L’ultima commossa testimonianza di un uomo che ha scritto la storia della Valle d’Aosta – Valledaostaglocal.it

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Nella Vigilia di Natale, un giorno che tradizionalmente celebra la nascita, nella chiesa di San Maurizio a Brusson, la comunità si è raccolta non solo per un nuovo inizio, ma per un addio. Un addio che, purtroppo, ha segnato la fine di una vita di dedizione e passione per la sua terra. Augusto Rollandin, scomparso a 75 anni dopo una lunga malattia, ha lasciato un vuoto che è difficile da colmare. Le sue idee, il suo impegno, la sua visione della Valle d’Aosta, resteranno nel cuore di chi lo ha conosciuto, e oggi più che mai, quel cuore si sente orfano della sua presenza.

La chiesa era gremita, non solo dai familiari e dagli amici, ma anche dalle istituzioni, dalla giunta di Renzo Testolin, al vicepresidente del Consiglio Valle Aurelio Marguerettaz, al sindaco di Brusson, Danilo Grivon. Tutti erano lì, in silenzio, per testimoniare quanto il presidente Rollandin abbia dato alla Valle d’Aosta, alla sua gente, e come la sua figura continuerà a vivere attraverso il ricordo di chi lo ha amato e rispettato. Una comunità che oggi si stringe intorno alla sua famiglia: la moglie Nicoletta, i figli Claude e Martine, e il nipote Michel, che hanno visto partire un padre, un marito, un nonno, ma che sanno che nulla, davvero nulla, potrà cancellare il suo spirito.

Eppure, proprio in questo momento di lutto, non possiamo non osservare come il carisma e l’impegno di Rollandin siano stati in passato sfruttati e, alla fine, traditi. Quanti, nel corso degli anni, hanno approfittato della sua leadership, utilizzandolo come un piedistallo su cui salire per arrivare più in alto, e poi, una volta raggiunto il proprio scopo, lo hanno abbandonato, non esitando a colpirlo alle spalle?

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In un’epoca in cui l’opportunismo sembra dominare la scena politica, Rollandin ha rappresentato un’eccezione. Eppure, molti di coloro che oggi gli rendono omaggio erano gli stessi che non esitarono a metterlo in difficoltà, a distaccarsi da lui quando il vento politico cambiò direzione. Un comportamento che non ha nulla a che vedere con il rispetto e che, in fondo, tradisce l’onore di chi ha dato tanto per il bene della sua comunità.

L’omelia di Don Michele Giachino, come riportato dall’agenzia Ansa, ha aperto una riflessione profonda, che ha toccato le corde più intime di ognuno: “In Occidente si è sempre messo l’accento sull’essere umano come mortale, e non come natale”, ha detto, citando Hannah Arendt. Eppure, il messaggio era chiaro: “Non tutto muore, rimane ciò in cui mettiamo bene il cuore”. Non sono solo le opere di un uomo a definire la sua esistenza, ma anche l’amore con cui le ha fatte. E in questo, Rollandin non ha mai lesinato energie. La sua vita è stata un atto continuo di generosità verso la sua gente, verso la sua terra. E ora, anche se il suo corpo non c’è più, ciò che ha seminato resta, e continuerà a crescere.

In un paese di montagna come Brusson, dove la vita sembra scorrere lenta, ma i legami sono profondi, Rollandin è stato uno di quei pochi uomini che ha saputo interpretare la politica come una missione di servizio. Da giovane insegnante di scienze e matematica, fino al veterinario che si recava nelle stalle a curare gli animali, ha sempre vissuto con la consapevolezza di essere al servizio della comunità.

Il sindaco di Brusson, Danilo Grivon, ha ricordato con commozione come Rollandin abbia dato tanto, ricevendo in cambio un affetto sincero e una riconoscenza che si è trasformata in un profondo rispetto. Un uomo che non è mai stato lontano dalla sua gente, che ha sempre camminato al fianco di chi aveva bisogno, senza mai smettere di credere nella forza della montagna e nei valori che essa rappresenta.

Rollandin, con la sua straordinaria capacità di fare squadra e di guardare lontano, ha permesso che la Valle d’Aosta non fosse solo nota per il Traforo del Monte Bianco, ma che il suo nome arrivasse lontano, fino a Roma. Il suo carisma, la sua visione, la sua capacità di guardare oltre le difficoltà, sono state un faro per la politica locale, e la Valle non troverà facilmente un altro uomo con una simile portata. I suoi difetti, come ogni mortale, erano umani, ma non devono oscurare la grandezza di ciò che ha rappresentato per la sua gente.

L’addio a Rollandin è stato, quindi, un momento di grande commozione, ma anche di speranza. La speranza che il seme che ha piantato nella sua terra continui a crescere. La speranza che quella Valle d’Aosta che tanto amava possa trovare sempre più uomini disposti a metterci il cuore, proprio come ha fatto lui. Il suo corpo ora riposerà nel cimitero di Brusson, accanto alla chiesa parrocchiale, ma la sua anima rimarrà nel cuore di chi lo ha conosciuto. Non solo per quello che ha fatto, ma soprattutto per come l’ha fatto. Con amore, passione e quella fede in un futuro migliore che ha sempre accompagnato ogni sua azione.

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“Rimane ciò in cui mettiamo bene il cuore.” E, nel cuore di chi lo ha amato, Rollandin rimarrà per sempre.

pi.mi.





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