“L’ennesima piazzata sul salario minimo di fronte a Montecitorio è diventata la bandierina da piazzare dalle opposizioni quando non hanno più argomenti per attaccare il governo Meloni. Prima ancora di parlare di salario minimo è necessario intervenire su altre leve, che non ricadano solo sul datore di lavoro. Il cuneo fiscale in Italia è il quinto più alto tra i 38 Paesi dell’Ocse. Agire sul cuneo, abbassandolo come sta facendo il Governo è il miglior intervento al momento. Il taglio sarebbe stato anche già più consistente se i due maggiori partiti di opposizione non avessero creato voragini nei conti pubblici con i vari bonus edilizi fuori controllo. Solo per il 2025 ci saranno da pagare 38 miliardi. Aumentare la retribuzione è possibile fino a un certo punto, oltre il quale non è sostenibile. Le piccole aziende stanno soffrendo questo particolare momento storico e un innalzamento del costo del lavoro rischierebbe di escluderle dal mercato e, in ultima istanza, anche determinare ricadute sui livelli occupazionali, proprio ora che con il governo Meloni si sono raggiunti livelli record su questo fronte. L’introduzione del salario minimo per legge a 9 euro l’ora totalmente a carico del datore di lavoro interesserebbe soprattutto le piccole e micro imprese artigianali e di servizi, in quanto le grandi aziende hanno contratti nazionali che superano tale cifra e, se ci sono contratti da fame firmati recentemente, come quelli della vigilanza privata, è il segno del fallimento dei sindacati che provano a lavarsi la coscienza, soprattutto dopo la recente intervista al programma Restart sulla Rai diventata virale di Landini, cavalcando l’onda demagogica delle opposizioni”.
Lo dichiara Lino Ricchiuti, vice responsabile di dipartimento Mondi Produttivi di Fratelli d’Italia.
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