Canada, Panama e Groenlandia, al centro degli auguri polemici di Donald Trump. E tante pene di morte in casa dopo i graziati da Biden e l’appello del papa. Il presidente eletto approfitta del Natale per criticare Trudeau e rilanciare le sue pretese sul canale, Poi la Groenlandia che già si voleva comprare nel corso dellA prima presidenza. Le solite buffonate o questa volta qualcosa di peggio?
Auguri tra due presidenze ‘andata e ritorno’
Il presidente uscente Joe Biden e il presidente eletto Donald Trump hanno inviati messaggi natalizi molto diversi, con Trump che ha ripetuto le sue controverse dichiarazioni sul Canale di Panama, sul Canada e sulla Groenlandia. Mentre Biden ha scelto formule classiche per il suo ultimo Natale da presidente, augurando al Paese di continuare “a cercare la luce della libertà e dell’amore, della gentilezza e della compassione, della dignità e della decenza”, Donald Trump ha inviato una serie di messaggi provocatori sul suo social network Truth. «Auguri anche ai “pazzi” della sinistra radicale, ma non ai 37 detenuti che hanno ottenuto da Joe Biden la grazia per la pena capitale. A queste anime fortunate dico, ‘andate all’inferno’». Trump, che nei giorni scorsi ha auspicato una applicazione più frequente della pena di morte per i ‘criminali violenti’.
Contro la Cina attraverso il Canale di Panama
Dopo aver minacciato sabato scorso di riprendere il controllo del Canale di Panama, il presidente eletto ha ribadito le accuse di ingerenza cinese. «Buon Natale a tutti, compresi i meravigliosi soldati cinesi che amorevolmente, ma illegalmente, gestiscono il Canale di Panama». Il presidente eletto ha poi colto l’occasione per nominare Kevin Marino Cabrera, nato Miami da esuli cubani, prossimo ambasciatore a Panama.
Canada 51° Stato e Trudeau Governatore
Un altro bersaglio del messaggio natalizio di Trump è il Canada, che continua a considerare come possibile “51° Stato”, definendo il Primo Ministro Justin Trudeau un “governatore”. Trump, nei giorni precedenti aveva lodato e di fatto sostenuto la possibile candidatura contro Trudeau della leggenda dell’hockey Wayne Gretzy come premier del Canada. «Ho appena lasciato Wayne Gretzky, il ‘grande’ come è conosciuto nei circoli dell’hockey sul ghiaccio. Gli ho chiesto perché non corresse come premier del Canada, che a breve sarà governatore del Canada. Gli ho detto che avrebbe vinto facilmente, senza neanche bisogno di fare campagna. Mi ha detto che non era interessato, ma penso che i canadesi dovrebbero creare un movimento perché si presenti alle elezioni».
Rivendicazioni sulla Groenlandia
Altro punto nodale quasi quanto la sfida alla Cina, le sue rivendicazioni sulla Groenlandia, un territorio ghiacciato grande quattro volte la Francia che considera strategico: «Il popolo della Groenlandia, di cui gli Stati Uniti hanno bisogno per la loro sicurezza nazionale, vuole che gli Stati Uniti siano presenti, e faremo in modo che lo siano». Una minaccia trasparente, a cui ha replicato Mute Egede, primo ministro del territorio autonomo appartenente alla Danimarca. «La Groenlandia è nostra e non è in vendita».
L’isola di ghiaccio e dei tesori
La crisi climatica sta rendendo più semplice accedere a patrimoni di risorse naturali finora nascosti o irraggiungibili. Con conseguenze che la politica groenlandese prova ad anticipare, seguendo il principio che la natura governa tutto. «Non sono spaventata dai cambiamenti climatici, ne sono proprio terrorizzata. E non solo per il mio Paese, ma per tutto il pianeta». Naaja Nathanielsen, è una ministra del governo della Groenlandia. Ha molte deleghe: affari economici, commercio, giustizia, uguaglianza di genere e soprattutto risorse minerarie. Eletta tra le fila dell’Inuit Ataqatigiit, partito groenlandese di sinistra e con dichiarate volontà indipendentiste dalla Danimarca, Nathanielsen è la persona che ha messo la faccia e la firma al divieto di trivellazione e, soprattutto, di estrazione dell’uranio in Groenlandia. La misura ha il dichiarato obiettivo di contenere i danni ambientali in Groenlandia.
