San Cristoforo come Caivano: “Si potrà fare molto qui, dove c’è ancora il mito di Santapaola”

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Per il presidente del Tribunale per i minorenni “arriveranno somme per potenziare scuole e servizi. Ma servirà coinvolgere le scuole e le famiglie” dice Roberto Di Bella. Che per Natale si augura “di non vedere più bambini usati come pusher e vedette”

“Innanzitutto contenti, è una attenzione importante a una periferia che dà molto lavoro al tribunale per i minorenni. Una buona parte dell’utenza viene da lì. Possiamo fare molto”. A dirlo, in riferimento all’inserimento di San Cristoforo tra i quartieri destinatari delle misure del “metodo Caivano”, è Roberto Di Bella, presidente del Tribunale per i minorenni di Catania. Da quattro anni alla guida dell’istituzione, parla di San Cristoforo come un luogo dove “i ragazzi hanno ancora il mito di Nitto Santa Paola. E i tassi di dispersione scolastica sono altissimi, e c’è una corrispondente devianza minorile. I bambini e i ragazzi vengono coinvolti senza scrupolo nell’attività di pusher e vedetta. E sottolineo anche che molti ragazzi hanno i genitori in carcere. Inoltre ci sono molte ragazzine che diventano madri ad appena 14 o 15 anni”. E in un contesto del genere “i risultati ottenuti a Caivano, con una riduzione dei reati del 40%, fanno ben sperare”.

Si tratta non di iniziative di repressione, ma di un rafforzamento della presenza dello Stato sul territorio, in tutte le sue forme. E l’inserimento di San Cristoforo nel novero dei quartieri a rischio non serve a stigmatizzare, ma ad avere risorse concrete, sottolinea Di Bella. “Del resto molto di quel che c’è nel modello Caivano è stato ripreso da quanto fatto da noi con il progetto “Liberi di scegliere”. Stiamo intervenendo per la prevenzione, abbiamo realizzato a Catania un osservatorio prefettizio sulla condizione minorile, stiamo contrastando la dispersione scolastica. Ora – prosegue il magistrato – serve riqualificare aree molto degradate, vanno creati centri d’aggregazione per i ragazzi, dei luoghi dove fare sport. Perché la presenza di queste strutture è molto molto bassa in percentuale. Siamo sicuri che il sindaco e il prefetto sono perfettamente in linea anche per intervenire per migliorare l’edilizia scolastica. Ci stiamo battendo da tempo per riportare bambini e ragazzi a scuola, del resto”.

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E riportare i ragazzi a scuola, in un territorio che vede abbandoni precoci della scuola con picchi del 25%, passa “dall’ampliare l’offerta formativa. A San Cristoforo, inteso come territorio che comprende anche Angeli Custodi, Castello Ursino, Fortino, e le altre aree limitrofe, le scuole che fanno il tempo pieno sono una minoranza. Abbiamo individuato 6 scuole e 18 plessi per avviare laboratori sperimentali da tenere fino al pomeriggio. Parliamo di sport, naturalmente, ma anche di teatro, o giornalismo. Avviare i ragazzi alla lettura delle notizie sul proprio territorio è importante. Penso sempre quanto fatto a Napoli, nei quartieri spagnoli, oggi rivitalizzati dal turismo”. E in tutto questo “i fondi dal governo serviranno a potenziare queste attività. Le scuole diventano hub culturali. E mi auguro che, come fatto dall’Università Federico II di Napoli, si porti anche una facoltà universitaria. Del resto si parla di una zona centralissima. Poi c’è il tema della risistemazione di aree molto degradate dal punto di vista urbanistico, perché anche la bellezza ha il suo ruolo. Poi infine serve delocalizzare la gli uffici pubblici, e accanto alla polizia (oggi in via Poulet, ndr) vorrei vedere anche carabinieri e guardia di Finanza. A Caivano hanno consentito al Comune di assumere polizia municipale in deroga, ma anche educatori di strada e scolastici per orientare i ragazzi. E risultati già si vedono”, spiega ancora Di Bella.

Tutto questo naturalmente ha bisogno però di due aspetti “il coinvolgimento delle famiglie, e la continuità. Dobbiamo anche pensare ai genitori che spesso restano senza lavoro dopo essere stati in carcere, il loro reinserimento in società è fondamentale. Ricordiamoci sempre che la questione criminale in generale è una questione culturale e di mancanza di opportunità, se andiamo a vedere la storia di tutti i grandi boss del Sud, come lo stesso Santapaola, provenivano da questi contesti quartieri e hanno trovato nelle mafie un welfare. Questo dobbiamo tenerlo sempre presente, sono mancate adeguate politiche di prevenzione. Una volta che viene riqualificato bisogna mantenere i presidi, e non smettere mai di coinvolgere la gente del posto. Questa la vera sfida: far capire che questa è una opportunità di progresso, non capiterà piu qualcosa del genere”.

E, nel giorno di Natale, l’augurio del presidente del Tribunale dei minorenni è molto concreto: “Non vorrei più vedere stalle clandestine, ragazzi a bordo di motorini in orari scolastici, altri che fanno i pusher nelle piazze di spaccio. Siamo intervenuti su bambini che guidavano calessi anche in corse clandestine. a tutto questo dobbiamo porre un fine”, conclude Roberto Di Bella.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA





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