La satira di Osho: «Che noia la politica italiana, spero in Trump»

In copertina doveva esserci il personaggio politico che più gli ha dato soddisfazioni quest’anno, il presidente americano Joe Biden, poi quando l’hanno fatto fuori dalla corsa alla Casa Bianca ha virato su Papa Francesco, tanto che in una libreria il suo libro è finito nello scaffale RELIGIONE. “Nun fate caso ar disordine”, dice il Pontefice mentre di spalle apre la Porta Santa.

La frase, mai detta ma verosimile, è il titolo dell’ultimo libro di Federico Palmaroli, autore di satira famoso per “le più belle frasi di Osho”, vignettista del Tempo e di Porta a Porta, ospite fisso di Tempi al festival Chiamare le cose con il loro nome a Caorle (ci sarà anche nell’edizione 2025). Dopo Conte, Draghi, Meloni, Schlein, tocca a Francesco. D’altra parte, dice Palmaroli, «politicamente è stato un anno molto moscio, a parte qualche gaffe di alcuni ministri non c’era molto materiale su cui far ridere».

«Osho cura la mostra sul futurismo» e altre idiozie

A movimentare l’anno ci hanno pensato le polemiche – lunari – sulla mostra Il tempo del Futurismo (alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma fino al 28 febbraio). Palmaroli, da sempre appassionato conoscitore del futurismo, ha collaborato come consulente per organizzare alcuni talk a margine della mostra, ma nella narrazione in cerca di polemiche contro il governo che osa dare spazio a una corrente artistica sviluppatasi negli anni del fascismo, sembrava ne fosse il curatore principale.

«Se fosse stato vero che il curatore della mostra era Osho… mi sarei risentito persino io», scherza il vignettista: «Alla fine mi è pure andata bene, mi hanno attaccato dicendo che ho scelto dei quadri, mica mi hanno dato dello stronzo. Chiunque mi conosca sa della mia passione per il futurismo, e quello che ho fatto è organizzare dei talk in cui parlano degli esperti, non io».

Meglio nun fare caso al disordine

Meglio riderci su, e come ha scritto su Facebook qualche tempo fa, «dopo una carriera da curatore di mostre, ho deciso di intraprendere quella di scrittore»: in Nun fate caso ar disordine (Rizzoli) Palmaroli mette di nuovo in fila i protagonisti della politica italiana e mondiale facendo dire loro cosa che non hanno mai detto ma che spesso sembrano più verosimili di quelle vere. E sempre in romanesco.

Sfogliare il suo libro fa tornare in mente vicende e polemiche degli ultimi dodici mesi: ci sono Schlein con la puzza sotto il naso e Salvini che vuole fare il Ponte sullo Stretto, Putin che non sa se ha vinto le elezioni e Zelensky che chiede armi a tutti, Ilaria Salis che vuole occupare casa a Bruxelles e Giuseppe Conte che vuole ristrutturarsela col superbonus, Matteo Renzi che litiga con Calenda, Biden rimbambito e Meloni che vorrebbe scappare, ma pure la Cortellesi che critica le favole sessiste, Acerbi accusato di razzismo, il Papa che parla della “frociaggine” nei seminari, Fedez e Chiara Ferragni, la scuola al Pioltello che chiude per il ramadan, le polemiche sulla cerimonia blasfema di apertura alle Olimpiadi.

Detto della «noia» della politica italiana, Palmaroli parla di «un Biden in grande spolvero» che lo ha ispirato molte volte, con punte straordinarie durante il G7 in Puglia.

«Nonostante qualche scaramuccia, vedo il governo italiano ancora troppo coeso, quando c’era quello gialloverde era una figata: stavano sempre a litigare, una manna per chi fa satira». Il 2025 sarà l’anno del Giubileo, «sicuro qualcosa di divertente verrà fuori, e poi c’è Trump che è una garanzia».

«Mi manca Di Maio, Landini non lo sopporto»

Ultimamente ha fatto diverse vignette sugli scioperi a oltranza del venerdì. «Io rispetto i lavoratori e penso sia giusto scioperare per delle questioni serie, ma quando lo sciopero viene fatto per fare un dispetto e basta non capisco come si faccia ad andare dietro a uno come Landini, che attacca il governo ma su Stellantis non dice niente». Gli manca Di Maio, ammette, «anche se su certi personaggi a un certo punto le battute si esauriscono».

Osho e l’autocensura

Tempo fa Palmaroli raccontava a Tempi che per fare il suo mestiere a volte tocca autocensurarsi, e che per fare satira bisogna sempre considerare il contesto: in una vignetta su Facebook si possono fare battute che su Rai 1 a Porta a Porta o sulla prima pagina di un quotidiano nazionale è meglio non fare. E poi c’è l’algoritmo che blocca determinati contenuti, e per uno che punta molto sulla viralità questo è un aspetto da considerare.

Infine ci sono argomenti su cui lui stesso preferisce non scherzare: «Su Israele e la guerra a Gaza, ad esempio: è un tema molto divisivo, come lo tocchi qualcuno si risente, ma soprattutto ci sono di mezzo i civili e i bambini. Mi viene più facile fare battute sulla guerra in Ucraina: anche quella è una tragedia, ma essendo una guerra più “tradizionale”, combattuta da soldati, è più accettato che ci si scherzi sopra credo».

Unico autore di satira in Italia dichiaratamente di destra (ma molto apprezzato anche a sinistra), Federico “Osho” Palmaroli è naturalmente obiettivo di continui attacchi e insulti via social. Ma se, come già aveva raccontato a Tempi, una volta perdeva tempo a rispondere e a polemizzare, «adesso li blocco. Mi va bene la critica costruttiva, mi diverte quello che non la pensa come me e mi risponde a tono, magari con una battuta nel mio stile, ma gli insulti gratuiti non li reggo più, così come quelli che sotto a ogni mia vignetta vengono a scrivermi “fascio”». O addirittura “curatore di mostre”. «È stato un anno faticoso, verrò a riposarmi a Caorle».

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