“Saranno giorni di riflessione . Le sfide post-pandemia e l’attesa del Giubileo”

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A pochi giorni dal Natale l’arcivescovo di Ravenna e Cervia Lorenzo Ghizzoni traccia un bilancio dell’anno che si sta concludendo, con lo sguardo rivolto all’apertura ufficiale del Giubileo 2025 che inizierà per le singole diocesi di tutto il mondo il 29 dicembre.

Vescovo Ghizzoni, qual è dal suo punto di vista il bilancio di questo 2024?

“Dal punto di vista del cammino ecclesiastico abbiamo fatto fronte alle solite attività, ai soliti appuntamenti. Erano stati più eccezionali gli anni precedenti”.

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A causa della pandemia?

“Subito dopo la pandemia sono accadute cose eccezionali e le ricadute sono state importanti, anche per la chiesa. In particolare per quanto riguarda le attività dei giovani e degli anziani”.

Ora la situazione com’è?

“È un po’ migliorata, anche se con grande fatica. Di sicuro la situazione non è tornata ai livelli del ‘pre Covid’. In occasione delle visite pastorali che ho fatto, e che continuo a fare, mi sono reso conto delle difficoltà che stanno ancora affrontando i territori, come Mezzano ad esempio”.

Tutto quello che è accaduto negli anni scorsi che strascico ha lasciato?

“Noi continuiamo con tutte le nostre attività, ma registriamo una presenza minore di adolescenti e giovani. C’è una una grande fatica che condividiamo con la scuola, le famiglie, con tutti i luoghi che li coinvolgono. Da parte dei più giovani c’è una maggiore tendenza all’isolamento dovuta anche all’uso incontrollato dei social”.

L’allontanamento da parte degli adolescenti ha avuto ricadute anche sulla frequenza dell’ora di religione a scuola?

“La partecipazione sul nostro territorio è un po’ in calo. Mediamente c’è una frequenza del 50%. Un dato legato anche alla presenza di molti studenti stranieri, di religione musulmana e ortodossa. Ma non è solo quello”.

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Cos’altro induce i ragazzi e le ragazze a ‘disertare’?

“Può risultare poco invitante perché è un’ora difficile da affrontare. Gli insegnanti spingono gli studenti a guardarsi dentro, a gestire i problemi e le difficoltà, a confrontarsi. E non è semplice”.

Sono in programma ulteriori accorpamenti nelle parrocchie per far fronte alla carenza di sacerdoti?

“No. Al momento la situazione è stabile”.

Le difficoltà hanno tanti volti: si registra anche un forte aumento delle povertà.

“Sono di più le persone che si rivolgono all’emporio solidale e i ravennati sono più numerosi degli stranieri. Abbiamo ampliato i servizi destinati a chi è in difficoltà e dovremo ampliarli ancora, non è semplice ma dobbiamo farlo perché la domanda è in continuo aumento. Mi riferisco soprattutto alla Casa della Carità e al dormitorio”.

Anche quest’anno andrà in carcere il giorno di Natale?

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“Sì ci andrò. Nella casa circondariale di Ravenna sono quasi tutti giovani, molti sono stranieri e in generale non hanno commesso reati gravi. Partecipano volentieri, alcuni di loro hanno mantenuto un rapporto forte con la religione”.

Che significato ha questa visita? Soprattutto in un momento cosi complicato per il sistema penitenziario.

“A dire la verità io l’ho sempre fatto. Sono sempre andato in carcere a celebrare la messa il giorno di Natale e di Pasqua. È un segnale importante: tra le opere di misericordia di Matteo è scritto proprio di dare da mangiare agli affamati, di visitere i carcerati, di dare accoglienza allo straniero. Non dobbiamo pensare ai detenuti come se fossero alieni, diversi da noi”.

Come trascorrerà il giorno di Natale?

“Come sempre, dopo la messa in carcere sarò qui a Ravenna, mentre la sera celebrerò a Cervia”.

Non sente mai la nostalgia di casa il giorno di Natale? Non vorrebbe essere nella sua città, con la sua famiglia?

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“No, anche perché recupero a Santo Stefano. Il 26 torno in provincia di Reggio Emilia per una rimpatriata con i miei fratelli e cugini. Ci saranno più generazioni, la mia e anche quella dei più giovani, insomma ci ritroviamo tutti”.

Ha fatto gli auguri a Papa Francesco per il suo compleanno?

“Come Cei gli abbiamo inviato una lettera di auguri. Si immagina quante migliaia di auguri può ricevere il papa? Preferisco che li abbia ricevuti in questa forma collettiva”.

Cosa si aspetta per Ravenna in questo anno giubilare? Anche dal punto di vista turistico.

“Non abbiamo la certezza di chi arriverà e di come saranno organizzati i pellegrinaggi. Noi abbiamo definito alcune chiese giubilari e predisposto una serie di percorsi dedicati anche alle persone disabili che sono stati presentati da poco. L’obiettivo era di rendere i nostri monumenti Unesco siano sempre più accessibili a tutti”.

Annamaria Corrado

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