La Nasa sopra la Groenlandia
Come riporta la Nasa, l’agenzia americana per le attività spaziali e aeronautiche, la calotta groenlandese sta perdendo attualmente circa 270 miliardi di tonnellate di ghiaccio all’anno a causa delle temperature superiori di un grado e mezzo rispetto alla media del ventesimo secolo. Il tasso di perdita più alto rispetto a quello dell’Antartide rendendola la maggior contributrice dell’innalzamento dei mari. L’Artico si sta infatti riscaldando a un ritmo molto più rapido rispetto al resto del mondo. E lo scioglimento dei ghiacci e le temperature sempre più miti stanno rendendo più facilmente accessibili le enormi risorse naturali nascoste nel suolo dell’isola artica
I tesori sotto la Groenlandia
Il sottosuolo della Groenlandia è ricchissimo di materie prime critiche, terre rare, uranio, petrolio e gas naturale. Ciò sta scatenando una lotta tra società minerarie e comunità locali, che vogliono proteggere il proprio territorio e la propria cultura. Un caso emblematico della lotta degli Inuit per la tutela del loro territorio è Kvanefjeld, sito ricco di uranio, per ora bloccato dal governo. La società australiana che ne detiene la licenza ha portato in tribunale il governo dell’isola per poter riprendere l’estrazione. Figuriamoci quando a pretendere sarà Termp.
L’America armata tra i ghiacci
Kangerlussuaq, piccolo paesino della costa ovest della Groenlandia all’estremità interna di un fiordo lungo cento chilometri, insediamento urbano, originariamente costruito dagli americani durante la Seconda guerra mondiale per ospitare una base militare aeronautica e dal 1992 tornato in possesso del governo groenlandese. Lo scioglimento dei ghiacci artici causato dal riscaldamento globale sta creando un paradosso di cui la Groenlandia rappresenta il caso più estremo: più i ghiacci si ritirano e il permafrost si ammorbidisce, più diventa accessibile ed economico raggiungere le innumerevoli risorse naturali custodite nel sottosuolo della gigantesca isola ghiacciata.
Quando la terra è nuda
Il suo sottosuolo nasconde infatti un’incredibile varietà di risorse minerarie tra cui oro, zinco, piombo, rame, nichel e cobalto, ma soprattutto ad attrarre l’attenzione delle grandi multinazionali del settore sono le enormi quantità di terre rare e di uranio. L’isola ha anche un potenziale significativo per riserve di petrolio e gas, rimaste in gran parte inesplorate per il veto politico imposto nel 2021 dal governo indipendentista di Inuit Ataqatigiit. Il divieto, che vale sia a terra sia offshore, riguarda l’estrazione dell’uranio o di siti con una massiccia presenza del metallo radioattivo, di petrolio e di gas.
«La popolazione è divisa tra chi vede nelle miniere un’opportunità economica e chi un rischio troppo grande per l’ambiente e per la salute», spiega la ministra Nathanielsen. La Groenlandia ha bisogno di risorse dall’estero perché l’attuale governo vuole staccarsi definitivamente dalla Danimarca, da cui ancora dipende politicamente e, in parte, economicamente. A patto però che i progetti minerari non mettano a rischio l’ambiente e la salute degli abitanti dell’isola. E a patto che non siano gli Stati Uniti di Trump.
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AVEVAMO DETTO
Groenlandia, tesoro sotto i ghiacci, ma vince l’ambiente sulla ricchezza
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