Vent’anni di Liquoreria Friulana, un 2024 da ricordare

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Un 2024 da ricordare per la Liquoreria Friulana di Spilimbergo.

Vent’anni di storia da festeggiare in maniera solenne per la Liquoreria Friulana di Spilimbergo, insieme agli ultimi traguardi produttivi raggiunti, ai riconoscimenti di assoluto prestigio conseguiti e al trasferimento nella nuova sede. Sempre e comunque all’insegna della qualità e della naturalezza, facendo incontrare tradizione e innovazione per valorizzare la storia, la cultura e i prodotti del territorio.

La Liquoreria Friulana di Spilimbergo, da ormai quattro lustri, sta infatti scommettendo sulla meticolosa ricerca e l’attenta selezione delle materie prime, supportata dalla dedizione e dalla collaborazione dei piccoli produttori locali: dalle erbe alle spezie, fino ai frutti, per dare vita al riconosciuto mosaico di sapori proprio dei suoi distillati e liquori.

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Il 2024 della Liquoreria Friulana sta per passare agli archivi anche con il sigillo attribuito dal marchio Io Sono Friuli Venezia Giulia a testimoniare la sostenibilità dell’impresa e l’origine delle produzioni agroalimentari, simbolo di una terra piccola ma ricca di persone, risorse, qualità, conoscenze e tradizioni. Un simbolo dorato va a certificare l’impegno nella sostenibilità ambientale, economica e sociale; un simbolo blu per testimoniare la presenza di una filiera tracciabile. Senza dimenticare le curatissime etichette, autentico ‘documento d’identità’ sul quale risalta l’accento circonflesso, studiato e ridisegnato dagli amici della Scuola Mosaicisti del Friuli di Spilimbergo.

I premi e il trasferimento nella nuova sede.

Reduce dall’ennesimo premio ricevuto al Merano WineFestival, grazie al Nocino di SpilimbergoCocolâr (bissando così i successi già ottenuti dal Vermut Opicifium, insieme a Bitter e Gin), e in attesa di tornare in febbraio a Firenze per concorrere nuovamente nell’ambito del prestigioso Pitti Taste, proprio in questi giorni l’azienda sta trasferendo la sua sede a poche centinaia di metri di distanza da quella che l’ha ospitata negli ultimi lustri, per triplicare gli spazi a disposizione di una laboriosità operativa, produttiva e amministrativa che ormai, insieme ai laboratori di ricerca, necessita di ambienti sempre più vasti.

Le attività, una volta completato il trasloco, proseguiranno senza interruzione anche nei primi mesi del nuovo anno con la cerimonia inaugurale della nuova struttura sulla quale verranno fornite in un secondo momento precise indicazioni, comprensive dei testimonial d’eccezione che parteciperanno a un evento che sarà ovviamente aperto alle autorità e alla stampa.

La storia della Liquoreria Friulana.

Quella della Liquoreria Friulana è una storia che parte da lontano (ma non da lontanissimo…) e che si spinge nel profondo (ma profondo davvero…) della tradizione friulana, passando attraverso il coraggio, la competenza, l’attaccamento alle radici, la cura dei dettagli e, ovviamente, un pizzico di follia imprenditoriale.

La Liquoreria Friulana, ormai pronta per il grande salto nella sua nuova casa (appena diventata 20enne, infatti, ha deciso di andare a vivere da sola in un ‘appartamento’ molto, molto più grande…), continua a raccogliere riconoscimenti di assoluto prestigio all’esterno del ‘suo’ Friuli Venezia Giulia e, orgogliosa di essere partita da zero con la sola forza delle idee e della perizia, continua anche a sviluppare linee prodotti che hanno ormai assunto un profilo internazionale.

Una storia che parte da tre amici.

All’origine di questa bella storia, però, i protagonisti non erano i soliti quattro amici e neppure erano abituati a bazzicare un qualsiasi bar. Erano (e sono tutt’ora…) ‘soltanto’ tre amici e la loro intuizione aveva preso gradualmente il via tra le aule e i laboratori universitari dell’ateneo di Udine, facoltà di Scienze e Tecnologie alimentari, molto prima che l’idea della Liquoreria Friulana facesse capolino nelle loro vite.

