Finalmente a Napoli un murales per Salvatore Di Giacomo, ricordiamo una sua poesia

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Una bella iniziativa che ci giunge è quella del ricordo del grande e troppo dimenticato poeta napoletano Salvatore Di Giacomo, fecondissimo e multiforme tra fine ‘800 e inizio ‘900; tratteggiò  in versi come la poesia  Pianefforte e notte, raccolte come Ariette e Sunett, Sunett Antiche, ma anche canzoni poi messe in musica nella Napoli postunitaria, tra  particolare identità e ruolo nel nuovo corso del regno d’Italia, una Italia che aveva visto il fervente liberale Di Giacomo come orizzonte di libertà rispetto al passato anche per Napoli, portò il dialetto, come lingua napoletana, non osolo come lingua del popolo ma come una delle lingue della nuova patria.

Troppo poco è stato ricordato, ovviamente schiacciato da altri grandissimi con fortuna più  larga come Viviani o narratori come Matilde Serao o grandi del Teatro celeberrimi come i De Filippo  e gli Scarpetta. Un plauso , quindi a chi ha Inaugurato a Napoli presso il Liceo Statale “Pietro Calamandrei” nel quartiere Ponticelli la prima opera muraria dedicata al poeta, drammaturgo e saggista partenopeo Salvatore Di Giacomo (Napoli, 12 marzo 1860 – Napoli, 5 aprile 1934). L’iniziativa è stata promossa dall’Associazione Erre Erre Eventi di Salerno e finanziata dalla Regione Campania nell’ambito del “Piano di promozione e valorizzazione della cultura 2024” (DGRC n. 470 del 20/09/2024), volto a ricordare la vita e le opere di una delle figure più rilevanti, e tuttavia meno conosciute e celebrate, della cultura partenopea a 90 anni dalla sua scomparsa. Il murale tributo al poeta di Napoli è stato realizzato dal pittore e urban artist Antonio Cotecchia, in arte Kotè, noto per le sue coloratissime interpretazioni su parete di grandi volti – è suo l’omaggio a Giacomo Matteotti realizzato lo scorso novembre ad Aielli, L’Aquila -, ma anche per gli intrecci di personaggi, simboli e scene di vita in stile futurista e pop. Tre sono gli elementi che costituiscono l’opera: una trama di decori che evocano le curve sinuose tipiche dell’Art Nouveau, il volto di Di Giacomo e, sul lato sinistro, i versi del celebre poema “Marzo” – nu poco chiove e n’ato ppoco stracqua: torna a chiovere, schiove, ride ’o sole cu ll’acqua – trascritti dal muralista napoletano Giovanni Anastasia, che ha affiancato Kotè in questa impresa artistica.

Noi vogliamo qui ricordare una sua poesia, tratta da E Vierze nuove,  che parlava come location  anche della Napoli del cibo ( tema poco trattato dal poeta rispetto ad altri ) come convivialità anche d’amore, tema questo, di contro, indagatissimo in tutte le sue sfaccettature felici e infelici; la poesi  è intitolata “Na Tavernella” dove si narra dell’amore in una trattoria nel luogo rustico di Antignano, centro del Vomero allora rurale nel 1901. Utile il libro con la gran parte della sua opera poetica, Tutte le Poesie- Fratelli Melita Editore, best in bancarelle Mezzocannone, come avrebbe voluto lui.

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Maggio. Na tavernella
ncopp’ ‘Antignano: ‘addore
d’ ‘anèpeta nuvella;
‘o cane d’ ‘o trattore

c’abbaia: ‘o fusto ‘e vino
nnanz’ ‘a porta: ‘a gallina
ca strilla ‘o pulicino:
e n’aria fresca e ffina

ca vene ‘a copp’ ‘e monte,
ca se mmesca c’ ‘o viento,
e a sti capille nfronte
nun fa truvà cchiù abbiento…

Stammo a na tavulella
tutte e dduie. Chiano chiano
s’allonga sta manella
e mm’accarezza ‘a mano…

Ma ‘o bbì ca dint’ ‘o piatto
se fa fredda ‘a frettata ?…
Comme me sò distratto !
Comme te sì ncantata !…

 

Nato a Napoli nel 1860, Salvatore Di Giacomo è stato uno dei più grandi poeti e drammaturghi napoletani. La sua produzione, intrisa di un amore profondo per la sua città, ha saputo catturare l’essenza della vita popolare napoletana, esprimendola in versi semplici e ricchi di sentimento. É ricordato soprattutto per le sue canzoni, nate dalla collaborazione con i più importanti compositori dell’epoca. Le sue poesie, spesso incentrate su temi come l’amore, la nostalgia, la vita quotidiana, sono state musicate e cantate da generazioni, diventando parte integrante del patrimonio musicale napoletano. Tra le più celebri: Era de maggio – reinterpretata tra gli altri da Franco Battiato, Marechiaro, E spigule francese – nota nella versione di Massimo Ranieri – Napulitanata.


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