Sfida per l’inceneritore, ora è derby Asti-Torino: in ballo 70 milioni di compensazioni

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di
Christian Benna

L’obiettivo della raccolta differenziata salirà all’85%, ma comunque resteranno 250 mila tonnellate di rifiuti indifferenziati da gestire sul territorio. L’attività dei comitati contrari

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C’è tempo fino al 31 dicembre per presentare le candidature e i progetti, ma ad oggi si profila una gara a due sul secondo inceneritore del Piemonte: tra Torino, che propone di aumentare la capacità di Trm al Gerbido, ed Asti che invece vorrebbe costruirne uno nuovo di zecca. In mezzo ci sono le proteste dei comitati «No al termovalorizzatore», spuntati come funghi nell’astigiano una volta appresa la volontà della giunta astigiana, e le compensazioni, fino a 70 milioni di euro, per chi ospiterà l’impianto. Per ora, nonostante il lavorio degli sherpa a Palazzo Civico con Avs, e la delibera per la candidatura di Asti, non sono arrivate proposte all’Authority dei rifiuti, la stessa che poi dovrà comparare i progetti e decidere su quale rotta procedere.

Perché l’impianto bis

Lunedì 21 ottobre l’Autorità Rifiuti del Piemonte, costituita un anno fa e presieduta da Paolo Foietta, aveva inviato lettere ai comuni e alle province, ai consorzi di area vasta, per chiedere la disponibilità ad ospitare un impianto che potrebbe valere tra 400 e 700 milioni di investimenti. L’accelerazione nasce dalla necessità di mettere a terra il Piano Rifiuti della Regione Piemonte che prevede un nuovo impianto per rendere il territorio autosufficiente nella gestione dell’indifferenziata. Entro il 2035 in regione chiuderanno tutte le discariche. L’obiettivo della raccolta differenziata salirà all’85%, ma comunque resteranno 250 mila tonnellate di rifiuti indifferenziati da gestire sul territorio. Ecco perché serve un nuovo impianto.




















































La scelta nel 2025

Il 13 dicembre negli uffici comunali di Torino è stata recapitata la lettera con cui Trm, il gestore del termovalorizzatore del Gerbido, società controllata all’80% da Iren e al 16,5% dal comune di Torino, si dice disponibile al potenziamento dell’impianto per i quantitativi previsti dal piano regionale. Per Torino Trm è una gallina dalle uova d’oro: nel 2023 ha chiuso il bilancio con un Ebitda di 79 milioni e un utile netto di circa 39 milioni. Da questi una cedola da 36 milioni come dividendo, il cui 16,5% finisce nelle casse pubbliche. Inoltre l’aggiunta di una nuova linea prevede compensazioni, pari al 10% dell’investimento, per i comuni dell’area . Si parla quindi di una cifra vicina a 40 milioni.

La mossa di Asti

Nell’inviare le lettere ai territori il presidente dell’Authority Foietta non si faceva illusioni. «Tutti sono chiamati a rispondere anche se negativamente. Qualora nessuno risultasse disponibile saremo costretti a scegliere noi». E invece, nonostante la sindrome Nimby regni sovrano, è spuntata in modo inatteso la proposta di Asti. Venerdì scorso la Giunta comunale riunita dal sindaco Maurizio Rasero ha formalizzato la manifestazione di interesse di «questa amministrazione ad ospitare nel proprio territorio un nuovo impianto di recupero energetico» che potrebbe valere 700 milioni di investimenti e 70 di compensazioni. L’area individuata è quella di Quarto, una superficie di 54 mila mq, accanto all’impianto di recupero del vetro di A2A. La multiutility lombarda aveva provato a costruire un termovalorizzatore di rifiuti speciali nel Biellese, a Cavaglià, proponendo 200 euro di compensazioni per famiglia, ma il progetto è stato stoppato dalla provincia.

Le proteste

«L’Astigiano non diventi la pattumiera del Piemonte». E poi gli esperti che «si dividono sui rischi per la salute» del nuovo impianto. Il via libera del sindaco Rasero alla candidatura di Asti per ospitare un inceneritore è appena partita ma ha già provocato un polverone. Ambientalisti, Pd locali sono sul piede di guerra. Si dice è molto rumore per nulla perché l’ipotesi di Torino resta la più concreta e la più indolore. Si vedrà. 

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