Dopo aver ottenuto la laurea, infatti, Werther Zuliani di Spilimbergo e Gabriele Bot di San Vito al Tagliamento iniziano a viaggiare per mezzo mondo in qualità di professionisti della ricerca e dello sviluppo dei prodotti per aziende agro alimentari. Il primo, forse, caratterizzato da una mentalità più imprenditoriale; il secondo, probabilmente, animato soprattutto da più creativo e innovativo: di certo, comunque, entrambi, affermati e corteggiatissimi ‘jolly’ del comparto, abituati a giostrare a livelli di assoluta eccellenza, partendo dalle materie prime più pregiate per poi arrivare alla realizzazione pratica dei piatti da inserire con successo sul mercato dei loro referenti. Il terzo amico e collega dei tempi dell’università, Stefano Da Ros di Vittorio Veneto, è invece quello più radicato sul territorio e, consulente a sua volta di svariate realtà del Nordest, si muove perfettamente a suo agio tra le migliori eccellenze fornite dalla terra che, da par suo, individua, riconosce e valorizza.

La scommessa.

Ciò doverosamente premesso, nel 2004 Bot e Zuliani (da allora sono ormai passati esattamente vent’anni: dunque, un altro anniversario da celebrare proprio in questi giorni…) vengono illuminati dall’ispirazione e decidono a rinunciare a tutte le sicurezze economiche, il prestigio professionale e agli agi delle rispettive posizioni per lanciarsi da zero in un’avventura che parte e si sviluppa proprio sotto casa. Fare qualcosa ‘in’ Friuli, per valorizzare i prodotti ‘del’ Friuli e rilanciare un comparto specifico quale nuovo biglietto da visita ‘per’ il Friuli.

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Del resto, se un comune amico calabrese era riuscito a creare con successo dal nulla un opificio – liquoreria, perché non provarci anche nel lontano Fvg, così generoso in fatto di materie prime e di tradizioni legate al buon gusto imbottigliato? Ed ecco che, ai due, si unisce subito Da Ros (appassionato di botanica, erbe e liquoristica, vini e distillati) per chiudere il cerchio in maniera perfetta: il più schivo e dedito alle pratiche di laboratorio, reca con sé gli ingredienti umani e conoscitivi che mancavano per lanciare la scommessa.

Il motto, fin dal principio, è il seguente: “Prima è necessario creare il miglior prodotto possibile e poi, una volta avvicinata il più possibile la perfezione, si può iniziare a commercializzare questa nuova creatura”.

Dai primi passi ai giorni nostri.

I primi passi dell’imberbe Liquoreria Friulana vengono compiuti nella zona industriale di Spilimbergo, quando ancora veniva associata al Consorzio per lo Sviluppo dello Spilimberghese, all’interno di un laboratorio di 100 metri quadri, dove eseguire i primi esperimenti legati all’Amaro dei Prati stabili (Da Ros lo realizzava già da tempo a casa sua per gli amici più cari, raccogliendo le erbe spontanee dei prati stabili e ricevendo, soprattutto, entusiastiche pacche sulle spalle) e al desiderio di valorizzare il magico cuore autoctono dei campi incolti non antropizzati che possono essere al massimo sfalciati una due volte all’anno. Il passaggio delle erbe individuate e raccolte come vuole la tradizione (mai le stesse, seguendo una proliferazione spontanea, ma sempre incredibili).

Quindi, sarà la volta del Nocino di Spilimbergo (dal 2024 denominato Cocolâr, recente oro al Merano WineFestival), direttamente da un’idea di Zuliani che a lungo aveva lavorato in Emilia Romagna, consapevole della presenza di tale prodotto in moltissime case friulane, ma praticamente assente a livello industriale. Niente noci secche, bandite ovviamente anche le tinture: la scelta cade volutamente sul top delle noci verde, raccolte e messe subito in infusione. La mitologia agreste, mischiando sacro e profano con risvolti sciamanici, vorrebbe venissero prelevate solo durante la notte del 24 giugno, giorno di San Giovanni Battista, da mani rigorosamente vergini. Tuttavia, più pragmatici che metafisici, i tre raggiungono i fornitori già nei primi giorni del mese, prelevano alcune noci verdi e verificano la consistenza del guscio. Un’attività pre-selettiva che anticipa i calendari tradizionali e, altresì, conferma sul campo alcuni cambiamenti climatico-ambientali che rendono qualitativamente proficua questa modifica delle tempistiche.

