesa l’omelia del vescovo, per la terza volta a celebrare il Natale dal suo insediamento avvenuto con l’ordinazione episcopale del dicembre 2022, incentrata sul tema della gioia che porta la venuta al mondo di un bambino, richiamando la natività di Betlemme, e sull’amore, sull’importanza di amare e sentirsi amati, richiamando più volte le parole pronunciate da Papa Francesco.
Riportiamo su concessione della Diocesi di Vicenza il testo completo dell’omelia pronunciata il 25 dicembre 2024, proprio nei giorni del Giubileo con l’apertura della Porta Santa, e che esordisce con un interrogativo: “Chi è questo bambino che è nato a Betlemme?“, citando nel preambolo un passo del Vangelo di Giovanni (1,14). Il testo si conclude con l’augurio di trascorrere un Natale sereno e di pace.
“E il Verbo divenne carne e pose la sua dimora in mezzo a noi. Chi è veramente questo bambino che è nato a Betlemme? La semplicità e la povertà delle condizioni nelle quali ha visto la luce questo bambino non devono rattristarci. Una persona che nasce è sempre motivo di allegrezza, è un annuncio di speranza nella vita, è gioia che si diffonde a tutti coloro che stanno attorno al nuovo nato. E certamente i racconti evangelici della nascita di Gesù sono tutti avvolti da esultanza che addirittura raggiunge i cieli: gli angeli cantano Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama. Anche noi ci siamo uniti a questo canto poco fa. La nascita di un bambino ci coinvolge quasi naturalmente, e la nascita del Bambino di Betlemme ci provoca stupore e forse anche qualche domanda. Se non altro per il fatto che in molte parti del mondo oggi si parla di Lui, di quel bambino. Che a Lui molti artisti si sono ispirati per rappresentare nella loro epoca la Sua nascita. Che in questa notte Papa Francesco abbia aperto una porta in San Pietro chiamata “Porta Santa”, nella memoria della nascita di quel bambino.
Anche l’evangelista Giovanni si è chiesto proprio all’inizio del quarto Vangelo: chi è veramente quel Bambino? A Sua immagine siamo stati creati. Quando si approfondiscono, anche per mezzo della ricerca scientifica, il microcosmo che tiene in vita un essere umano con le sue particelle organizzate in modo mirabile per tenere in vita il nostro organismo, tanto complesso ai nostri occhi eppure se fragile anche pieno di armonia che cosa suscita in noi? Pure il macrocosmo ci interroga, con gli occhi puntati sull’universo, il cielo stellato, o anche semplicemente lo sguardo fisso sul movimento sempre nuovo del mare, cangiante nei suoi colori, in continuo movimento che a noi pare un movimento casuale che però casuale non è; lo ha ricordato l’artista Gianandrea Gazzola esponendo in Basilica Palladiana una singolare installazione “specchio di natura” trasferendo le onde sonore dell’aria all’acqua in una grande vasca quadrata che riflette poi su due tende, ricordando che non vi è nulla di casuale nei movimenti della natura.
Le leggi che si riflettono nell’universo ci fanno intuire la sapienza di un Creatore, la cui immagine ci lascia pieni di sbigottimento e quasi di timore. Possiamo forse colloquiare con Lui? Non resta un Dio Creatore troppo lontano da noi? Potrà mai “sentire” i nostri desideri, condividere i nostri sentimenti? San Giovanni vuole inserirsi proprio in queste domande. E ci annuncia con l’inno che abbiamo udito dal Vangelo che nel complesso della grande realtà dell’universo e di noi stessi noi possiamo conoscere Colui ad immagine del quale siamo stati creati. Lo possiamo incontrare, conoscere, amare nel Bambino che è appena nato e che è stato posto in una mangiatoia.
Dio è buono! Non c’è stato bisogno che noi scalassimo i cieli per raggiungerlo. Ci ha pensato Lui a prendere posto in mezzo a noi. Lui è la luce che illumina ogni uomo e le tenebre non sono state per nulla in grado di soffocarla quella luce. Quelle tenebre che giungono fino ai nostri giorni, quelle che oscurano città e paesi, distruggono ospedali e scuole, creano distruzione e morte. Quelle tenebre non riescono fino ad oggi a vincere la luce che il Bambino di Betlemme ha portato in mezzo agli uomini. La bontà di Dio è apparsa in mezzo a noi. Ognuno di noi, deve sentire oggi quanto è amato da Dio, quanto Dio si è fatto vicino. Dio ci considera figli destinati ad una vita libera di amare senza riserve. Quando un bambino avverte che i suoi genitori gli vogliono bene, che lo amano, davvero progredisce nella fiducia e nella docilità affettuosa. Tutto cambia con l’amore vero. Tutto il nostro mondo cambia accogliendo l’Amore di Dio che è misericordia. Una misericordia che fa rinascere.
Papa Francesco ci invita ad aprire il cuore e la mente agli orizzonti della speranza in questo anno giubilare. Chi è abitato dall’amore vero, dall’amore che Dio ci fa sperimentare su di noi, non cede al richiamo dell’egoismo, della tristezza, della violenza per imporsi sugli altri. Chi si sente amato, cambia se stesso e il mondo. Chi si sente amato da Dio e da quanti gli sono vicini, cambia se stesso, s’indirizza lungo il sentiero della carità, del dono di sé, della generosità, della solidarietà.
Ci incamminiamo nell’Anno Santo con questa consapevolezza piena di riconoscenza e di gioia: siamo amati da Dio, siamo frutto dell’Amore e perciò capaci a nostra volta di rinnovarci, di aprire vie nuove di cambiamento di noi stessi. La luce di Betlemme ridona speranza al mondo perché a Betlemme è Dio stesso che nel volto di un bambino, che non è neppure capace di parlare, porta pace nella terra a tutti gli uomini e le donne che hanno scoperto che la fonte dell’Amore vero è proprio Lui. Ce lo ha fatto conoscere nella persona di Gesù. Ora lo possiamo contemplare perché questo Dio, quello di cui ci parlano i Vangeli, ha preso casa per sempre in mezzo a noi.
Questo è il nostro Natale, un Natale dell’amore di Dio, un Natale che porta pace“.
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