Catania, quella foto del ragazzino che imbraccia un kalashnikov: il retroscena del blitz Villa Glori

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L’OPERAZIONE

Un’immagine che è diventata la prova per contestare la detenzione del micidiale mitragliatore AK47 a carico di uno degli indagati

Di Laura Distefano |

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Ancora una volta giovanissimi coinvolti negli affari criminali di gente adulta e senza scrupoli. Dalle carte dell’inchiesta Villa Glori, che qualche giorno fa ha portato in carcere i componenti di un banda specializzata in furti di auto e moto con relativa richiesta estorsiva del “cavallo di ritorno”, viene fuori il dettaglio di una foto che immortala «un ragazzino imbracciare un fucile mitragliatore kalashnikov modello AK47 privo di tappo rosso».

Un’immagine che è diventata la prova per contestare la detenzione della micidiale arma a carico dell’indagato Francesco Spinella. Sarebbe stato lui, il 26 ottobre 2022, a inviare lo scatto. Dalla postura del fanciullo – annota il gip Luigi Barone nell’ordinanza – parrebbe che il kalashnikov avesse «un peso apprezzabile» e quindi fosse «vero» e funzionante. Il ragazzino non era da solo nella foto. Accanto a lui altri due uomini, che però non sono stati identificati. Quello che è stato localizzato è il luogo: cioè la stalla «Pacchiurina», che sarebbe stata il quartier generale della gang criminale. Lo sfondo della foto ha fatto comprendere agli investigatori della compagnia dei carabinieri di piazza Dante che il contesto fosse autentico e non «ricavato dal web».

Eloquente è poi il “vocale” ascoltato dai militari. Il destinatario della foto, appena la vede in chat, risponde con un audio in cui manifesta tutta la sua preoccupazione che quell’immagine potesse portare a un loro arresto. Ansie ben fondate, visto quando accaduto due anni dopo.

Spinella, in quello stesso periodo (siamo nell’autunno 2022), era bersaglio di un gruppo di quattro ragazzi. L’indagato, parlando con la moglie, fa capire che vorrebbe dargli appuntamento nella stalla. Forse, secondo il gip, perché lì si sarebbe protetto e soprattutto sarebbe stato armato. «Cascano a terra come tante pere», sarebbe stato lo slang usato con la consorte al telefono.

Il blitz ha portato in carcere sei persone: tutti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere all’interrogatorio di garanzia. Le difese, ora, valuteranno il Riesame.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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