Il Governo ha bloccato il finanziamento allo sport femminile in Italia – Il Catenaccio

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Stop ai fondi per lo sport femminile da parte dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Un passo indietro gravissimo nonostante i proclami e le promesse. 

Niente fondi per lo sport femminile nel nostro paese. È questa la decisione del Governo guidato da Giorgia Meloni, che nell’ambito della Legge di Bilancio ha deciso di bocciare il rifinanziamento del fondo triennale finalizzato al professionismo nello sport femminile.

Si trattava, è il caso di usare il passato, di una misura che era stata varata nel 2020, durante il governo Conte II, con il cosiddetto “Decreto Nancini” che stanziava 11 milioni di euro per favorire la transizione verso il professionismo. All’epoca aderì solo la federazione calcistica. Tra i primi a commentare la notizia è stata, sulla sua pagina social,  l’onorevole Chiara Gribaudo, del Partito Democratico: “La destra boccia il mio emendamento alla legge di Bilancio per rifinanziare il fondo per lo sport professionistico femminile. A parole erano tutti d’accordo: dai deputati della maggioranza fino al Ministro Abodi, poi alla prova dei fatti hanno votato contro. È uscita la vera anima di una classe politica bugiarda che trova i soldi per i suoi circoli e circoletti, dai no-vax agli evasori, ma finge che non esistano risorse per finanziare il movimento sportivo femminile“.

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Una decisione che avrà effetti importanti sul lato economico e, quindi, anche su quello dei sogni, delle opportunità e del futuro di tante atlete che proprio in questi anni si erano avvicinate alle varie discipline. A esprimere la sua rabbia è anche Carolina Morace, europarlamentare del Movimento 5 Stelle, ex calciatrice e allenatrice di calcio: “Ora il calcio femminile deve ripartire da sé stesso per non restare indietro rispetto al resto d’Europa. Serve progettualità, non promesse vuote“.

Eppure durante il festival Atreju 2024, la kermesse di Fratelli d’Italia, il Ministro per lo sport e per i giovani Andrea Abodi aveva parlato con questi termini del movimento sportivo femminile: “Mi assumo l’impegno che il Governo farà la sua parte nei prossimi mesi su questi argomenti e che possiate riscontrarlo“. Ad aprile, in occasione delle audizioni sulle “Prospettive di riforma del calcio italiano” presso la 7° Commission permanente del Senato, quella su Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, era stata a chiamata a intervenire anche Federica Cappelletti, presidente della Divisione Serie A Femminile Professionistica, che oggi commenta così ai microfoni di Huffington Post la scelta del Governo: “Senza il sostegno del governo ci sarebbero ripercussioni serie per i club e per il movimento, anche perché siamo ancora in una fase di consolidamento in cui la Figc e le società stanno facendo il massimo. Personalmente non sono abituata a mollare quindi si cercherà ancora di raggiungere l’obiettivo. Il calcio femminile non può e non deve essere abbandonato“.

Per adesso, però, è la realtà parla di altro. Parla di uno sport femminile lasciato solo a sé stesso, senza fondi, senza progettualità, senza investimento. E lasciate sole, le cose muoiono, si fermano, smettono di esistere. E a rimetterci, ancora una volta, sono le donne. Sono le ragazze, sono le bambine, sono le tante atlete che finalmente avevano iniziato a poter essere definite professioniste. Una decisione chiaramente in contrasto con tutte le parole, i proclami, le promesse di parità, di impegno per le opportunità, di contrasto alle discriminazioni. Quello che stiamo raccontando è solo l’ennesimo esempio di violenza, stavolta economica, perpetuato ai danni delle donne. Il prossimo 25 novembre, però, i calciatori scenderanno in campo di nuovo con un segno rosso sul volto. E allora ci sentiremo tutti con la coscienza pulita.

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