A quel punto, toccherà all’Amaro di Spilimbergo (oggi l’Amâr) e al Gin di Spilimbergo (oggi Mosâic) per completare la Linea Spilimbergo inaugurata dal Nocino,alleGrappe della Tradizione (Friulana, al Cumino, al Ginepro e alla Genziana, più il liquore alla Grappa e Miele),alle creme (Rossomela, Sambuca, Ruffiana, Bacio, più il Liquore alla Liquirizia e Liquore al Limone) e, infine, ai vermut mono varietali (derivati da un solo tipo di vino: prima snobbati da un mercato in stallo, al punto da dover essere eliminati dalla produzione, ma oggi ripresi e ulteriormente potenziati davanti alle suppliche di aziende amiche, dopo l’improvviso boom del prodotto a livello internazionale).

Spetta invece aOpificium, la Linea Mixology Premium, il ruolo di recentissimo fiore all’occhiello che comprende l’Amaro Opificium, il Bitter Opificium, il Vermut Opificium e il Gin Opificium.

Ovviamente, dopo i primi e pionieristici mesi, arriva ben presto il momento che rende necessario un allargamento progressivo delle attività, aggiungendo un secondo laboratorio, mentre tre alacri rappresentanti plurimandatari andavano a risolvere i problemi distributivi di quei tre romanticoni creativi che, molto saggiamente, avevano iniziato a produrre i loro elisir ancor prima di averne piazzata sul mercato anche una sola bottiglia. Tre rappresentanti, anche loro localissimi, capaci di piazzare senza difficoltà i vari prodotti negli entusiasti negozi del loro circuito (gastronomie, enoteche, bar e piccoli ristoranti solo ed esclusivamente friulani, senza neppure cercare l’ingresso nell’ambito della grande distribuzione) con ordini che, addirittura di giorno in giorno, andavano moltiplicandosi con il rischio di intasare quello strumento ricettivo che, all’epoca, era costituito dall’oggi obsoleto fax.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Senza dimenticare la produzione ‘su misura’ per conto di altre aziende, ancora oggi resta un caposaldo dell’attività spilimberghese. “Abbiamo seminato gusto e fatto assaggiare eccellenze”, ricordano i tre soci della Liquoreria Friulana. Come accaduto anche durante il recente e potenzialmente disastroso lockdown, quando decidono a sorpresa di lanciare una nuova linea esclusiva di quattro articoli (la linea Opificium, autentico fiore all’occhiello), selezione dell’esperienza dedicata al canale dei cocktail bar.

Contemporaneamente, dopo le soddisfazioni prettamente commerciali, iniziano ad arrivare anche i premi di assoluto prestigio, mentre la continua escalation rende necessario un restyling della linea Liquoreria Friulana che viene rivisitata con la soddisfazione di ottenere riconoscimenti ufficiali, vincendo la scommessa anche con la sezione dei vitigni monovarietali.

A partire dal 2021 con il Vermut Opicifium (oro al Merano WineFestival, successo bissato anche l’anno seguente, dopo allori già portati a casa da Bitter e Gin) per arrivare al 2024 ancora in corso quando, ottenuto anche il prestigioso marchio Io sono Friuli Venezia Giulia su tutti i prodotti, in Alto Adige arriva il riconoscimento con il metallo più prestigioso per il nocino d’eccellenza: il Cocolàr.

L’assalto al prossimo Pitti Taste di Firenze in programma dall’8 al 10 febbraio 2025 (accesso solo su invito dopo adeguata selezione) sarà, infine, probabilmente contemporaneo alla piena attività della nuova sede con spazi triplicati in un altro segmento della zona industriale Nord tra area produttiva e uffici del nuovo capannone dopo il trasferimento già in corso d’opera con conclusione programmata per il mese di gennaio.

Cuore artigianale e spirito ribelle, dunque, per questi amici strettissimi della prestigiosa Scuola di Mosaico di Spilimbergo i cui artisti hanno fornito un concreto contributo nella nascita di loghi ed etichette aggiungendo ulteriori elementi di pregio grafico con un’esuberanza genuina in un mosaico di aromi.

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