Aziende in crisi in Valle Peligna e Marsica

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SULMONA. Chiuderà a gennaio la libreria Giunti al Punto all’interno del centro commerciale Il Borgo a Sulmona. Quattro commesse perderanno il loro posto di lavoro, a meno che non decidano di accettare i trasferimenti in altri punti vendita del gruppo fuori dall’Abruzzo. Un altro duro colpo per il commercio della Valle Peligna, piegato dalla crisi e dal conseguente caro affitti dei locali. Problemi ormai diventati comuni anche in altre piazze della regione commercialmente più appetibili, come Avezzano. Anche nel capoluogo marsicano, infatti, si moltiplicano le chiusure di negozi e le cessazioni di attività.

Fra il calo delle vendite e l’aumento di spese e tasse, il commercio risulta in ginocchio in tutta la regione e sono poche le attività che continuano a fare fatturati importanti. A Sulmona, poi, la crisi dei negozianti arriva da lontano, con chiusure progressive che si rincorrono soprattutto lungo le vetrine abbandonate del centro storico. Sono diversi, infatti, i cartelli di affittasi o cedesi attività in quello che fino a qualche anno fa era considerato il quadrilatero dello shopping, fra corso Ovidio, via De Nino, piazza XX Settembre e via Mazara. La crisi, però, non risparmia nemmeno i grandi gruppi che si trovano nei centri commerciali, spesso accusati di essere la causa della fine delle piccole attività in centro.

Emblematico in questo senso è il caso della libreria del Borgo, che fra circa venti giorni chiuderà i battenti, lasciando la città con pochi punti vendita dedicati ai libri e alla cultura. Solo pochi mesi fa la libreria aveva riaperto in seguito alla ristrutturazione e al rinnovamento dell’intero centro commerciale. “Restyling” che però non deve essere stato sufficiente a consolidare la permanenza del punto vendita all’interno della grande e nuova struttura commerciale, peraltro unica in città. «Chiudiamo dopo 13 anni di lavoro in questa struttura», spiega una delle commesse che preferisce restare nell’anonimato, «per noi è stata una doccia fredda e quello che più ci è dispiaciuto è che nessuno ha mosso un dito per noi». La proprietà del punto vendita, un grosso gruppo con negozi in franchising in tutta Italia, ha infatti messo a disposizione delle quattro commesse i trasferimenti, in zone giudicate però troppo lontane.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

«Come facciamo a trasferirci fuori regione, per noi sarebbe impensabile», continua la ragazza, «il risultato di tutto ciò, quindi, sarà la perdita di altri quattro posti di lavoro in questa città già arrivata allo stremo». Alla base della decisione di chiudere la libreria ci sarebbe, secondo le lavoratrici, l’aumento dell’affitto. «Hanno aumentato l’affitto a 13mila euro al mese», continua una delle commesse, «dal gruppo ci hanno detto che nemmeno per i negozi a Milano pagano tanto. E anche se il rincaro è di poche migliaia di euro, la proprietà non trova più redditizia la libreria. È un vero peccato se si pensa che questo negozio fattura circa 30mila euro al mese: visti i tempi, quindi, non si può certo dire che gli incassi andassero male. Ma ora con un affitto così alto ci è stato spiegato che non si può più andare avanti». Effettivamente anche sul sito di Giunti al Punto si legge che «la struttura di vendita ideale per aprire negozi in franchising è compresa tra i 150 e i 400 metri quadri».

Parametri troppo elevati per Sulmona, che devono aver spinto il gruppo a ridisegnare la geografia dei punti vendita sulla penisola, partendo proprio dalla chiusura di quello cittadino, colpito dall’aumento dell’affitto. Secondo le associazioni di categoria, infatti, alla base della crisi del commercio ci sarebbero proprio il caro affitti e la mancanza di programmazione e regole certe.

Fenomeni che non farebbero altro che aumentare a dismisura la concorrenza, con attività aperte da stranieri, abituati all’orario continuato e a nessun giorno di riposo durante la settimana e per tutto l’arco dell’anno. Ecco che anche nella Marsica si moltiplicano i negozi di cinesi o egiziani, che non conoscono domeniche di riposo o giorni di festa, coi commercianti del posto che faticano a stare dietro ai loro ritmi. Non sorprendono, quindi, le chiusure di alcuni negozi storici della città, anche in centro, e le aperture di nuove attività di stranieri.

Federica Pantano

©RIPRODUZIONE RISERVATA



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